capitolo trentadue

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La brezza salata del mare scivolava nelle mie narici ogni volta che una raffica di vento soffiava verso di me. L'aria era piena del suono delle onde che sbattevano contro la roccia sporgente e delle grida dei gabbiani mentre volavano sempre più in alto verso il cielo coperto dalle nuvole grigie. Le mie scarpe sprofondarono nella sabbia bagnata e, a volte, sentivo le conchiglie frantumarsi sotto i miei passi.

Harry aveva a malapena parlato dopo che eravamo usciti dall'istituto psichiatrico. L'indizio successivo era stato abbastanza semplice da risolvere, quindi non ci avevamo messo molto tempo a raggiungere la spiaggia più conosciuta della città, che di solito era come un magnete per i turisti in estate. Ma ora, era vuota e non potevo che essere grata che io ed Harry fossimo soli.

L'unico problema era che la spiaggia non era piccola, quindi trovare il prossimo indizio non sarebbe stato così semplice. Ma, ora, non me ne importava. Non mi importava del gioco, nè del tempo che passava. Mi importava solo di Harry. Desideravo poter trovare un modo per alleviare il dolore che era riflesso nei suoi occhi verdi mentre guardava il mare. Desideravo che il mare non fosse stato così scuro e grigio, perchè aggiungeva solamente tristezza nella mente di Harry  e faceva accigliare ancora di più la sua fronte.

"Come l'hai riconosciuta?" chiese improvvisamente, la sua voce era bassa e un po' rauca. Il suo sguardo era ancora focalizzato sul mare, ma smise di camminare per un momento. Mi fermai accanto a lui e guardai due gabbiani muoversi sulle onde, prima di allargare lentamente le loro ali e volare via.

"Il suo sorriso. Ha il tuo stesso sorriso." risposi tranquillamente. Dall'angolo dell'occhio vidi Harry girarsi per guardarmi, quindi voltai anche io la testa verso di lui. Una punta di tristezza balenò nei suoi occhi, poi sospirò e mise le mani in tasca.

"Vuoi sapere cosa le è successo?" chiese sorprendendomi completamente. Non avrei mai pensato che l'avrebbe chiesto dato che sapevo che lui non era il tipo di persone che rivelava cose personali della sua vita.

"Penso...penso che non siano affari miei." borbottai, sentendomi a disagio sotto l'intenso sguardo di Harry. Poi notai i suoi occhi farsi più tristi e improvvisamente capii che forse voleva solo parlare con qualcuno, voleva solo esprimere le sue emozioni. Forse era stanco di tenersi tutto dentro.

Quindi aggiunsi velocemente:

"Ma se vuoi dirmelo, allora ascolterò sicuramente."

Harry annuì leggermente prima di spostare lo sguardo di nuovo sul mare. Per un momento rimase in silenzio e fissò semplicemente l'orizzonte. Poi iniziò a parlare e la sua voce sembrava sorprendentemente ferma.

"Gemma è l'unico parente che ho. È sempre stata...protettiva nei miei confronti, da quando eravamo bambini. A volte mi dava davvero fastidio quanto provasse a tenermi lontano dal pericolo, non volevo sembrare un codardo, ma lei era mia sorella maggiore quindi non potevo farci nulla se voleva tenermi al sicuro." Harry si fermò per un momento e lo vidi deglutire duramente. Poi prese un profondo respiro prima di continuare:

"Ma neanche Gemma potè tenermi al sicuro per sempre. Quando avevo dodici anni cambiò tutto dopo un...un'incidente. Io ero cambiato. Improvvisamente ero semplicemente...ero fuori controllo, non mi importava più stare lontano dal pericolo. Iniziai a fare cose orribili, alcune mi perseguitano ancora nei miei ricordi. Poi una notte, quando avevo diciassette anni, ebbi un duro litigio con Gemma. Lei provava a farmi capire che se avessi continuato nel modo in cui vivevo, alla fine mi sarei distrutto. E indovina cosa ho fatto? Le ho riso in faccia e ho detto che ero già distrutto, che nessuno poteva rimportarmi a com'ero prima. Dopo ciò me ne andai semplicemente. La lasciai sola dentro casa, ignorando i suoi pianti e i suoi tentativi di fermarmi.

Quando me ne andai, ha fatto l'unica cosa che le è venuta in mente, chiamare il suo...ragazzo. Pensava che sarebbe stato capace di confortarla e, dato che era mio amico, pensava che potesse parlarmi lui per lei. Andò a casa e poi...è successo qualcosa. Non avevo ancora scoperto cosa fosse successo esattamente quella notte, ma aveva fatto qualcosa che le aveva provocato una sorta di trauma. Successivamente scoprii che aveva abusato di lei durante la loro relazione, ma, ovviamente, Gemma non mi aveva detto nulla perchè sapeva che lo avrei ucciso. Voglio ancora ucciderlo, ma non so come dato che quel bastardo ha minacciato che se lo uccido, mia sorella...anche lei sarà uccisa e non posso permette che succeda. Sta già soffrendo a causa dei miei errori."

24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora