"Papà?" domando sorpresa e proprio in quel momento la porta si spalanca, facendo intravedere Zoe che butta le sue cose per terra e si lamenta per il rifiuto di Giovanni, nonché sua scopata abituale. Porello, secondo me, viene prosciugato da questa ragazza ninfomane.
Non appena lei nota il rossore dei miei occhi, non si avvicina per consolarmi e nemmeno per chiedermi che é successo o se ho pianto, bensì pone se ho fatto uso di qualche sostanza illegale e nel caso di condividere. Le lancio un cuscino e le faccio segno di stare in silenzio."Sofia, sì. Sono io." riprende mio padre e, Cristo Santo, vorrei piangere, sfogarmi e tirare tutto fuori, ma non posso davanti alla mia coinquilina.
"Perché mi stai chiamando con il cellulare di Cheche, papà?" e Zoe all'udire l'ultima parola, serra gli occhi e indietreggia come se fosse stata colpita da checchessia.
"Perché non ho presente il tuo numero."
"Potevi semplicemente venire a casa." ribatto con un accenno di fastidio. Quindi é corso a casa della mia migliore amica per contattarmi? Il senso?
"Non posso."
"Se é per mamma, ti messaggio quando é al lavoro." preciso, ma lui con un sospiro non mi permette di terminare.
"Spero tu possa perdonarmi."
"So che é colpa di mamma se sei finito in prigione, tranquillo."
"No no, cioè sì lo è, ma é anche mia la colpa. Ascoltami, Sofia: mi trasferisco." dice chiaro e tondo, ma mi rifiuto di assimilare le sue parole, né di accettarle. Supplico con lo sguardo la brunetta al lato opposto al mio, di lasciarmi un attimo sola e, comprensiva, esce dalla stanza.
"Perché scusa?" alzo gli occhi al soffitto, frenando le lacrime di incombere.
"Sappi solo che ti voglio bene, principessa."
La linea cade e io in fretta e furia ricompongo il numero, ma é Cheche ora a rispondermi. Le grido dove diamine si trovi mio padre e che piani abbia, ma lei continua solo a scusarsi. La mando all'inferno, sottolineando il fatto che in quanto mia stretta amica avrebbe dovuto mandarlo qui da me. Tra il litigio con Naìm, il disprezzo di mia madre e il comportamento di Cheche, rischio di impazzire. Li sto perdendo ad uno ad uno e il dolore che mi causano, mi stanno uccidendo. Inizio a lanciare oggetti, a rompere qualsiasi cosa mi capiti sotto mano, sino a quando Zoe mi ferma irrompendo nella stanza.
"Sofia, che ti prende?" osserva il caos creato in pochi minuti, "Calmati, stronzetta."
"Vaffanculo! Vattene! Torna a casa tua e levati dai coglioni! Non sei gradita. Sei un'incassa-cazzi inutile, una stronza! Ti circondi di amiche false e amici di letto. Sei patetica." urlo, sfogando un quarto della mia rabbia su di lei. Si avvicina leggermente ferita, ma poi arriva mia madre, la quale al sentire il baccano, é salita per vedere cosa sta succedendo.
"Che diavolo ti prende? Calmati!"
"Oh, calmati mi dici? Per colpa tua papà é finito in prigione e adesso che é libero non osa mettere piede qui dentro, non perché non vuole avere a che fare con me, ma perché ci sei tu! Gli hai voltato le spalle senza pietà, hai dato informazioni alla polizia. Sei una bastarda falsa." le sbatto in faccia la verità; verità che la porta a mollarmi uno schiaffo talmente forte che rimango per un po' con la testa girata a destra.
"Mi spiace, Zoe, che tu abbia dovuto assistere a tutto questo. Oggi puoi dormire nella camera degli ospiti, se non vuoi stare qui." afferma mia madre dopo avermi rivolto un'espressione indecifrabile. Credo sia delusa e arrabbiata. Beh, benvenuta nel club.
Mi asciugo le lacrime da sola per poi piangere ancora come se fossi diventata nuovamente una bambina. O sono brusca ed estremamente sarcastica o piango rendendomi ridicola; non ho vie di mezzo, reagisco così al dolore.
Fino a sera non scendo al piano inferiore e nemmeno le altre due sotto questo tetto entrano qui per parlare. Non ceno neanche e finisco con l'addormentarmi alle otto di sera.
Di punto in bianco, mi sveglio e mi maledico perché, riattivando il cervello, i pensieri fanno la loro ricomparsa. Abbranco il cellulare e scopro che sono le due del mattino e che ho un paio di messaggi da parte di Dean. A quel punto, rammentando la sua offerta, sgattaiolo fuori e mi dirigo al suo palazzo con la moto.
In un batter d'occhio, giungo a destinazione e, dopo aver preso l'ascensore, busso alla sua porta. Suono il campanello una quindicina di volte e finalmente mi apre con un'imprecazione. Ha addosso solo i boxer e le palpebre che si abbassano contro la sua volontà. Inutile dire che mi senta giá meglio grazie al panorama che mi sta offrendo!
"Che cazzo ci fai qui?"
"Non riesco a dormire e ho bisogno di qualcuno." lo spingo toccandogli i pettorali, con lo scopo di introdurmi nell'appartamento e anche di abbassare le dita ai suoi addominali. Ringrazio Dio per il fatto che sia rincoglionito a quest'ora e che non abbia protestato alla mia azione.
"Vado a mettermi qualcosa, aspetta." comunica, ma io lo afferro per il polso opponendomi:"Non scomodarti. Per quanto tu stia bene in giacca e cravatta o coperto da qualsiasi tipo di indumento, ti preferisco con solo i boxer!"
"Aspettami sul divano."
"Non vuoi sul letto?" ghigno senza mollare la presa e attirandolo verso di me.
"Se sei così vogliosa e sei solita svegliarti nel cuore della notte, perché non ti masturbi senza importunare alcuna anima viva?"
"Non sono come te che ti accontenti di una mano o di un giocattolo." lo spengo e sarei quasi tentata a portagli del ghiaccio per la scottatura.
"Io non uso niente!" obietta, osservandomi improvvisamente in modo strano; come se mi stesse studiando. Smetto di fissarlo, ma continuo a parlottare.
"Peggio ancora! Se vuoi possiamo fare una prova per stabilire se sei pronto o meno a scoparti Alexandra!"
"Stai bene?" mi scruta preoccupato e non volendo che mi guardi per paura che possa capire che qualcosa non vada, sbraito:"Io sì! Tu no, dato che non scopi da otto mesi. Non conosco nessun ragazzo come te!"
"Hai pianto?" diminuisce considerevolmente la distanza tra i nostri volti e io lo spintono di nuovo, sedendomi sul divano e permettendogli di coprirsi.
"Vai a vestirti, ti aspetto sul divano."
Sono venuta qui per distrarmi e lui che fa? Comprende subito con un'occhiata che ho qualche problema!
"C'entra tua madre, per caso?" ritorna con una felpa e un paio di pantaloni della tuta e non amando particolarmente questo argomento, lo cambio.
"Hai qualcosa da bere?" domando togliendomi finalmente il giubbino per poi appoggiarlo sul braccio del divano in pelle. Mi alzo per fiondarmi sul frigorifero, ma quando mi rigiro, trovo Dean con il mio cellulare che mi ha regalato e non é affatto contento.
"Credevo avessi eliminato il mio video! Perché Cheche te lo ha inoltrato adesso con un spero mi perdonerai con questo?"
"Ops."
N/A
Capitoli un po' tristi, scusate. Prometto solennemente che per il prossimo mi impegnerò di più per farvi sbellicare dalla risate! x
STAI LEGGENDO
Eighteen
Teen Fiction"Hey, modello di Abercrombie and Fitch! Mi sto annoiando, parliamo o pomiciamo?" chiedo al poliziotto di guardia, il quale subito dopo rotea gli occhi al soffitto. Beh, io ci ho provato. É SOLO PER FARE RIDERE, NON FATEVI IDEE AFFRETTATE SU DI ME...