capitolo trentacinque

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Harry's P.O.V.

Era stesa a terra quasi come se stesse dormendo, ma c'era qualcosa sul suo volto che mi fece preoccupare ancora di più. Corsi verso di lei e scivolai sulle mie ginocchia per prendere la sua testa fra le mie braccia. Aveva un'espressione di dolore sul volto e i suoi occhi non erano pienamente chiusi, ma ciò che mi spaventò di più era che stesse tremando violentemente.

"Carissa, sono io. Per favore, svegliati." la pregai accarezzando la sua guancia morbida. Potevo sentire il mio cuore battere velocemente e il mio respiro irregolare a causa del peso al petto. Mi faceva male vederla così. Mi faceva così male che il dolore era quasi insopportabile e non potevo fare a meno di incolparmi per averla lasciata sola.

"Carissa..."

Provai a scuoterla attentamente, ma per qualche ragione ancora non aprì gli occhi. La preoccupazione mi chiuse lo stomaco e dovetti deglutire per non impazzire.

Perchè non si svegliava?

Spinsi il braccio dietro la sua schiena prima di sollevarla così che la sua testa poggiasse sul mio petto. Poi le spostai i lunghi capelli castani dal volto e mi si bloccò il fiato quando notai un piccolo taglio sulla fronte. Non sembrava profondo però, sanguinava a malapena, ma comunque mi fece preoccupare ulteriormente. Aveva colpito la testa contro qualcosa? Iniziai a voltare frettolosamente la testa, guardandomi intorno, finchè i miei occhi non si posarono su una pietra vicino a me.

Merda.

Iniziai a sentirmi completamente indifeso e, dopo alcuni tentativi per farla risvegliare, misi il braccio destro sotto le sue gambe e avvolsi il sinistro intorno le sue spalle prima di sollevarla. Notai che aveva smesso di tremare e i suoi occhi ora erano pienamente chiusi, le sue lunghe ciglia facevano ombra sulla sua pelle pallida.

"Andrà tutto bene. Starai bene." sussurrai posando un piccolo bacio sulla sua fronte. Poi la trascinai lungo la foresta, provando a camminare veloce ed evitare le rocce e i rami bassi. Ogni volta che la guardavo, il mio cuore tremava nel mio petto e sentivo il dolore diffondersi dentro di me. Ma mi obbligai a continuare a camminare, mi obbligai a non impazzire nonostante la mia mente stesse iniziando a riempirsi di spaventosi pensieri. Iniziai ad aver paura che non si sarebbe mai svegliata e, non importava quanto provassi a spingere quel pensiero via, continuava comunque a ossessionarmi.

Presto vidi finalmente la macchina argentea di Niall che avevo parcheggiato sulla strada sudicia. Corsi verso di essa e mi fermai proprio davanti alla portiera. Dovevo posare Carissa sul sedile posteriore, ma le chiavi della macchina erano nella tasca posteriore. Considerai le opzioni per un breve momento, poi decisi di posare Carissa sulla morbida erba per un momento così che potessi liberare la mano destra. Continuai a tenere la parte superiore del suo corpo con l'altro braccio mentre raggiungevo la tasca posteriore e prendevo le chiavi. Poi la sollevai di nuovo e lottai per un attimo con la portiera prima di aprirla finalmente.

Attentamente, posai Carissa sul sedile posteriore e gettai i rifiuti di Niall a terra. Un piccolo sospiro scappò dalle mie labbra e potei sentire la testa iniziare a pulsare dolorosamente per tutta la preoccupazione e lo stress. Non avevo idea di cosa avrei dovuto fare. Non avevo neanche un cellulare e non volevo guidare dato che Carissa era stesa e poteva facilmente cadere dal sedile se avessi iniziato a guidare.

"Carissa... svegliati, ti prego...non so cosa fare..." sussurrai guardandola. Improvvisamente i suoi occhi si aprirono e si sollevò brutalmente inspirando bruscamente. La afferrai proprio quando stava per cadere e avvolsi il braccio intorno la sua schiena, aiutandola a sedersi. Sbattè le palpebre un paio di volte, il suo respiro era irregolare finchè i suoi occhi non incontrarono i miei.

"Harry..." sussurrò e improvvisamente i suoi occhi castani si riempirono di lacrime. Si chinò su di me e avvolse le sue braccia tremanti intorno a me.

"Va tutto bene," sussurrai mentre la abbracciavo, tenendola con forza. "Sono qui."

Non riuscivo neanche a descrivere quanto fossi sollevato che si fosse svegliata. Era come se avessi tratenuto il fiato per tutto il tempo, perchè ora riuscivo finalmente a respirare regolarmente.

Le strofinai gentilmente la schiena provando a calmarla mentre lei continuava a tremare e a tenermi come se avesse paura di lasciarmi andare.

"Pensavo fossi morto. Gli orsi...sono praticamente usciti e..." sentii Carissa balbettare tra i singhiozzi. Le sue parole mi confusero e mi accigliai prima di allontanarmi un po' per guardarla negli occhi, ma mi assicurai di tenere le mie braccia intorno a lei.

"Orsi?" chiesi. Carissa annuì, i suoi occhi castani brillavano per le lacrime. Vidi il suo sguardo spostarsi verso il finestrino della macchina e fu come se allora avesse capito dove era, perchè i suoi occhi si spalancarono per un momento e poi comparve un cipiglio sulla fronte. Così capii finalmente cosa le fosse successo.

"Carissa, qualsiasi cosa tu abbia visto...probabilmente era un'allucinazione. Le persone a volte ne soffrono quando sono davvero stanche e, inoltre, penso tu abbia colpito la testa abbastanza forte perchè eri incosciente quando ti ho trovata." spiegai. Carissa girò la testa verso di me e del sospetto balenò nei suoi occhi.

"Ma non ricordo di essere svenuta o altro. La caverna, gli orsi, le mie emozioni...sembravano così reali." disse con calma. Sollevai la mano e accarezzai la morbida pelle della guancia senza mai rompere il contatto visivo. Notai il suo respiro bloccarsi quando mi chinai finchè i nostri volti non furono a soli pochi centimetri.

"Questo...è vero." mormorai. Poi presi la sua mano nella mia e intrecciai le nostre dita. "E questo."

Lentamente il dubbio svanì dai suoi occhi e fu rimpiazzato da qualcosa di morbido che inviò una sensazione calda nel mio corpo. E, prima che potessi fermarmi, le mie labbra si curvarono in un sorriso e mi avvicinai ulteriormente a lei, asciugando gentilmente le lacrime dalle sue guance.

"Vuoi che continui?" chiesi, spostando lo sguardo sulle sue labbra e, quando tornai a guardala in faccia, notai che le sue guance si erano fatte rosse.

"Penso...penso di aver afferrato il punto." balbettò timidamente.

"Sei sicura?" piegai un po' la testa guardandola giocosamente. "Perchè ci sono ancora molteplici modi per mostrarti cosa è reale."

"Io...io non...Harry, non riesco a concentrarmi su qualcosa quando mi guardi così, e inoltre mi fa male la testa."

La mia espressione si fece seria quasi immediatamente e guardai da vicino Carissa. Non potei fare a meno di sentirmi davvero, ancora una volta, colpevole per averla lasciata. E se si fosse fatta davvero male la testa e avesse una commozione cerebrale?

"Devo portarti in ospedale," le parole scivolarono fuori dalla mia bocca prima che potessi davvero pensare a cosa stessi dicendo. Poi, quando ci pensai davvero, decisi che sarebbe stato meglio se qualcuno avesse controllato la sua situazione. Era stata incosciente dopo tutto.

"Non penso sia necessario..." Carissa iniziò a dire ma, dopo aver visto il modo in cui la guardavo, capì che non avrei cambiato opinione e chiuse la bocca prima di annuire.

"Okay, allora." annuì d'accordo. Sapevo che voleva dire anche qualcos'altro, ma, per qualche ragione, non disse nulla e decisi di non obbligarla a dirmi cosa stesse pensando.

Comunque, lo sguardo fisso nei suoi scuri occhi castani mi preoccupò anche dopo essermi seduto al posto di guida e aver acceso la macchina.


Corretto.

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