13 | let's go

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La prima notte è passata tra le critiche e gli amorevoli insulti che ci siamo scambiate in modo equo io e Zoe, la quale però si azzittiva ogni qualvolta che mia madre era nelle vicinanze. Poi, quando ormai il sole è tramontato, l'ho sentita singhiozzare ininterrottamente per circa tre ore e avrei voluto tanto abbracciarla per consolarla, ma il sonno, l'odio, lei in generale mi hanno intralciata e me ne sono fregata.
Il risveglio è stato traumatico: come sveglia ha impostato Milkshake di Kelis, canzone che è stata subito accompagnata dalla sua squillante voce. Non mi capacito della sua vivacità e forza alle sei del mattino per andare a scuola, tra quei quattro muri sporchi e quasi ammuffiti, le sedie differenti le une dalle altre, così come i banchi, e, infine, le persone di merda che la frequentano. Adesso siamo dinanzi all'ingresso scolastico e, naturalmente, arrivare assieme alla mia acerrima nemica, ha lasciato molti miei amici e conoscenti perplessi, tra i quali Naìm e Cheche, che mi hanno allontanata dalla barbie.

"Spiegazioni. Ora. Muoviti." ordinano all'unisono come se si fossero accordati precedentemente.

"Dormirà da me per una settimana perché ha dei problemi familiari." sintetizzo, ma loro non se la bevono e sospettano che stia tralasciando dei dettagli rilevanti.

"E a tua madre sta bene?" domanda Naìm e ho quasi paura di dire a loro la verità:"A mia madre va a genio, che ci crediate o meno."

Indietreggiano di un passo, portandosi una mano sul cuore come se avessero appena ricevuto una pallottola. Cheche, allora, cerca tra i contatti mia madre, affermando che avrebbe voluto sentirglielo dire. Cliccando il suo numero, attiva la richiesta di chiamata, ma dopo nemmeno uno squillo, essa si conclude.

"Ti ha bloccata, non ricordi?" le rammento il giorno in cui si è comportata come una santa per far sì che restasse a casa mia, cosa che non ha convinto l'altra purtroppo, la quale ha aggiunto alla lunga lista di difetti la parola lecca-culo.

"Ma che problemi ha tua madre?! Le piace Zoe, cazzo! È per caso razzista? Odia me e Naìm."

"No, deficiente." le dò una sberla sul retro della testa e lei, prendendomi per braccetto come le anziane signore, ribadisce che sono solo sua e che non avrebbe mai permesso a nessuno di sottrarmi a lei, nemmeno a satana, che sarebbe – secondo lei – Zoe. Rido e assieme a questi due mongoli, ci dirigiamo nelle nostre rispettive aule.

Terminata anche questa giornata scolastica, attendo nel parcheggio la mia coinquilina, ma quando la vedo, questa corre addosso a Giovanni, un ragazzo noto per le sue abilità a letto. A quel punto, afferro che non sarebbe tornata a casa con me – meglio così. Parto con la mia moto e in men che non si dica, giungo nel mio quartiere, dove una Ducati posteggiata stona con i pick-up dei miei vicini. È di Dean, ne sono certa, e infatti lui è concentrato a fare avanti e indietro sulla mia veranda, forse indeciso sul bussare alla mia porta o no. Ridacchio, attirando la sua attenzione.

"Che ci fa uno spogliarellista davanti a casa mia? Il mio compleanno è stato la settimana scorsa." avanzo nella sua direzione, inserendo la chiave della moto nella tasca interna della mia giacca.

"Ciao anche a te, Serafina."

Non riesco a non roteare gli occhi all'udire il nuovo nome che mi ha rifilato; si diverte tanto a irritarmi con così poco?
Sorvolo su ciò e vado al sodo:"Cosa vuoi?"

"Sono qui per riprendere mia sorella perché mia madre la rivuole a casa." mi comunica e salterei per la gioia esattamente ora, ma con lui davanti, preferisco evitare giudizi e prese in giro.

"Credo sia andata a casa di Giovanni per una sveltina o una vera e propria scopata. Vuoi l'indirizzo?"

"Smettila di informarmi così tanto sulla vita sessuale di mia sorella, Dio Santo!" si tappa le orecchie, schifato, mentre spalanco la porta di casa, appoggiandomi allo stipite per poi invitarlo ad entrare:"Chiedo venia. Entra dentro che ti dò le sue cose intanto."

"Dentro casa?"

"No, dentro la mia vagina!" dico sarcastica, "Ma secondo te?"

"C'è tua madre?" domanda curioso, quasi pronto a montare in sella e sfrecciare via nel caso di una mia risposta positiva.

"No, oggi lavora anche di pomeriggio."

"Allora entro volentieri, anche perché si sta morendo di freddo e ho bisogno di riscaldarmi." si strofina le mani sulle braccia e, usando a mio vantaggio quel che abbiamo affermato poco fa, pongo – certa che si sarebbe infastidito:"Dove vuoi entrare?"

"Sei impressionante!"

"Scusami, papino."

"Ancora con questo papino? La vuoi smettere?"

Non si accorge che nel chiedermi ciò, si è avvicinato e ora si trova ad un palmo dal mio corpo. Questa vicinanza per quanto possa essere gradevole per il suo profumo, non la voglio, dunque, non gli rispondo, bensì gli parlo di tutt'altro, riferendogli che può togliersi la giacca e metterla sull'appendiabiti, cosicché si allontani e riprenda a respirare regolarmente.

"Aspettami che tolgo anche la cuffia."

"Per me potresti addirittura spogliarti." ammicco e ammetto che questa potevo risparmiargliela. Tralascia questo mio inadeguato commento e mi incita a prendere ciò per cui è venuto.

"Sali prima tu." lo lascio sorpassarmi, ma lui ritorna al mio fianco.

"Perché?"

"Perché poi mi fissi il culo! Non sono scema." contesto, influenzata da numerosi film e anche dai punti di vista dei ragazzi nelle storie d'amore.

"Ma se sei tu quella maniaca che fissa i culi altrui!" controbatte e così facendo, mi ha colpita e affondata. Ma quindi sono io il ragazzo tra i due? Insomma, ho tutte le caratteristiche del classico protagonista maschile: sono modesta, bella, irritante, chiacchierona, divertente e... ho già detto bella?

"Silvia, sta squillando il telefono." mi riporta alla realtà e mi affretto a rispondere, ma riattacco non appena la voce di mia madre mi spacca il timpano dell'orecchio destro, domandandomi come mai non risponda alle sue telefonate. Bene, oltre al funerale del mio iPhone 11 – non è vero, avevo uno squallido Samsung tarocco – devo organizzare anche il mio.
Ritorno dal mio ospite, ma non è più dove l'ho lasciato. Grido il suo nome e scopro che la sua risposta a tono proviene dalla mia stanza.

"Tutto a posto?"

"Una specie. Non è che potresti rimanere per altre tre ore? Giusto il tempo per fermare mia madre dall'uccidermi."

"Cos'hai combinai stavolta?"

"Ti ricordi la festa di tua sorella? Ecco, ho perso il mio cellulare negli abissi del tuo cesso ed era il terzo in due mesi che mi ha ricomprato."

"Hai il casco, vero?"

"Sì, perchè?"

"Vieni con me." mi porge una mano e io ci metto la faccia, ci metto la testa, ci metto il cuore per non sparare l'ennesima battuta perversa.

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