capitolo trenta

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Istituto mentale di Stonebridge.

Chiunque sarebbe terrificato anche solo a guardare l'edificio marrone con un alto cancello a circondarlo e porte nere sul fronte, ma, stando accanto ad Harry, ero più preoccupata per lui che dell'entrare nel manicomio. Nonostante si fosse messo il cappuccio in testa, potevo vedere che la sua espressione era cupa e i suoi occhi verdi sembravano un po' tristi e stanchi, come se stesse portando un pesante peso sulle spalle.

"Le ferite esterne di solito possono essere guarite, le ferite mentali sono una cosa completamente diversa."

Era ciò che era scritto sull'indizio ed Harry aveva capito immediatamente il luogo appena aveva letto le parole. Qualcosa in quelle parole lo aveva irritato, qualcosa che lo aveva ferito profondamente. Non riuscivo a dimenticare lo sguardo nei suoi occhi quando l'avevo trovato ad andare avanti e indietro sotto la pioggia, nè le parole che aveva sussurrato.

"Non posso più fare questo. Non posso."

Sapevo che non potevo chiedere ad Harry cosa volesse dire, sembrava un argomento delicato per lui, ma ero abbastanza sicura che la risposta fosse nascosta dietro quelle mura marroni.

"Come possiamo entrare?" chiesi guardando le porte. All'inizio Harry non mi rispose. Quando mi girai per guardarlo, lo vidi fissare l'edificio un po' giù di morale.

"Io non entrerò." disse alla fine, la sua voce sembrava piatta. "Lo farai tu."

"Aspetta...cosa? Perchè non vieni con me?" chiesi. Harry inspirò brevemente e girò la testa verso di me. Qualcosa balenò nei suoi occhi verdi e io quasi sussultai quando notai le fiamme verdi in essi.

"Io non posso perchè non mi è permesso entrare." disse, le sue parole sembravano forzate. Quasi gli risposi che neanche a me era permesso entrare, poi capii che c'era altro nascosto dietro le parole di Harry. Qualcuno che gli aveva negato l'accesso nell'ospedale psichiatrico.

Un cipiglio si formò sulla mia fronte quando inizia a pensare alle diverse opzioni riguardo il perchè Harry non potesse entrare nel manicomio, ma nulla sembrava realistico. Divenni solamente più confusa.

"Bene. Andrò da sola." sospirai spostando una ciocca di capelli dal volto. Gli occhi di Harry si addolcirono un po' e sollevò una mano per toccarmi gentilmente la guancia con i polpastrelli.

"Stai attenta okay?" disse tranquillamente. Io annuii in risposta e spostai lo sguardo sull'edificio, sentendomi improvvisamente nervosa. Non sapevo come sarei sopravvissuta senza di lui al mio fianco dentro un ospedale psichiatrico, e dovetti ricordarmi che stavo facendo questo per Harry.

Solo per lui.

Camminai verso il cancello e chiusi le mani a pugno prima di riaprirle. Presi un profondo respiro prima di sollevare le braccia, pronta a scavalcare, quando sentii la voce di Harry:

"Aspetta! Ti aiuto."

Mi raggiunse velocemente e poi sentii le sue forti braccia sulla mia vita, sollevandomi. Io afferrai il bordo del cancello e, con l'aiuto di Harry, fui presto dall'altro lato, nel territorio dell'ospedale psichiatrico. Potevo sentire la raffica di vento fresco sul mio volto mentre mi voltavo verso l'edificio marrone e dovetti fare del mio meglio per spingere via la paura. Mi ricordai improvvisamente della promessa che gli avevo fatto una volta. La promessa che avrei fatto di tutto per alleviare il dolore che Harry si portava dentro da tanto tempo. Se ciò significava che avrei dovuto correre dei rischi che mi sarebbero costati la vita, ero pronta a farlo.

Perchè mi importava di Harry. Molto più di quanto mi fosse importato qualcuno.

Attentamente, iniziai a camminare verso la porta principale dell'edificio. Continuavo a guardarmi intorno, pronta a correre se fosse successo qualcosa, e mi fermavo a prendere fiato ogni volta che raggiungevo uno degli alberi che cresceva nell'area. Scommettevo ci fossero telecamere ovunque, quindi dovevo essere ulteriormente attenta se volevo entrare senza che nessuno mi notasse.

24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora