capitolo quarantotto

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"Non riesco a credere che quel bambino mi abbia definito il tuo ragazzo," sentii Harry mormorare tra i denti mentre superavamo alcuni negozi di vestiti e negozi di gioielleria. Avevo visto poche persone su questo piano dato che i negozi più popolari e affollati erano al piano terra. E tutti i ristoranti e i bar erano al terzo piano, quindi non mi chiedevo perché le persone venissero raramente al secondo piano. Di solito era quasi vuoto.

Comunque non riuscivo a rilassarmi. Mi sentivo come se stesse per succedere qualcosa e il mio nervosismo mi irritò. Per non parlare del fatto che avevo fame ed ero stanca. Il mio pisolino di un paio d'ore fa aveva solo aggiunto stanchezza, non semplificato.

"Beh, come potrebbe sapere chi sei? Non gli hai detto il tuo nome." scattai contro Harry prima che potessi controllarmi. Riuscivo a sentire il suo sguardo su di me, ma il mio sguardo era diretto in avanti e premetti le labbra con forza per non sbottare qualcos'altro di peggio.

"Carissa." sentii Harry dire, ma io mi rifiutai di guardarlo e continuai a camminare.

"Carissa!" questa volta disse il mio nome con tono più alto, ma io lo ignorai comunque. Finché non afferrò il mio polso e mi tirò per guardarmi in faccia. Non ebbi altra scelta che fermarmi e guardare nei suoi occhi verdi socchiusi.

"Qual è il problema? Perché sei arrabbiata con me?" chiese lui e riuscii a capire che il mio comportamento aveva iniziato ad infastidirlo. Per un momento lo guardai solamente prima di lasciar uscire un piccolo sospiro dalle mie labbra.

"Non sono arrabbiata con te. Mi sento solo a disagio." dissi onestamente prima di far vagare il mio sguardo nell'area vuota. Nonostante riuscissi a sentire il solito chiacchiericcio che riempiva il centro commerciale, sembrava venire da lontano. Sapevo che forse era solo una mia paranoia, ma il fatto che ci fossimo solo io ed Harry al secondo piano mi rendeva sospettosa.

Non riuscivo a dimenticare l'incidente in libreria. Era successo esattamente nello stesso modo. Avevo pensato che io ed Harry fossimo soli, ma poi eravamo stati attaccati. Non riuscivo a scuotermi la sensazione che sarebbero successo di nuovo e, questa volta, forse non saremmo stati così fortunati a scappare.

"So a cosa stai pensando."

La voce bassa di Harry mi fece riportare l'attenzione su di lui. Notai che il suo volto si era un po' ammorbito e la sua presa sul mio polso si allentò mentre prendeva invece la mia mano.

"Non ci attaccheranno qui. Non è così che fanno. Se succede qualcosa aspetteranno che usciamo."

Non sapevo se stesse provando a calmarmi, ma, ad essere onesta, le sue parole mi fecero sentire anche peggio.

"Vuoi dire che in realtà stanno aspettando che usciamo dall'edificio così che possano ucciderci?!" non provai neppure a nascondere il panico nella mia voce. "Chi cazzo sono? Non mi hai mai detto chi sono! Penso di aver fottutamente ragione a saperlo."

Raramente imprecavo, ma quando ero davvero irritata non riuscivo a evitare di farlo. Le persone di solito mi guardavano in modo strano perché nessuno era abituato al fatto che fossi anche capace di bestemmiare. Mi aspettavo che Harry mi guardasse nello stesso modo, ma tutto quello che riuscii a vedere fu che la sua espressione si rabbuiò e qualcosa balenò nei suoi occhi verdi quando si allontanò da me, allontanando la mano dalla mia facendomi sentire davvero in colpa. Ma, prima che potessi scusarmi, lo sentii parlare, la sua voce leggermente intrisa di indignazione.

"Beh, ricordi quando ti ho accennato della mia fuga dalla prigione? Quei ragazzi mi stanno cercando perché sono un fuggitivo che si pensava fosse morto. Ed è tutto quello che posso dirti."

Harry mi diede le spalle e cominciò a camminare, segnalandomi che la conversazione era conclusa. Per un momento rimasi al mio posto sentendo la colpevolezza chiudermi lo stomaco e, per un momento, tutto divenne sfocato davanti ai miei occhi, ma sbattei rapidamente le palpebre provando a ricompormi. Mi odiavo per aver urlato ad Harry, era ovvio che ora fosse arrabbiato con me. Non avrei dovuto obbligarlo a dirmi nulla, era una sua scelta se voleva dirmelo o meno, ma avevo agito come se fosse un suo obbligo a dirmelo.

24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora