52 | the best gift

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Usciti dal diner, Dean dichiara che la nostra serata non è ancora terminata e subito il desiderio di venire a conoscenza di cosa abbia programmato per l'inizio vero e proprio di un possibile noi, mi invade e mi elettrizza. Sono rimasta sbigottita al suo invito; non me lo aspettavo, soprattutto non dopo la discussione di stamani, che avrei voluto in parte continuare per chiarire. Non ci rimugino troppo e mi focalizzo su Dean che sta guidando al volante della sua auto per una metà indefinita in un silenzio anormale, che mi sta uccidendo lentamente e che mi spinge così ad accendere la radio per canticchiare - e per canticchiare intendo cantare a squarciagola per rompere i timpani e qualcos'altro alla persona al mio fianco. E incredibilmente, lui mi precede tappandomi la bocca e avvertendomi con fare minaccioso che se solo avessi cercato di intonare un verso, mi avrebbe lasciata a piedi.

"Non ne avresti il coraggio."

"Scommetti?"

"Trappando come Pablo, huh... SKRRT SKRRT! Porta la tua tipa al tablo, huh... SKRRT SKRRT! Mi conosci sono el diablo, huh... SKRRT SKRRT! No, io con te no hablo, no... SKRRT SKRRT!" grido letteralmente e il colpo di freni di Dean mi fa capire che non sta scherzando. Accosta sul lato della strada e fa il giro per aprirmi lo sportello, togliermi la cintura di sicurezza e prendermi in braccio per abbandonarmi. Io mi dimeno, mollando calci a casaccio e lo becco più volte sul petto, sulla pancia e sulle gambe, ma tutto questo risulta invano, ché riesce a tirarmi fuori. Prima che possa tornare al volante, entro buttandomi sui sedili posteriori e lui anziché arrendersi ricomincia a tirarmi per le caviglie. Riesce a trascinare fuori la parte inferiore del mio corpo e tutti i clacson delle auto passanti ci fa intuire di essere in una posizione compromettente: io a pecorella e lui che tira con me che oppongo resistenza, provocando in tal modo un moto avanti e indietro all'auto.

"Sporcaccioni!" ci giunge alle nostre orecchie e solo a quel punto Dean cede, privo di forze. Si rimette al volante e guida senza spiccicare parola.

"Siamo arrivati?" chiedo, sedendomi in mezzo per avere una migliore visuale e per giocherellare con il lobo del suo orecchio. Quanto amo vederlo irritato da me, ah!

"Siamo arrivati?" chiedo ancora, non avendo ottenuto una risposta, ma solo una contrazione della mascella che spiega il suo stato d'animo.

"Siamo arrivati?" non mollo e a momenti diventa rosso come un pomodoro per la rabbia.

"Ripetimi cortesemente perché ti ho invitata ad uscire, per favore." fa il simpaticone e io gli rinfresco la memoria senza alcun problema:"Perché ti piaccio e hai mooolta, ma molta pazienza."

Lo bacio sulla guancia e finalmente posteggia la macchina, segno che siamo arrivati a destinazione. Scendo per poi guardarmi attorno e rimango a bocca aperta nel vedere la presenza abbondante di mongolfiere.

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