capitolo tredici

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Sentii qualcuno darmi una gomitata che mi fece barcollare leggermente. Sollevai la mano per strofinarmi la spalla e guardai l'uomo vestito con un completo nero, che mi aveva superata senza scusarsi. Quando pensavo che non ci sarebbe potuto essere di peggio, una donna con una grande valigia rossa camminò talmente vicino a me che le ruote della valigia passarono sui miei piedi. Feci una smorfia per il dolore e, accanto a me, Harry mi guardò un po' preoccupato. Ondeggiai la mano sprezzante per convincerlo che stavo bene, nonostante i miei piedi fossero completamente schiacciati.

Ora era provato che un aereoporto affollato poteva essere un posto pericoloso.

"Quindi dove dovremmo andare?" chiesi mentre Harry si guardava intorno. Non avevo realizzato pienamente quanto difficile potesse essere trovare il prossimo indizio, prima di arrivare all'ingresso dell'affollato aereoporto. Questo posto era enorme, quindi cercare una piccola scatola verde sarebbe stato come cercare un ago in un pagliaio. Infatti, la ricerca dell'ago sarebbe stato anche più semplice.

Harry si accarezzò leggermente i suoi stretti ricci sulla fronte e si girò per guardarmi. I suoi occhi verdi brillavano leggermente nonostante l'ombra sul suo volto, che era causata dal cappuccio sulla sua testa. Notai che sembrava un po' nervoso, lì in piedi, e difficilmente osava sollevare la testa, invece continuava a tenerla bassa. Alcuni minuti prima era quasi uscito dall'aeroporto mentre due guardie camminavano un po' più avanti. Non riuscii a farne a meno, ma il suo nervosismo si trasmise in me, ma cercai in qualche modo di contenermi, a differenza di Harry che guardava ogni persona con sospetto, come se si aspettasse che ci attaccassero.

"Harry?" sollevai le sopracciglia interrogativa quando Harry non mi rispose, ma semplicemente mi fissò stancamente. Sebbene i suoi occhi fossero focalizzati nei miei, sembrava essere mille miglia via da qui, nel profondo dei suoi pensieri.

"Cosa?" improvvisamente indietreggiò e sbattè le palpebre un paio di volte, prima di focalizzare tutta la sua attenzione su di me. "Oh, hai chiesto dove dovremmo andare, giusto? Ad essere onesto... non ne ho idea."

Sospirai a fondo. Sapevo che mi avrebbe risposto con qualcosa del genere, ma non potevo biasimarlo. Io ero confusa tanto quanto lui.

"E se chiedessimo a qualcuno?" suggerii. Harry girò la testa verso i due uomini con i baffi che discutevano di qualcosa ad alta voce, ma, quando sentì cosa avevo detto, la sua testa scattò verso di me e la sua espressione si fece arrabbiata.

"No. Assolutamente no. Non chiederemo niente a nessuno." sibilò.

"Ma..."

"No, Carissa. Non te lo permetterò." mi interruppe duramente.

"Perchè devi essere così testardo," dissi, roteando gli occhi. La mascella di Harry si strinse e il cipiglio sulla sua fronte si approfondì mentre mi guardava con occhi fiammeggianti.

"Non sono testardo. Cosa potresti chiedere?! Hm?! Hey, scusami, ma hai visto una piccola scatola verde qui intorno? Stiamo giocando a un gioco e l'indizio ci ha condotto qui. Oh, cosa c'era scritto nell'indizio? Beh, c'erano tre libri di Jules Verne. Quali libri? Adesso te li mostro. Oh, forse vuoi sapere tutta la mia biografia? Certo, ti dirò tutto," Harry mi prese in giro di proposito e, ad ogni sua parola, mi arrabbiai sempre più. Alla fine, non riuscii più a stare ferma, quindi lanciai semplicemente le mani in aria frustrata e iniziai ad allontanarmi da lui e ad andare verso la scrivania per chiedere informazioni sull'aereoporto. Avevo fatto solo un paio di passi quando qualcuno mi afferrò per il braccio, facendomi voltare. Mi trovai a fissare direttamente il volto furioso di Harry.

"Non oserai farlo." disse con voce minacciosa.

"Correzione. Oserò." risposi. "Non troveremo mai quella diamine di scatola da soli. Sprecheremmo solo tempo."

24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora