capitolo ventuno

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Avevo avuto attacchi di panico durante la mia infanzia, sebbene nessuno sapesse di essi. Iniziarono a torturarmi dal momento in cui fui lasciata sola a casa mentre c'era una temporale all'esterno. Ero andata in soffitta per giocare con la mia bambola e per qualche ragione non avevo sentito mio padre dire che stava andando a prendere mia sorella e mia madre a qualche evento di beneficenza. Quando mio padre se ne andò, iniziò all'improvviso il temporale e se ne andarono le luci. All'inizio ero abbastanza calma, ma poi chiusi accidentalmente la porta che portava in soffitta e non riuscii ad aprirla più. Urlai, gridai e piansi ma nessuno venne. La soffitta era uno spazio molto piccolo e gradualmente iniziai a sentire l'ansia crescermi dentro. Non ero capace di respirare adeguatamente, ero seduta sola nel buio tremando violentemente mentre le mura sembravano premermi da ogni lato. Persi anche conoscenza un paio di volte prima che le luci ritornassero e sentissi la mia famiglia tornare a casa. Mentre erano ancora al piano inferiore, riuscii finalmente ad aprire la porta e a sgattaiolare fuori dalla soffitta. Corsi nella mia stanza e mi nascosi sotto le coperte, fingendo di essermi addormentata quando invece stavo piangendo silenziosamente. Per qualche ragione, mi vergognavo e mi incolpavo per essere stata una tale codarda. Ecco perchè non avevo mai detto a nessuno ciò che era successo e, nonostante i miei genitori sospettassero qualcosa, non avevano mai voluto sapere l'intera verità. Ecco perchè mi ero sempre trovata a fronteggiare l'ansia e la paura da sola ogni volta che prendevano il controllo su di me.

Non avrei mai pensato che avrei trovato qualcuno che sarebbe stato capace di calmarmi, qualcuno che non mi avrebbe lasciata sola mentre ero nel mio stato più debole, qualcuno che avrebbe capito come mi sentissi.

Qualcuno che mi avrebbe fatta sentire al sicuro.

Nessuno mi aveva fatta sentire in questo modo e sapevo che nessun'altro l'avrebbe fatto.

Solo Harry.

Il modo in cui aveva usato il suo tono di voce gentile per rassicurarmi che tutto sarebbe andato bene e il modo in cui la sua morbida mano aveva toccato la mia guancia furono abbastanza da calmarmi. L'espressione nei suoi occhi verdi era preoccupata, ma mostravano anche diverse sensazioni che mi fecero pensare che forse, dopo tutto, a lui importavo. Anche un po', nonostante il poco tempo che avevamo passato insieme.

Ecco perchè non mi allontanai nel momento in cui aveva premuto le sue morbide labbra sulle mie. Il mondo era semplicemente scomparso intorno a me e improvvisamente non c'era altro che lui. La sua mano calda dietro il collo e l'altra sulla vita che mi tirava più vicina a lui. Le sue morbide labbra che si muovevano sulle mie diffondendo un'ondata di elettricità in me e facendomi battere velocemente il cuore.

Potevo percepire che era attento come se avesse paura che l'avrei allontanato, cosa che non avrei mai fatto. Così lentamente feci scivolare le mani prima sulle sue spalle, poi nei suoi soffici ricci tirandolo più vicino e rispondendo al bacio. Un basso gemito scappò dalla sua bocca, poi approfondì il bacio spingendo la lingua nella mia bocca e attaccandomi al muro più vicino. Una mano scese sul suo petto e sentii il suo cuore battere quasi rapidamente come il mio. Continuò a baciarmi, la sua calda lingua che correva insieme alla mia facendo tremare leggermente tutto il corpo. Le sue mani ritornarono lentamente alla mia vita, poi sollevò il tessuto della mia felpa e sentii i polpastrelli accarezzarmi la pelle nuda facendomi quasi uscire il cuore dal petto.

Poi brutalmente si allontanò lasciandomi senza fiato. Quando aprii gli occhi, lo vidi guardare altrove con un'espressione di dolore sul volto. Lo fissai pronta a chiedergli cosa non andasse, quando improvvisamente parlò:

"Mi dispiace. Non avrei dovuto farlo."

I suoi occhi verdi si spostarono su di me, poi fece scorrere la mano tra i suoi fitti ricci scuri prima di sospirare profondamente. Ero ancora ferma al mio posto, radundando i miei pensieri e provando a capire i sentimenti che mi aveva causato l'improvvisa ritirata di Harry. Ma, prima che potessi dire qualcosa, Harry parlò di nuovo:

"È stato un errore."

Le sue parole mi colpirono come coltelli e non potei evitare la sensazione di disappunto che crebbe in me.

"Errore?!" la mia voce uscì tremante, quasi disperata. Guardai Harry aspettando una sorta di spiegazione, ma lentamente iniziai a capire perchè avesse detto quelle parole.

"Non è per te, Carissa. È solo..." Harry si fermò nel mezzo della frase sembrando riluttante a continuare.

"È solo cosa? Non capisco..." dissi con la voce che lentamente andava dissolvendosi.

Un profondo cipiglio si formò sulla fronte di Harry e per un momento sembrò che stesse per rispondere, quando improvvisamente qualcuno aprì la porta accanto a lui.

Ebbi il tempo di vedere un uomo di mezza età, probabilmente un cuoco perchè stava indossando un grembiule e una divisa di colore chiaro. Lui ebbe a malapena il tempo di notarci che Harry tirò fuori la pistola con un veloce movimento e tolse la sicura prima di sparare.

Un improvviso senso di freddezza e shock mi inondò mentre guardavo il corpo morto cadere a terra, provocando un piccolo tonfo. Sul petto, dove c'era il cuore, vidi un piccolo foro dove era entrata la pallottola. Il sangue iniziò a sgorgare dal foro macchiando il tessuto di rosso e, non importava quanto duramente provassi a spostare lo sguardo dall'uomo, semplicemente non potevo. Lo guardai sentendo il mio cuore stringersi al semplice pensiero che poteva star respirando ora, poteva essere vivo se non fosse venuto al ristorante, se non avesse semplicemente aperto la porta.

"Capisci ora?" la profonda voce di Harry sembrò echeggiare nella piccola stanza. Lentamente sollevai lo sguardo verso di lui sentendo le lacrime iniziare a bruciare nei miei occhi, ma mi morsi l'interno guancia rifiutandomi di piangere.

Non risposi alla sua domanda, lo guardai semplicemene mentre mi si avvicinava. Si fermò proprio davanti a me e potei vedere della durezza nei suoi occhi verde scuro, completamente l'opposto di come mi aveva guardata solo un momento fa.

"Sono uno spietato killer. Nient'altro." disse enfatizzando ogni parola. "Distruggo chiunque intorno a me, presto o tardi. Se non vuoi essere sulla mia lista di vittime, è meglio che ti dimentichi dei sentimenti che hai iniziato a sviluppare nei miei confronti."

Dopo aver detto ciò, si girò e uscì dalla stanza oltrepassando l'uomo senza vita senza guardarlo neppure.

Quando se ne andò lasciai uscire un respiro tremante, provando a radunare tutta la mia forza per non cadere a terra e piangere. Non potevo capire perchè mi sentissi così, dopotutto già sapevo che tipo di persona fosse Harry, ma vederlo uccidere qualcuno davanti a me era un'immagine che sapevo non avrei mai dimenticato. Anche se era stato Harry a premere il grilletto, mi sentivo come se fosse stata colpa mia che l'innocente uomo fosse morto. Harry l'aveva ucciso per farmi capire perchè non avrei dovuto sviluppare sentimenti nei suoi confronti. Per farmi capire perchè pensava che baciarmi fosse stato un errore. Lui era pericoloso, una persona intimidatoria che era capace di togliere la vita a qualcuno senza pensarci una seconda volta. Ma, di nuovo, avevo visto qualcosa in lui, qualcosa di buono di cui lui ne era all'oscuro. L'avevo visto nel modo in cui era stato capace di calmarmi quando stavo avendo un attacco di panico e nel modo in cui aveva suonato il pianoforte con le lacrime agli occhi. Sapevo che voleva proteggermi dal farmi del male avvertendomi di non sviluppare nessun sentimento verso di lui. Forse aveva ragione, forse non avrei dovuto provare niente per lui nè provare a trovare un modo per aggiustarlo. Probabilmente pensava che fosse già scivolato in profondità nel buio e nessuno sarebbe stato capace di portarlo fuori, alla luce. Pensava che fosse già un caso senza speranza.

Pensava che mostrandomi il suo lato oscuro mi avrebbe spaventata e mi avrebbe fatto dimenticare del modo in cui mi aveva fatto sentire ogni qual volta era stato vicino a me, ogni volta che mi aveva sorriso, ogni volta che mi aveva guardato dolcemente, ogni volta che mi aveva toccata.

Ma sapevo che non sarebbe stato semplice. Non più.

Mai più.

Corretto.

















































24 Hours [h.s. - italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora