Capitolo 39

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Zayn

Ho mal di testa, un mal di testa atroce, fortissimo. Non so dove sono, non so come ci sono arrivato, non so cosa è successo e non so se sono vivo o morto.
Non riesco a muovermi, non ho le forze per muovere un solo dito ma ci provo lo stesso, provo a muovere un dito, una mano, provo ad aprire gli occhi ma non succede niente. Il mio cervello non comunica con il resto del corpo, non riesco a muovermi, ad aprire gli occhi, non riesco a fare niente, sono immobile.
Non sento niente intorno a me, nessun rumore, nessuna voce, niente di niente. Sono solo in questa stanza, credo, non so dove mi trovo ma so di essere steso su una superficie morbida, su un letto immagino.
La testa fa ancora male, è un dolore continuo, incessante e martellante. Oltre a questo però ora inizio a sentire dolore anche alla gamba destra, dolore e fastidio. Vorrei muovermi, grattarmi la gamba e ci provo, ci provo tantissimo con tutta la forza ma non ci riesco. Le mani non si muovono, le gambe neanche e gli occhi continuano a restare chiusi. Non riesco ad aprirli, a parlare, ci provo, provo a dire qualcosa ma niente, nessun suono esce dalle mie labbra, non importa quanto io mi sforzi, è tutto inutile, resto sempre immobile, come se fossi...morto. Forse sono morto davvero, è l'unica spiegazione che mi do, perché non ha senso il mio non riuscirmi a muovere, ad aprire gli occhi.
Emma. Dov'è Emma? Dov'è James? Devo aprire gli occhi, devo farlo per loro, hanno bisogno di me e io ho bisogno di loro, non posso lasciarli soli, non voglio farlo. Voglio aprire questi dannati occhi, muovermi, uscire da qui e correre da loro.
Provo a muovermi, ancora e ancora, ci provo con tutto me stesso ma non succede niente, resto fermo immobile nella stessa posizione, non posso fare più niente per cambiare la situazione, è così e basta quindi ci rinuncio, smetto di lottare contro me stesso, mi arrendo, ho perso. Sono morto.

Sono vivo.
Non riesco ancora a muovermi, sono passate ore da quando ho smesso di combattere contro me stesso, non è cambiato nulla se non che ora sento delle voci.
Prima non sentivo niente, non riuscivo a muovermi e non sentivo nessun tipo di rumore mentre ora si, non riesco comunque a distinguerle, a riconoscerle però le sento e questo mi basta, mi basta per capire che sono ancora vivo.
Non capisco il mio restare immobile, il mio non riuscire ad aprire gli occhi ma non mi importa, l'importante è che sono vivo, sto bene. Forse sto solo dormendo, sono tanto stanco e quindi sto solo dormendo troppo, mi sveglierò tra poco.
Sarà Emma a farlo, magari con James, come fanno sempre. Insieme vengono a svegliarmi sdraiandosi su di me, forse lo faranno anche ora.
Le voci che sento sono sempre più vicine, ancora irriconoscibili però le sento sempre più forti e questo mi da la certezza che sono vivo, non posso essere morto se continuo a sentire le voci.
Mamma! È la sua voce, è impossibile non riconoscerla ma non mi piace come parla. Non capisco cosa dice ma la sua voce trasmette tristezza, dolore. Perché sei triste mamma? Sono qui davanti a te, sono vivo, guardami mamma.
Devo aprire questi dannati occhi, parlare, muovermi ma continuo a non riuscirci, continuo a restare nella stessa posizione di sempre, sto combattendo di nuovo contro me stesso ma è sempre tutto inutile, non mi muovo.
Ora non sento più nessuna voce, non parla più nessuno, forse sono usciti, sono andati via. Con questa consapevolezza smetto di nuovo di lottare contro me stesso, quando all'improvviso sento dei rumori, come lo spostarsi di una sedia, poi sento delle mani stringere la mia poggiata lungo i miei fianchi.
Emma! So che è lei, conosco le sue mani, le riconoscerei anche da morto, tra milioni. Le sue piccole, delicate manine che la maggior parte delle volte sono fredde, gelide e ama infilarle sotto le mie maglie, sopratutto d'inverno per farmi rabbrividire. Odio quando lo fa e provo sempre ad arrabbiarmi con lei ma non ci riesco mai, ogni volta mi sorride e io ogni volta mi innamoro sempre di più. Ora le sue mani sono calde, stringono la mia fortissimo, come se la mia mano fosse un'ancora, come se Emma si stesse aggrappando alla mia mano, la tiene stretta come se avesse paura di cadere. Io vorrei solo ricambiare la sua stretta, ci provo ma è tutto inutile, anzi mi sento sempre più stanco tanto da arrendermi.
Ho perso di nuovo.

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