capitolo diciannove

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Non sapevo cos'altro fare se non salire sul palco e fare un paio di passi verso Harry, sentendo il cuore farmi sempre più male ad ogni passo che facevo. Probabilmente aveva sentito i miei passi mentre si alzava e girava lentamente verso di me. Aveva la familiare espressione illeggibile sul volto, ma, quando studiai i suoi occhi verdi, vidi un piccolo accenno di dolore che lo aveva reso così emotivo solo poco fa.

"Harry..." inziai a camminare verso di lui, ma improvvisamente non seppi cosa avrei dovuto dire. Lasciai cadere senza speranza le braccia lungo i miei fianchi, abbassando la testa e poi alzandola verso di lui.

"Non devi dire nulla, Carissa. Solo...solo dimentica ciò che hai visto e non preoccuparti." Harry disse con la voce che gli si spezzò un po', ma provò a coprirlo schiarendosi la gola. Poi camminò verso il bordo del palco e si chinò prima di saltare. Chiusi gli occhi, prendendo un profondo respiro, poi li aprii di nuovo. Il mio sguardò scivolò sul grande piano e, per un momento, mi tornò in mente la melodia che Harry aveva suonato. Era stata incredibilmente bellissima e piena di tristezza, desideravo poter chiedere ad Harry cosa significasse per lui. Potevo dire sicuramente che c'era qualcosa dietro, forse qualche ricordo, ma sapevo non erano affari miei da chiederlo ad Harry.

"Ho trovato la scatola. Possiamo andare ora." la voce di Harry mi fece sobbalzare. Lo notai in piedi un po' più avanti, il cappuccio in testa e le mani sprofondate nelle tasche. Annuii velocemente prima di saltare giù dal palco. Lui mi fissò prima di voltarsi e iniziare a camminare verso l'uscita.

Uscimmo dall'arena senza nessun problema e ci dirigemmo verso la mercedes nera di Harry. Il silenzio tra noi non era socievole, era opprimente, ma non potevo fare nulla per romperlo. Però volevo, volevo dire o fare qualcosa che avrebbe fatto sentire davvero bene Harry. Ma, prima di tutto, non sapevo nemmeno a cosa stesse pensando, e poi non voleva nemmeno che qualcuno lo confortasse. Aveva detto che avrei dovuto dimenticare ciò che avevo visto e di non preoccuparmi, quindi ciò significava solamente una cosa. Non voleva che gli chiedessi nulla nè che provassi pietà per lui.

Quindi rimasi in silenzio.

Dopo essermi seduta e aver allacciato la cintura, fissai il mio orologio da polso. 6:35. Dovetti controllare l'orario due volte perchè non riuscivo a credere che fosse passata solo un'ora dall'incidente in aereoporto. Sentii Harry accendere la macchina, poi iniziò a muoversi lentamente mentre lui premeva l'acceleratore.

Dopo alcuni minuti di guida, Harry fermò la macchina in una stazione di servizio. Mi girai per guardarlo e lo vidi tirar fuori il suo portafoglio dalla tasca dei jeans. Prese alcuni soldi e me li porse.

"Vai e comprati del caffè o qualcos'altro. Sembri un po' esausta." mormorò.

"Sto bene, Harry. Seriamente." risposi dopo essermi ripresa dalla sorpresa che le sue parole mi avevano provocato. Si, ero un po' stanca, ma non c'era modo che prendessi i suoi soldi.

"Non provare a discutere con me. Vai e comprati qualsiasi cosa tu voglia. Metterò benzina mentre tu sei via."

"Ma..."

"Niente ma."

"Bene." sospirai e presi i soldi dalla sua mano dopo aver capito che non c'era verso di discutere con lui. Poteva essere così testardo a volte, l'avevo già notato.

Scesi dalla macchina e chiusi la portiera prima di avviarmi verso il piccolo negozio a circa dieci metri. Dopo aver raggiunto la porta, la spinsi e fui immediatamente salutata da un flusso di aria calda. Vidi alcuni scaffali pieni di snack, bibite fredde e della bigiotteria. Dietro la casa era in piedi un giovane ragazzo che sembrava davvero annoiato mentre sfogliava il giornale. Notai che dietro di lui c'era una macchina del caffè, ma, dato che non ero mai stata una fan del caffè, decisi di chiedergli se avessero anche del thè nel negozio. Potevo comprare una tazza anche ad Harry.

24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora