5 | come and get it

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Sono passati cinque giorni dal mio diciottesimo compleanno e da quando sono finita al fresco a causa della mia migliore amica e della sua incapacità di reggere l'alcol; sono passati cinque giorni da quando ho litigato con mia madre pesantemente. Che sia un casino, lo so pure io, ma per una volta che la colpa non era mia, ha perso le speranze e non mi ha dato la possibilità di spiegare.

"Puoi dirmi quanto ti devo, Naìm?" chiedo, distraendolo dalla lezione della madrelingua di francese.

"No, tranquilla, lascia perdere." mi liquida con un gesto della mano, ma io insisto, avendo un'idea di quanto abbia dovuto versare per me.

"Avrai pagato tantissimo!"

"Sì, ma fa lo stesso." ribatte con un'alzata delle spalle, con l'intento di ascoltare quella vecchia decrepita che ride alla proprie battute. Da che pulpito!, interviene il mio subconscio azzittendomi.

"Andiamo..."

"Sofia, ti ho detto di lasciare perdere quindi fallo."

Sbuffo, volendo ripagarlo, ma non posso farlo senza sapere nemmeno quanto gli debba.
Al suono della campanella, capiamo entrambi che la giornata scolastica è finalmente terminata e quando usciamo da quella prigione che mi fa rimpiangere quella in compagnia di Dean, i miei polmoni vengono appagati dall'aria, anche se inquinata. Incrociamo subito Cheche, la quale è uscita prima per l'assenza di un professore. Le ho raccontato tutto e con tutto, intendo quanto mi sia divertita a torturare quel gran pezzo di manzo che mi sono ritrovata come guardia e lei, in risposta, mi ha maledetta dicendo che avrei dovuto fare il suo nome.
Ci corre incontro e ci racchiude tra le sue braccia, mentre gli altri ragazzi del liceo ci passano accanto e ci fanno complimenti sulla festa; vanno avanti così da lunedì.

"Indovinate!" ordina entusiasta la ragazza vietnamita e io e Naìm ci scambiamo uno sguardo confuso.

"Siamo stati invitati alla festa di Zoe."

"E chi sarebbe?" domando, non avendo presente chi sia questa Zoe.

"Come? È la troia più ricca di questa scuola! Quella a cui lanciamo le frecciatine." dice concisa e all'improvviso ricordo: è la ragazza castana viziata che fa il nostro medesimo anno e che apre le gambe più spesso delle porte della Carrefour – c'è da dire che è un negozio attivo ventiquattro ore su ventiquattro, quindi...

"Perché mai vi avrebbe invitate allora?" pone Naìm ancora più perplesso.

"Dato che la nostra festa è stato uno sballo ed è alla bocca di ciascun liceale, ha invitato noi per far sì che venga considerata anche la sua tale. Non ci vuole un genio, duh?" lo sminuisce e mi preparo psicologicamente al loro ennesimo bisticcio.

"Antipatica. Ti si è rotto il dildo, per caso?"

"Simpaticissimo!"

"Smettetela, dai. A che ora sarebbe la festa?" li interrompo, riportando la nostra attenzione sulla festa.

"Alle nove."

Ottenuta la risposta, pianifico mentalmente la mia giornata: dopo pranzo, guardo il nuovo episodio di Dynasty e scrivo numerosi tweet nella speranza che i miei idoli mi notino, poi mi faccio la doccia e impiego circa un'ora per scegliere che vestito indossare. Aggiungo un'altra ora per il trucco e una mezz'ora per i capelli e un'altra ancora per le unghie. Ce la dovrei fare! Non ho bisogno nemmeno di andare dall'estetista, essendoci andata la scorsa settimana e per quanto riguarda i compiti, li avrei copiati alla prima ora.

"Terra chiama Sofia." Naìm mi schiocca le dita in faccia, ma essendo concentrata, Cheche mi dà direttamente una sberla.
Inveisco contro di lei e ricambio dandole un pugno sul seno, rimanendo soddisfatta per il gemito di dolore che lascia la sua bocca.

"Manesche del cazzo, vi saluto." dice raggiungendo la propria moto, mentre io scrocco un passaggio alla mia migliore amica, la quale durante il tragitto si è massaggiata la tetta destra. La ringrazio e rincasata, mando a quel paese i miei piani, finendo col fare il pisolino pomeridiano tipico dei bambini e ormai anche dei liceali stressati.

All'improvviso vengo svegliata dalla suoneria del mio cellulare, segno che mi stanno chiamando. Controvoglia, mi allungo per afferrare quell'aggeggio e rispondo senza neppure guardare chi sia:"Pronto?"

"Zoccola, che cosa indossi stasera?"

E sono bastate queste semplici parole per farmi aprire totalmente gli occhi. Sono già le cinque e mezza del pomeriggio e cazzo, non avrei mai fatto in tempo a prepararmi. Riattacco in faccia a Karrueche e schizzo veloce dalla mia camera al bagno differenti volte.
Alla fine, avverto la mia compagnia che sarei arrivata dopo e in effetti, giungo alla festa alle undici, quando tutti sono già ubriachi. Cerco i miei amici, ma non li trovo e ad un tratto tutte le luci si spengono, scatenando il panico ad alcuni e alimentando l'eccitazione ad altri. Parte la canzone Pony e capisco già cosa sta succedendo: ci sono gli spogliarellisti! A quel punto, me ne infischio del mio gruppo e mi insinuo tra la folla per raggiungere il palchetto che quella viziatona di Zoe si è fatta costruire.
Grido come tutte le ragazze arrapate qui presenti, ma smetto quando, togliendosi i vestiti sensualmente, individuo un volto familiare... quello di Dean.
Quest'ultimo quando incrocia il mio sguardo, si volta subito, diventando rosso come il sedere di un babbuino. Rido come una forsennata e abbranco il mio cellulare per fare un video.

Al termine di tutto ciò, se ne vanno, probabilmente per coprirsi e proprio nel momento in cui sto per bere uno shottino, vengo afferrata per i fianchi e presa in disparte. Non ci impiego molto a capire chi sia stato.

"Ti facevo tanto rigido e invece!" prendo l'iniziativa e lui si passa una mano sul viso.

"È il mio giorno libero e Zoe mi ha chiesto di fare questa cazzata qui.
Non sono uno spogliarellista." spiega e, tralasciando la parte in cui mi rivela di conoscere quella puttana, lo stuzzico:"Beh, dallo spettacolino sembrava proprio di sì. Vuoi vedere il video?"

"Cosa?! Mi hai ripreso?" alza il tono, preoccupato.

"Rilassati, sei stato bravissimo."

"Eliminalo."

"Ad una condizione."

"Quale?"

"Posso tenere una copia?"

"Ti uccido."

"Con quale pistola?"

"Dammi il tuo cellulare, Sissy!"

"Vieni a prenderlo." lo incito a seguirmi, allontanandomi il più veloce possibile da lui.

EighteenDove le storie prendono vita. Scoprilo ora