26 | matt or dean?

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"Se hai bisogno di me... non chiamarmi, mi hai rotto i coglioni." afferma Dean prima che riavvii il motore per andare a lavoro. Ridacchio poiché ormai ho capito che su di lui potrò contare quasi sempre, sebbene le sue parole lo contraddicano. Quale razza di essere umano con un cervello, offrirebbe la propria disponibilità ad una ragazza che conosce da nemmeno un mese? Nessuno.

Mi faccio coraggio e affronto quell'ennesima giornata scolastica, ignorando Cheche e Zoe, e cercando disperatamente di chiarire con Naìm. Come se non fosse già frustante e complicata la mia situazione, si é aggiunto persino Matthew che vuole sapere che programmi abbia per questo pomeriggio. Tirargli il pacco risulterebbe un po' da ipocriti, in quanto abbia scongiurato Dean di aiutarmi per fare la sua conoscenza. Mi interessa, ne sono certa. È bellissimo e forse anche simpatico, e a dir la verità, ora che ci rifletto meglio, ho bisogno proprio di questo, di una gioia. Pertanto lo informo del mio orario e ci mettiamo d'accordo sul luogo di incontro: alle 13:30 in un caffè.

Al termine dell'ultima ora, scatto via poiché, essendo stata accompagnata da Dean, non ho con me la moto, e di conseguenza mi tocca prendere l'autobus, nonché mezzo pubblico che più odio al mondo per i ragazzetti con le casse che riproducono canzoni rapper a palla. Cheche però, riesce a bloccare la mia strada e a costringermi a concedergli un minuto.

"Fammi spiegare, cazzo." pretende imprecando e con il fiato corto. Mi sorprende che mi abbia rincorsa realmente, è la persona meno sportiva che io conosca e non andrebbe dietro nemmeno all'amore della sua vita, anzi, riuscirebbe a trovarsi un ripiego sul momento.

"Spiegare cosa? Mio padre ha preferito andare da te e poi che fa? Mi dice addio attraverso il tuo cellulare!" esclamo, evitando di alzare troppo il tono, non volendo che anche questa parte della mia vita sia alla bocca della scuola.

"Tuo padre è nei guai, Sofia." dice, ma non voglio crederle. Mio padre adesso è un uomo libero, ha scontato la sua pena, seppur con il cuore a pezzi per essere stato pugnalato alla spalle dalla moglie. Mio padre adesso sta bene e dovrebbe stare con me, sua figlia.

"Senti, non ho proprio voglia di affrontare quest'argomento, devo uscire con Matthew." la supero e lei proseguendo al mio passo, continua.

"Matthew? È fig-... Voglio dire: è tuo padre, Sofia! Non è venuto da te perché non voleva che sapessi..." indugia e nel mentre arriviamo alla fermata.

"Sapessi cosa?"

"Non è stato dentro solo per frode." confessa e l'unica cosa a cui riesco a pensare è il fatto che lui si sia rivolto alla mia migliore amica. Non me ne capacito! Okay, ha badato ad entrambe, ma dopo dodici anni lontani, mi aspettavo venisse da me, com'è giusto.

"No." la interrompo, rifiutandomi di ascoltare altro. Scorgo l'autobus arrivare e allora la abbandono. Mi siedo in fondo, dove però ci stanno, come avevo previsto, ragazzi delle medie e del biennio dei licei, e ciò che Cheche mi ha riferito non fa altro che gironzolarmi nella testa. Cosa c'è sotto? Cosa ha combinato mio padre?

"WHITE J'S, WHITE PORSCHE
WHITE WRIST, WHITE HORSE
HI BITCH, HI BITCH." sussulto per il volume troppo alto e per il fatto che un ragazzo abbia fatto partire la canzone di punto in bianco. Canta assieme al suo gruppetto di ribelli, convinti di essere fighi e grandi, apparendo in realtà solo rotture di coglioni.
Mi trattengo dall'ucciderli uno ad uno, ma quando il brunetto si rivolge a me per la parte « hi bitch », il limite della mia tolleranza viene superato. Afferro le loro casse e le spengo senza esitare.

"Ma che cazzo fai?"

"Che cazzo fate voi! Ci sono delle signore anziane e dei bambini, andate ad ascoltare Danielle Bregoli sotto ponti, mica qui che rompete solo i coglioni." li azzittisco e quando realizzo che la prossima fermata è la mia, suono e scendo con ancora le loro casse di merda. Li vedo affacciarsi alla finestra e, da quale bastarda che sono, le lascio sulla panchina davanti ai loro occhi quando l'autista chiude le porte.

Mi rallegro leggermente e, liberando la mia mente dai miei problemi, mi dirigo finalmente da Matthew, il quale è già dentro il bar, in anticipo oserei dire. Mi tolgo la giacca e mi accomodo difronte a lui, che mi smorza un sorriso caloroso, seguito da un complimento a cui non faccio caso.

"Hai già ordinato?" domando e
dopo che nega con il capo, aggiungo sfacciata:"Okay, perfetto. Paghi tu, vero? Non ho soldi con me."

"Euh... Ehm... Sì, certo." corruga la fronte, "Mi ero dimenticato di quanto fossi diretta." ridacchia, rammentando sicuramente la frase idiota che mi è scappata nel vederlo la prima volta.

"Mi piace." contesta e ora sono io a corrugare la fronte.

"Cosa?"

"Il tuo carattere."

"Sono qui da sì e no due minuti, cosa credi di aver visto di me?" sbotto più acida del dovuto.

"Wow, ma sei incazzata?"

"No."

"Lo sei."

"Vuoi un calcio?" sbotto ancora e questa mia azione dà la conferma a lui, perciò mi scuso:"Perdonami, è stata una giornata pesante."

"Non dirlo a me! Mi si è rotta la pistola." dice e mi mordo le labbra per non rifilargli la medesima domanda posta a Dean.

"Beh, hai ancora l'altra." bisbiglio ghignando.

"Sei più bella quando sorridi e non mi assali per ogni cosa che dico." appoggia la mano sulla mia e a ciò la ritraggo con la scusa del menu: devo usare ambedue le mie mani, no?

"So di essere bella, risparmiami i tuoi futili complimenti." sposto i capelli dietro, facendoli cadere sulla schiena.

"Oh, chiedo venia, ma certe cose si dicono a chi mi ammalia."

Ripongo il menu e scoppio a ridere, dritto al suo viso:"Oh Dio, ma funziona davvero questa frase?"

"Quasi sempre." ammette per nulla offeso o checchessia dalla mia reazione maleducata. Dopo questa uscita, sono sicura al 101% che non vorrà più vedermi.

"Sei particolare."

"No, sono solo un ammasso di battute sarcastiche e realistiche." mi sminuisco, cosa che accade di rado, essendo completamente piena di me.

"Con un gran bel fisico, se mi permetti." mi fa l'occhiolino e io controbatto:"Ti permetto, ma guardami negli occhi e non tu sai dove."

"Sei esilarante."

"E via con i complimenti!"

"Usciamo?"

"Siamo appena arrivati."

"Sì, ma mi hai stravolto un po' i piani."

"E quali erano esattamente?"

"Onestamente?"

"Onestamente."

"Un uccellino mi ha detto che eri interessata alla mia liana, ma visti i sei minuti in cui abbiamo parlato, ho qualche serio dubbio." contesta, indossando il cappotto, incitandomi a fare lo stesso.

"Non fidarti dell'uccellino, è al quarto stadio di stupidità. Trattasi di un cancro terminale."

"Non sopporti proprio Dean, eh?"

"Io lo adoro." gli confido, uscendo dal bar e rabbrividiti tutti e due per la folata di aria fredda che ci investe.

"Mh... devo preoccuparmi? Ho concorrenza?"

"Forse, ma se giochi bene, sono già tua." ammicco.

"Mi aveva accennato dei tuoi flirt..." dice e io mi annoto che devo soffocare nel sonno Dean.

"So già che mi farai impazzire." mi guarda intensamente negli occhi, come Homer Simpson fa con le ciambelle, come qualcuno che brama ardentemente qualcosa che sa benissimo di essere in grado di acchiappare, costi quel che costi. Vorrei ribattere, ma vengo distratta dalla vibrazione del mio cellulare, che mostra nel centro notifiche un paio di messaggi da parte di Dean.

Dean-osauro: SOS
Dean-osauro: HO COMBINATO UN CASINO
Dean-osauro: VIENI DA ME
Dean-osauro: TI PREGO

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