CAPITOLO CINQUANTA

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  Ottobre, Saragozza, Spagna
Mi sono abituata ormai a quest'aria spagnola. Mi muovo facilmente per la città anche senza l'aiuto di Andreas che in questo periodo si è mostrato premuroso nei miei confronti. La vita familiare con lui scorre normale, si comporta nel giusto modo e non mi ha fatto pressione sul fatto che non riesco ancora a condividere il letto con lui. Passiamo qualche momento insieme a chiacchierare sul divano,ogni tanto si avvicina per darmi un bacio e ricambiare ammetto che mi costa. Il mio pancione è cresciuto e oggi finalmente scoprirò se sarà un maschietto o una femminuccia.
-A che ora hai la visita?-
-Alle dieci- dico prendendo la borsa
-Ti accompagno, posso?-
-Si- gli sorrido
So che ci tiene e non voglio privarlo anche di questo. Appena pronti ci dirigiamo verso la clinica, aspettiamo un quarto d'ora e poi entriamo. Il dottore mi fa stendere sul lettino e comincia a passarmi il gel, vedo attraverso lo schermo il corpicino di mio figlio o figlia, sento il suo cuore battere e mi scende una lacrima dall'emozione. Mi manca mia madre, come vorrei fosse qui...o Alessandro, che non sa nemmeno l'esistenza di questa creatura. Andreas è seduto accanto a me, ha lo sguardo attento e gli brillano gli occhi.
-E' un maschietto- sorride il dottore- congratulazioni-
Un maschio, un ometto tutto da crescere, qui...lontano dalla mia Italia, lontano da suo padre. Sono contenta perché so che assomiglierà il più possibile ad Alessandro.
-Continui così, la gravidanza procede bene. Si ricordi di non mangiare troppi dolci e cibi salati, ci rivediamo tra qualche settimana per il controllo-
Mi riasciugo con della carta e mi sistemo, usciamo dalla clinica e per la prima volta dopo tutto questo tempo qui mi sento felice.
-Sei contenta?- mi chiede mentre mi prende la mano
-Si...- sorrido appena
-Dovremmo cominciare a comprare qualcosa, non so...vestiti, oggetti-
Non ci avevo pensato, ha ragione. Bisogna avere tutto l'occorrente in modo che io abbia tutto pronto al momento che dovrò correre all'ospedale per i dolori.
-Si, hai ragione-
-Vuoi andare a fare qualche giro adesso?-
-D'accordo-
Andiamo a girare qualche negozio al centro della città, mi piacciono così tante cose e qui la moda è quasi come quella italiana. Acquisto qualche tutina, prima nascita, magliettine, calzini, body, due paia di jeans e tre di scarpette. Andreas si sta facendo carico di tutte le spese, mi dispiace perché so che lo fa con sincerità mentre io non faccio altro che pensare ad Alessandro. Quanto vorrei che ci fosse lui al posto suo, che andassimo in giro per i negozi a scegliere insieme le cose per nostro figlio, a sorridere davanti a tutto questo. Continuiamo a camminare e ci fermiamo in un negozio che vende accessori: culle, passeggini, seggiolini e molte altre cose. Guardo alcune culle in vimini ed altre in legno, sono bellissime. Penso però che non è necessario comprare una grande culla, quando il bambino crescerà un po' di più tornerò in Italia.
-Ti piace questa?- mi chiede mentre mi mostra una culla in vimini con un piccolo baldacchino azzurro
-Si, è fantastica- la scruto e la guardo in tutte le angolazioni
-La prenotiamo e poi la passiamo a prendere?-
-Ma...sei sicuro che puoi?Abbiamo già acquistato tantissime cose-
-Marìa, tranquilla. Posso, altrimenti non te l'avrei chiesto-
-D'accordo...se lo dici tu-
-Posso esservi d'aiuto?- chiede una signorina bionda ed alta al negozio
-Vorrei che mettesse da parte questa culla, fra qualche settimana verrò a prenderla-
-Si, certo. Venga con me per stabilire i dettagli-
Andreas segue la signorina, io invece rimango a guardare altre culle e passeggini. Ho diciannove anni e sono un'adolescente, è incredibile avere un figlio adesso e penso proprio che mia madre mi avrebbe fatto una bella ramanzina, ma so che mi avrebbe capita..ha avuto mio fratello quando aveva la mia stessa età. Oh, fratello mio...quanto mi manchi. Se fossi stato ancora fra di noi, sono sicura che mi avresti cercata fino in capo al mondo, mi saresti stato accanto, mi avresti consigliato cosa fare. Mentre continuo a camminare sento qualcosa nella mia pancia, che succede? Mi fermo perplessa e guardo in giù, poggio la mia mano vicino all'ombelico ed ecco che il mio bambino da il suo primo calcio. E' incredibile, un'emozione fantastica. Piccolino mio, proprio mentre pensavo a tuo zio ti sei fatto sentire? Ho deciso! Ti chiamerai proprio come lui:Carlo. Sarà il tuo angelo custode, colui che ti guiderà come una stella che brilla in cielo, che porterà fortuna alla tua vita, che ti renderà forte e coraggioso proprio com'era lui. I miei occhi sono lucidi e il mio piccolo continua a scalciare, poco dopo mi raggiunge Andreas.
-Andiamo?-
-Si-
Usciamo dal negozio e andiamo a mangiare qualche tapa, da quando le ho assaggiate le amo. Dopo aver finito andiamo in uno dei parchi più belli della città, qui c'è un verde incredibile, una calma e una tranquillità non paragonabili alla frenesia che c'è al centro vicino al duomo. Ci sediamo su una panchina e osservo gli alberi, le fontane, i sentieri, la gente che passeggia e i bambini che giocano.
-Ti piace?- mi chiede curiosamente
-Si, molto-
Mi prende la mano e la intreccia, i suoi occhi mi fissano per poi fissare il pancione.
-Posso?- mi chiede
-Vuoi toccarlo?-
-Si..-
-Okay-
Mette una mano su e la mantiene per qualche minuto, Carlo non si muove, che strano.
-Prima si è mosso- sorrido
-Ha scalciato?- chiede stupito
-Si!-
-Voglio sentirlo-
-Beh, decide lui-
-Marìa io...voglio essere suo padre davvero- torna a guardarmi, la sua espressione di convinzione e fermezza in ciò che dice
-Andreas io ti ringrazio davvero per tutto quello che stai facendo per noi, per gli acquisti e tutto...ma suo padre è uno-
-Dannazione!Non puoi ricordarmelo ogni volta- le sue mani si stringono in pugni e mi fa paura quando fa così
-Non posso cambiare le cose, è così. Sai perfettamente che lascerò trascorrere qualche mese e dopodiché ritornerò in Italia-
-Perché non mi dai la possibilità di creare una famiglia con te? Lo amerò come se fosse mio e lo cresceremo insieme io e te. Non capisci che quell'idiota ti ha lasciata? Non ti ama!-
Le sue parole mi fanno male a tal punto che mi scendono le lacrime e mi alzo dalla panchina.
-Tu cosa diamine ne sai di quello che abbiamo provato io ed Alessandro? Io lo amo ancora e sono sicura che per lui è lo stesso. Non posso sapere se mi sta cercando, se sta provando a fare qualcosa per farmi tornare visto che non ho più il cellulare da mesi!-
-Se ti amava non ti lasciava! Apprezza il fatto che ci sia io insieme a te, che ti sto accanto nonostante sei incinta di un altro!-
-Andras, non ho mai preteso nulla. Sono venuta qui per una vacanza e non per rimanerci per sempre. Apprezzo il fatto che stai facendo tutto questo per me, ma non posso dimenticarmi di tutto quello che ho vissuto-
Per un attimo è come se tutta la stima che avevo per lui, che si era guadagnato in tutti questi giorni, fosse svanita. Non può pretendere che dimentichi Alessandro, né dirò a mio figlio che il padre è lui. Si alza dalla panchina, quello che era il suo sguardo accanito verso di me diventa subito calmo e pacifico.
-D'accordo, scusami se sto ti sto pressando, ma ti prego non ricordarmi più che il bambino che nascerà non è mio-
-Solo se tu non insisti!-
-Come vuoi- si avvicina a me, mi prende dalla vita e mi guarda negli occhi. Il pancione fa da ostacolo, mio figlio mi protegge già. Poggia le sue labbra sulle mie e intensifica il bacio, cerco di lasciarmi andare, di chiudere gli occhi, ma niente, non sento niente.   

Un'incredibile agoniaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora