9 | zhoe

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Varco la soglia di casa e – come immaginavo – mia madre è proprio davanti alla porta. Assisto alla battaglia contro se stessa per non perdere le staffe come è solita fare, poi si tranquillizza fino a piegare le sue labbra e parere una psicopatica. Mi saluta con un freddo e distaccato ciao e io l'avviso che sarei entrata alla seconda ora a scuola, ma stavolta non si frena e strilla che posso fare quel che voglio, che ormai sono maggiorenne, ma che la scuola non deve assolutamente andarci di mezzo. E così, perdo una buona mezz'ora a discutere con lei a tal punto che in conclusione abbiamo entrambe lacrime che fanno a gara lungo le nostre guance. Salgo le scale per rintanarmi in camera mia, ma prima di poterlo fare mi domanda:"Perché sei diventata così?"

Non la degno di una risposta perché lei la conosce alla perfezione.
Mi cambio e raccolgo i miei capelli corvini in una coda alta lasciando i cosiddetti « baby-hair » cadermi ai lati del viso senza esagerare. Acciuffo lo zaino nero della Vans e salgo sulla mia moto vecchia di anni oramai. Parcheggiata essa nel mio solito posto, mi indirizzo nella mia aula preparandomi psicologicamente all'intera giornata scolastica.

Ho trascorso le ore a spingere le mie palpebre a non abbassarsi, e, anche se alla quarta ora ho ceduto, alla quinta mi sono sforzata a rimanere sveglia; ho bevuto persino un caffé, bevanda per cui non vado letteralmente matta. Al suono della benedetta campanella, usciamo tutti con entusiasmo, alcuni – compresa la sottoscritta – con il desiderio di dormire e altri con l'eccitazione di andare a trovare il proprio moroso o morosa.

"Sof! Troietta, ho visto solo adesso il video che mi hai inviato. È eccitante." afferma Cheche a voce troppo alta e Cristo, sembra che le abbia mandato un video intimo di me – cosa che sicuramente hanno afferrato i passanti che ci hanno squadrate. Siamo note per i cuori spezzati a scuola e non mi stupirei se domani incominciasse a girare la falsa voce del perché abbiamo rifiutato quelle file di spasimanti. Mi immagino già il titolo del giornale scolastico: Sofia Roux e Karrueche Tran, amiche dalla prima superiore o qualcos'altro?
La mia migliore amica mi si affianca facendolo ripartire e iniziando a ballare sensualmente come è capace solo lei e normalmente mi sarei aggregata, ma non è proprio giornata per me quindi le dico di smettere.

"Non inviarlo a nessuno e soprattutto non eliminarlo." ordino additandola per rendere di più il concetto e muovendo il capo per dirmi sì, mi chiede anche il motivo.

"Perché è un asso nella manica nel caso mi mettessi di nuovo nei guai."

"Non ti seguo." contesta perplessa e io le riassumo brevemente le scoperte di ieri sera:"Ho scoperto che la mia guardia è uno spogliarellista occasionale ed è, purtroppo, il fratellastro maggiore di Zoe, ricca ma puttana, Hill." 

Si porta le mani alla bocca e alterna lo sguardo dal video a me e da me al video, ma poi si ricompone, assumendo la sua espressione stronza di sempre.

"Ciao stronzette." odo alle mie spalle e adesso capisco il perché Cheche si sia irrigidita. Parlando della vacca, ecco che spuntano le corna.

"Ciao Zoe, festa di merda ieri!" esclamo con un sorriso ipocrito sul viso, proprio come lei.

"Tu credi? E la parte in cui ti sei appartata con mio fratello? È stata una merda anche quella?" mi ammutolisce e la mia migliore amica reagisce in modo esagerato, dato che è ancora all'oscuro del tempo passato insieme a Dean.

"Sei stata con il poliziotto sexy?!"

"No, Cheche, non in quel senso." preciso per paura che si faccia idee strambe e surreali. Lo ammetto, trovo il fratello della bagascia in rosa molto attraente, ma tutto qui.

"Non in quel senso mai. Lui ha ventisei anni." interviene l'altra, marcando bene sulla parola mai.

"E quindi? Io e te ci siamo fatte uomini di trenta." ribatte la mora al mio fianco senza darmi la possibilità di spiccicare parola. Finirà male questa conversazione, me lo sento.

"Parla per te, latina."

"Ho origini vietnamite e africane, non sono latina."

"Che vuoi che sappia delle tue origini se non conosco nemmeno il tuo nome? So solo che sei aperta come poche."

Cheche mi domanda di tenerle il cellulare, gli orecchini e la borsa, poi molla uno schiaffo a Zoe, che non esita a ricambiare. In poco tempo si stanno tirando a vicenda i capelli e sospiro nel vedere che si forma celermente un pubblico che non fa nulla. Sono abituata agli attacchi violenti di Cheche, ma non riesco proprio a tollerare questo suo lato, perciò la strattono, le ridò le sue cose e le consiglio di andarsene, prima che i professori possano intervenire e prendere provvedimenti seri, mentre io do una mano alla Hill, o almeno ci provo.

"Non toccarmi, che schifo!" mi respinge, alzandosi autonomamente in piedi per aggiustarsi i capelli scompigliati.

"Volevo aiutarti, ma fa lo stesso!" bofonchio stufa di lei. Non è la prima volta che tento di aiutarla, di comportarmi in modo carino, ma devo arrendermi all'idea che sia una bastarda altezzosa incurabile.

"Sto bene, non ho bisogno di nessuno, tanto meno della disperata stronzetta che sbava dietro mio fratello."

"Trascorrere un paio di ore con qualcuno non vuol dire sbavarci dietro, ma pensa a quel che vuoi; non mi interessa nulla della tua opinione, tanto meno di te." replico fissandola dritta negli occhi e dopodiché mi dirigo verso la mia moto, ma il finestrino dell'auto posteggiata di fianco si abbassa, mostrando Dean.

"Arrabbiata, ragazzina?" domanda esilarato nel momento in cui monto sulla mia Triumph Daytona.

"Vaffanculo Dean e vaffanculo tua sorella!" digrigno i denti, non essendo in grado di sopportare nessuno oggi.

"Ciclo?"

"No, intolleranza alle troie, tra le quali tua sorella." puntualizzo, facendomi una coda alta con il fine di non accecarmi con i capelli mentre guido e di scompigliarli troppo, anche perché ho scordato il casco.

"E cosa c'entro io? Perché mi hai mandato a fanculo?"

"Senti, è stata una giornata di merda. Non hai mica detto di odiarmi? Perché cazzo allora mi stai parlando?" pongo, ma non risponde a nessuna delle mie domande.

"Suppongo che tu abbia il ciclo."

"Vaffanculo." ripeto e attivo il motore.

"Non hai il casco?" apre di nuovo bocca e mi maledico mentalmente per averlo dimenticato e avere conosciuto un poliziotto. Tuttavia noto che non ha la divisa quindi non è in servizio, tecnicamente.

"Non puoi guidare senza il casco." continua e io roteando gli occhi al cielo, lo provoco involontariamente, forse ormai per abitudine:"Impediscimelo."

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