8 | mommy's home

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Ho appena terminato di lavarmi e togliermi di dosso quel fetore è stata un'impresa. Per non parlare di quanto fosse stretto il croptop che doveva essere elastico. Ora sembro una barbie malandata, senza trucco e con i capelli bagnati che a loro volta mi bagnano la schiena. Peggio di così non può andare la mia serata.
La festa è ancora in corso e adesso capisco il fastidio che provano i miei vicini quando le organizzo io. Il baccano si sente parecchio e mi sorprende il fatto che la principessa sul pisello riesca a dormire beatamente; avrà bevuto molto.
Dopo un'eternità, trovo il phon e non mi meraviglio nel leggere che pure questo sia di marca. Questa famiglia caga soldi. Attacco la spina alla presa a muro, ma non appena lo attivo, la corrente salta e l'intera villa si ritrova al buio. Tasto ogni punto del ripiano del lavandino alla ricerca del mio cellulare per farmi luce con la torcia, ma sono talmente agitata che credo di averlo spinto e il tonfo nell'acqua, mi fa intendere dove. Impreco e cerco di raggiungere Zoe, ma essendo nel buio più totale sbatto il fianco contro qualcosa, provocandomi un dolore indecifrabile. La corrente poi ritorna e mi accorgo solo in quel momento che la confusione del piano inferiore, si sia dissolto per magia. Mi sbrigo e scendo le scale, noncurante dell'outfit orrendo.
Non c'è più nessuno, si stanno tutti dirigendo all'esterno e non capisco il motivo.

"Che diamine è questa storia? La casa è a soqquadro!" sento una donna sbraitare e nella speranza di non farmi vedere, mi sporgo un po' per comprendere di più. Noto una donna sui quaranta vestita in modo eccentrico; somiglia a Crudelia de Mon!

"Mamma, era solo una festa, dai." ribatte Dean che sta cercando invano di rasserenarla, ma non lo ascolta perché scova un ragazzo per terra che riconosco subito, ché fa parte della mia cerchia di amici, ossia Chuck; lo prende letteralmente per l'orecchio e gli ordina di andarsene. Lui non se lo fa ripetere due volte e se la dà a gambe.

"Ma sì, era solo una festa! A chi importa se tutti i mobili sono rovinati, se hanno preso qualcosa, non è vero?" grida e a momenti le esce il fumo dalle orecchie.

"L'ha organizzata Zoe? Dove quella cogliona?"

"Mamma, no, l'ho organizzata io. Zoe non c'entra nulla." la protegge il poliziotto, intenerendo il mio cuore marcio nella mia gabbia toracica.

"Dovevo farvi conoscere Finn, stasera, ma a quanto pare rimanderemo a domattina."

"Finn?"

"L'uomo che ho conosciuto." il volto le si illumina per un secondo, ma poi riacquista quella faccia da snob bastarda e dice:"Adesso pulisci tutto, manda via i ragazzini che sono rimasti sopra a scopare o fumare e vedi di non fare più feste del genere, intesi? Io vado a prendere Finn all'aeroporto e passeremo la notte nell'albergo di famiglia."

Elenca rapidamente e poi mi sale il panico poiché viene dalla mia parte. Prendo il primo corridoio sotto mano, ma mi scopre comunque e non mi saluta con piacere:"E tu chi sei? Come razza ti sei vestita? Via da casa mia, sgualdrinella."

Se solo sapesse che questi sono di sua figlia, Crudelia de Mon, vorrei risponderle, ma mi pare che abbia già una cattiva opinione su sua figlia quindi mi limito ad osservarla mentre mi squadra con disgusto e se ne va, sbattendo la porta di casa con prepotenza. Raggiungo Dean che si è seduto sul divano e si sta sorreggendo il capo con le mani.

"Simpatica tua madre."

"Senti, potresti farmi un cazzo di favore e dire agli altri rimasti di andarsene? Ah, e vattene con loro, magari."

"Wow, mammina ti rende nervoso, eh." dico e ricevo una sua occhiataccia che mi istiga ad obbedire. Rifaccio le scale e ripeto alle ultime quattro coppie di persone di sloggiare. Alcuni mi rimproverano anche per averli interrotti sul più bello.
Scendo per la seconda volta giù e aiuto il castano a pulire, afferrando un sacco della spazzatura e inserendoci tutto lo schifo lasciato generosamente dagli invitati.

"Che stai facendo?" chiede antipatico lo spogliarellista occasionale.

"Sto rubando i bicchieri già usati perché li colleziono." rispondo sarcastica e lui inarca un sopracciglio, "Ti sto dando una mano, mongolo."

"Perché?"

"Perché ne hai bisogno, testa calda." replico mantenendo l'aria da stronza insopportabile di sempre, anche se dentro sono dispiaciuta per il dialogo che ha avuto con sua madre.

"Ma vai via!"

"Un po' di gratitudine è sempre ben accetta."

"Ma io non ti voglio qui." obietta mentre io continuo a piegarmi per raccogliere la spazzatura.

"Smettila di lamentarti e pulisci o non faremo in tempo per domattina." gli suggerisco, ma non si smuove e persiste nel mandarmi a casa.

"Non hai nessun motivo per rimanere qui. Io ti odio, mia sorella ti odia e tu odi lei."

"Ti sbagli, ne ho uno." ribatto, "Devo aspettare che la lavatrice e poi l'asciugatrice finiscano, così che possa riavere la mia tutina." lo ammutolisco e finalmente si concentra sul passare l'aspirapolvere, mettere a posto i quadri e diversi oggetti, e altre faccende domestiche.

"Sissy!" mi chiama e grattandosi la nuca, prova ad essere carino domandandomi:"Vuoi delle ciabatte o qualcosa? Insomma, stai girando scalza."

"Non muoio, tranquillo, amore mio." lo rassicuro e lui rotea gli occhi al soffitto per il nomignolo che gli ho affibbiato.

Terminiamo verso le otto del mattino e la casa, sebbene non sia più disordinata, ha ancora differenti mobili rovinati. È stato divertente tutto sommato, soprattutto quando siamo passati alle camere, dove abbiamo trovato lenzuola colme di semi altrui. Cosa ho trovato di esilarante? Vedere Dean buttarsi sul letto dell'ultima stanza con il desiderio di dormire e realizzare solo dopo di essersi sdraiato su un materasso sporco.
Ho scoperto inoltre che non sono stata io a far saltare la corrente, bensì sua madre per mandare tutti a casa. Inutile dire che l'ammiri nonostante mi abbia definita una poco di buono. È una donna con le palle!

"Ce l'abbiamo fatta!" esclama esausto e io sorrido solamente, piegando i vestiti di Zoe dato che ho rimesso la mia tutina.

"Grazie, Sofia." pronuncia il mio vero nome per la prima volta e io mi ritrovo in quella situazione in cui per sbaglio ti scontri con il ragazzo per cui hai una cotta, anche se non sa nemmeno che esisti, e lui si scusa rivolgendoti un premuroso sorriso. Per chi non conosce quella sensazione di puro rincoglionimento, vi basti sapere che il mio cervello è andato in tilt.

"Ti accompagnerei a casa, ma..."

"Tranquillo, so tornare a casa da sola e poi tra poco dovrebbe arrivare Crud-... voglio dire, tua madre." lo interrompo.

"Va bene. Allora..."

"Senti, il mio cellulare è caduto nel cesso in uno dei vostri bagni. Mi potresti scrivere il tuo numero sull'avambraccio? Avrei bisogno di uno spogliarellista per il compleanno della mia migliore amica. Sarà il prossimo mese."

"Sei davvero una ragazzina di merda."

Sogghigno e me ne vado con il cappotto addosso e i tacchi in mano, dal momento che preferisco di gran lunga beccare un pezzo di vetro che indossarli.

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