"Io vado a fumare." affermo andandomene, non curante del fatto che butti o meno il contenitore di carta del panino e delle patatine, assieme a quello della coca cola. Sono rimasta pietrificata quando Zoe è arrivata e si è messa a piangere sulla mia spalla senza darmi spiegazioni. Io ho continuato a mangiare, irritata dalla sua presenza e dai suoi singhiozzi, ma a patto che non parlasse, per me era okay. Quando però, ho accettato di ospitarla da me, avrei voluto spararmi con una Colt 1911.
Dean mi raggiunge fuori dopo un'eternità e mi strappa dalle dita la cicca che devo ancora terminare. Lo osservo aggrottando la fronte mentre la spegne con la suola della scarpa.
"Una curiosità: ti piace ricevere ginocchiate?" domando stirandomi la gamba per essere più abile e veloce nel dargli un calcio o un'altra ginocchiata.
"No, e non mi piace nemmeno vedere ragazzine come te che si rovinano i polmoni." risponde autoritario mentre mi trascina per l'avambraccio verso la sorella schizzata nella Lamborghini.
"Non sei mio padre." replico inchiodando i piedi per terra, intenzionata a non obbedire a tutti i suoi voleri, difatti estraggo dalla mia scatoletta una nuova sigaretta, ma prima che possa rimettere nella tasca interna del giubbino l'intero pacchetto, mi spintona fino a farmelo lasciare cadere per terra aperto.
"Potrei esserlo." contesta, ma poi ci ripensa: "No, aspetta, suona male. Mi rimangio tutto."
Ridacchio avendo trovato un altro modo per rompergli le scatole e, dato l'inizio giornata di merda, così come la fine – sicuramente, ho bisogno di un po' di svago e piacere nel rivedere quella sua smorfia innervosita sul suo viso.
"Come vuoi, papino." evidenzio l'ultima parola e proprio come desideravo, il suo broncio fa capolino sulla sua faccia. Mi incita a muovermi e, giacché ha sprecato le mie Marlboro, agisco diversamente: mi siedo sul marciapiede.
"Non chiamarmi così, Sara. E poi perché cavolo ti sei seduta?!" si sta alterando e io non posso essere più che felice per il successo. Sono davvero bravissima a fare perdere la pazienza alle persone! Con Dean inoltre è facilissimo.
"Hai difficoltà a pronunciare Sofia?"
"No, Sonia."
"Sei odioso." lo critico e lui dice che nemmeno io scherzo. Ha ragione, ma il mio orgoglio prevale dunque non gli rispondo e volgo l'argomento sui soldi:"Aggiungi altri cinque euro e venti centesimi a quanto mi devi."
"Andiamo a casa tua!" esige, spaventandomi leggermente per la vena che pulsa sulla sua fronte per la rabbia.
"Okay, okay, non prendere la frusta però." alzo le mani in segno di resa e proseguo verso Zoe che sta piangendo ancora dentro la macchina, parendo da fuori una ragazza che è stata appena mollata.
Mi giudicherà e sminuirà per tutta la notte, lo so già, ma vista la sua situazione familiare assai complessa, potrei solamente ucciderla e far trovare il suo corpo, al posto di nasconderlo. Okay, calmo i miei istinti omicida. La tratterò come un fiore... e io odio i fiori, difatti da bambina non annaffiavo mai quelli di mia madre e alla fine perivano. Ho deciso: tratterò Zoe come un kebab, ovvero come se fosse la cosa più buona del mondo."Smettila!" esclama il coglione al mio fianco e poi attraversiamo assieme la strada per arrivare finalmente alla Lamborghini.
"A casa mia non si può fare nulla comunque, mia madre torna tra meno di un'ora." lo avverto ghignando, cogliendo l'occasione per ammiccare a come, da vero e proprio pesce lesso, mi ha ammirata la volta in bagno.
"Ma non voglio fare nulla."
"Sì, e io non sono mai stata in prigione."
"Vogliamo andare?" chiede ancora, aprendomi lo sportello come un galantuomo.
"Io no e tu?"
Prende un respiro profondo, anzi no, profondissimo e mi mette dentro con forza, facendo sussultare la piagnucolona al volante. Ci informa che ci avrebbe raggiunto e io lo maledico per avermi costretta a trascorrere anche il tragitto con la castana. Esso dura sette minuti precisi per la velocità con cui guida Zoe, la quale astrusamente è stata muta senza giudicare il mio profumo, il fatto che io e suo fratello avessimo impiegato molto a venire, il mio carattere o il mio corpo nel complesso.
Entrate in casa mia, ci rinchiudiamo immediatamente nella mia stanza da letto e io prendo l'iniziativa per spezzare quel fastidioso silenzio:"Beh? Non giudichi la mia tana?""Fa abbastanza cagare, ma credo di averti già detto che hai gusti orribili." dice, camminando per la camera come se si trovasse in una discarica, tappandosi persino il naso.
"Ecco la Zoe che conosco!" esulto con moderazione nel ricevere qualche suo commento dispregiativo. Mi dispiace, onestamente per quel che le sta capitando. Nonostante sia una puttana da quattro soldi che si è fatta il mio migliore amico; nonostante sia spregevole, bastarda e insensibile come pochi; nonostante la odi e la stia ospitando, non merita il dolore che sta provando.
"Grazie per ospitarmi, stronzetta." s'addolcisce un poco, aprendo la finestra per fare entrare aria pulita che sostituisca il fetore che invade la mia stanza, secondo lei.
"Tu sai che mi chiamo Sofia, vero?" cerco conferma, innervosita dal fatto che proprio come suo fratello, non mi chiami con il mio vero nome.
"Sì, stronzetta." assente, ma non smette comunque di darmi della stronza, il che mi fa sospirare. In seguito, invia per messaggio il mio indirizzo a suo fratello che in meno di mezz'ora, arriva con una valigia dietro, all'interno della quale ci sono abbastanza indumenti per un mese.
"Ti fermi qui una sola notte, giusto?" chiedo nuovamente per essere certa di non aver frainteso. È già tanto se riesca a sopravvivere sino a domattina, figuriamoci per trenta notti. Fa sì col capo, abbracciando la valigia di Gucci come se fosse suo figlio.
"E allora perché tuo fratello ti ha portato una valigia grande quanto me?" proseguo con l'interrogazione.
"Perché sa chi sono e per scegliere un outfit, devo prima provarne ventiquattro almeno." risponde ovvia, "Sai che ti dico? Vado a farlo adesso!" decide, ritornando al piano superiore. Nel frattempo, Dean rifà la sua comparsa, dopo aver fatto il tour della mia casa, che in confronto alla sua sembra una caccola. Ha con sé una mia vecchia foto incorniciata, quella dove Cheche si era travestita da Catwoman e io da Spongebob. Si avvicina a me tra le risate piegandosi ogni tanto e lamentandosi per il dolore alla pancia, mentre io muoio dall'imbarazzo.
"Da Spongebob? Davvero?"
"Dammela!" gli ordino, ma lui eleva il braccio in alto e finiamo per litigare lì, ai piedi delle scale e davanti all'ingresso. È il doppio di me dunque gli salto addosso, circondandogli la vita con le gambe e il collo con le braccia, per poi arrampicarmi come se fosse un albero. Ogni volta che mi allungo verso la sua mano però, tenta di farmi cadere, spingendomi giù con l'altra mano libera e quindi non solo la posizione è compromettente, ma anche i movimenti. Fortuitamente la porta si spalanca, facendo intravedere mia madre che dinanzi a ciò, rimane di stucco.
"Sofia Kylie Hall Roux."
N/A
Finalmente ho messo il cast, spronata da @EMcheeky e aiutata da hedaxblake. Questa sera sul tardi potrei riaggiornare; mi sento buona dato che è il mio compleanno. A proposito, grazie a coloro che se ne sono ricordate e grazie anche a chi nello scorso capitolo ha lasciato un commento!💋💋
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Eighteen
Teen Fiction"Hey, modello di Abercrombie and Fitch! Mi sto annoiando, parliamo o pomiciamo?" chiedo al poliziotto di guardia, il quale subito dopo rotea gli occhi al soffitto. Beh, io ci ho provato. É SOLO PER FARE RIDERE, NON FATEVI IDEE AFFRETTATE SU DI ME...