CAPITOLO CINQUANTOTTO

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  Salgo sull'aereo, mi tremano le gambe dall'emozione. Mi siedo vicino al finestrino e sistemo Carlo accanto a me,allacciandogli la cintura.
-Mamma, paura- dice con voce spaventata
-Tranquillo tesoro mio, la mamma è qui. Stiamo tornando a casa, nella nostra vera casa-
-Quiero mi osito (voglio il mio orsetto) - dice in spagnolo
Gli do il suo peluche inseparabile e lo stringe con la sua piccola manina mentre con l'altra stringe la mia. Dopo le varie istruzioni dell'hostess i motori dell'aereo si accendono e inizia il decollo. Guardo la pista, il cielo azzurro con qualche piccola nuvola e i palazzi lontani. Stento ancora a credere che mi trovo su un aereo in direzione Italia, il mio paese, la mia città, la mia famiglia ed il mio Alessandro. Dopo qualche minuto ecco che si getta in tutta velocità sul cielo di Saragozza, Carlo è tranquillo ed io lo osservo felice. Ciao Spagna, paese che amo e che ho sempre amato, terra dov'è nato il mio bambino ma nello stesso tempo luogo di sofferenza e tormento. Ed è così che mi poggio sullo schienale del sedile e chiudo gli occhi, immaginandomi già atterrata in Italia.

Dopo circa due ore e mezza mi sveglio di soprassalto e sento le ruote dell'aereo strisciare sul suolo. Carlo dorme profondamente poggiato sul mio braccio e abbracciato al suo orsetto. L'hostess comunica l'atterraggio ed io slaccio la cintura, prendo Carlo in braccio che si sveglia poco dopo e scendo dall'aereo. Aspetto una mezzora abbondante la valigia per poi chiamare un taxi, non riuscirei mai a camminare a Roma per ore. So che è una bella città, non ho mai avuto l'opportunità di visitarla e non la ho nemmeno oggi,ma un giorno verrò a fare una vacanza. Dopo aver chiamato il taxi esco dall'aeroporto con la valigia e faccio un respiro profondo,ecco questo si chiama profumo d'Italia.
-Carlo, siamo in Italia, il paese della mamma-
-Italia- ripete guardandomi
-Andremo ad abitare qui per sempre-
Rimane in silenzio guardando intorno a lui, quant'è bello. Il tassista mi aiuta a posare la valigia e saliamo.
-Mi porti alla stazione di Roma- scandisco le parole, dopo quattro anni posso parlare interamente italiano, la mia madre lingua
Il tragitto è piuttosto lungo ma tutto procede per il meglio, Carlo comincia ad annoiarsi e a volte si lamenta, quando corruccia la fronte è identico ad Alessandro e la cosa non mi dispiace proprio. Arrivata a destinazione scendo e pago il tassista, poi vado in biglietteria per informarmi e arrivare a Napoli il prima possibile.
-Salve, quando passerà il prossimo treno per Napoli?- chiedo ad una signora di mezza età
-Tra dieci minuti esatti- afferma leggendo nel tabellone sullo schermo del computer
-Perfetto, mi dia i biglietti-
Anche questa è fatta, mi siedo sulla panchina insieme a Carlo ad aspettare il treno.
-Tengo hambre! (Ho fame!) - dice in spagnolo
Gli porgo un pacco di biscotti al dulce de leche e li mangia tranquillamente seduto sulle mie ginocchia.
-Tesoro mio...da oggi in poi vivremo una vita tranquilla, senza ostacoli né paure- accarezzo i suoi capelli mentre lui è occupato a deliziare il suo biscotto- ti farò conoscere il tuo papà-
Immagino come potrebbe essere una possibile conversazione tra me ed Alessandro. Non lo vedo da ben quasi quattro anni ma il tempo non ha distrutto l'amore che provo per lui, non ho mai smesso di amarlo e mi manca così tanto che è inspiegabile. Non ho notizie sue da quando sono partita per Saragozza, ho deciso che appena arriverò a Napoli comprerò subito una scheda telefonica anche se non ho più il suo numero di telefono...chissà se lo avrà cambiato. A distrarre i miei pensieri è il fischio del treno, mi alzo velocemente dalla panchina e prendo Carlo in braccio. Trascino la valigia e un gentile signore mi aiuta, poi mi siedo sempre accanto al finestrino e faccio sedere Carlo su di me. Il treno parte ed anche questa volta io ed il mio bambino siamo pronti per un'altra avventura. Durante il tragitto di circa due ore e un quarto gli racconto qualche storia per non farlo annoiare o gli canticchio una canzone di Alessandro.
-Il tuo papà si chiama Alessandro- mi ascolta attentamente mentre è poggiato sul mio petto- la mamma lo ama così tanto. Presto lo conoscerai e sono sicura che vi amerete come io amo voi-
Finalmente, dopo quasi cinque ore di viaggio, eccoci arrivati alla bella Napoli. La mia città, il mio vivere, la mia gente, il mio mare. Eccomi tornata mia bella Napoli, non da sola ma con il mio bambino. La conosco come il palmo delle mie mani, osservo le strade, i palazzi, le piazze, il mare ed il Vesuvio e solo adesso mi rendo conto di quanto mi è mancata. Anche qui chiamo un taxi per arrivare prima ed evitare il traffico dei mezzi pubblici, dico l'indirizzo di casa mia ed il mio cuore accelera i suoi battiti. La stazione non è molto lontana da casa mia, ricordo quando con mio fratello facevamo le gite da adolescenti nei vari paesini della città. Arrivata davanti casa mia, la mia casa, la mia famiglia. Sento il bisogno di correre a suonare il campanello ma mi trattengo qualche istante davanti, mi sento bloccata, mille sensazioni mi attraversano in questo momento. E' rimasta tale e quale, come l'ho lasciata quattro anni fa, l'unica cosa differenza è la tapparella della mia stanza chiusa fitta fitta. Deglutisco, mi faccio coraggio e salgo i due scalini e poi suono. Sento dei passi, qualcuno si sta avvicinando...mamma sei tu?
-Chi....Oh mio Dio, Marìa?!- mia madre, la donna della mia vita, colei che mi ha messo al mondo. Eccola, con i suoi capelli leggermente schiariti, un po' invecchiata ma è lei. Si mette le mani ai capelli e mi guarda fissa.
-Mamma...- dico con gli occhi lucidi
-Madonna mia, ma sei tu?-
-Si, sono io!Non mi riconosci?- Carlo mi fa cenno di scendere e lo accontento, mentre lui corre nel giardino in mezzo all'erba sorridendo. Mi butto tra le sue braccia e piango, piango a dirotto, disperatamente.
-Figlia mia!- piange anche lei, abbracciandomi forte. Oh mamma, quanto mi sei mancata è inspiegabile- non ci posso credere, amore mio- piange ancora ed io insieme a lei. Non mi sembra vero di essere tra le sue braccia, sentire il suo odore.
-Tommaso! Tommaso corri!- papà, ci sei anche tu?
-Che è succ.....Marìa!!- i loro volti stupiti mi fanno commuovere talmente tanto che è impossibile non piangere. Abbraccio forte anche lui e mi madre si riunisce a noi. Piango ancora, incredula per tutto. Mamma, papà sono tornata. Sono tornata per vivere di nuovo.   

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora