Capitolo 85

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Hope

Amo il mio lavoro. Ho sempre amato l'idea di poter aiutare qualcuno anche solo ascoltandolo e questa mia passione mi ha portato a laurearmi in psicologia. Da due anni ormai sono una psicologa e mentre all'inizio ho lavorato al fianco di un'altra psicologa, da quasi un anno ho uno studio mio, dei miei pazienti e lavoro da sola. Oltre al mio studio lavoro in un liceo, una volta a settimana vado lì e se qualche ragazzo ha voglia di parlare sa che può farlo in quella giornata e anche se all'inizio nessuno sembrava entusiasta dell'idea avuta dal preside con il tempo si sono ricreduti e devo dire che in quella giornata ne vengono tanti a parlare con me, anche di cose banali ma alla loro età sono cose serie e a me piace ascoltarli e aiutarli.
Da due mesi però ho anche un altro impegno. La psicologa con cui lavoravo prima di avere uno studio tutto mio una volta a settimana andava in un orfanotrofio e parlava con i ragazzi che vivono lì in attesa che qualcuno li adotti. Lei non può più farlo, ha un altro impegno e ha chiesto a me se potessi farlo al posto suo e ho accettato senza pensarci due volte. Ci vado ogni martedì e resto lì fino a verso le 16, pranzo con loro, parlo con chi vuole parlare con me e a volte gioco con qualche bambino che senza rendersene conto mi confessa come si sente. Ci vado da tre mesi ormai e in questi tre mesi ho visto alcuni ragazzi e bambini essere adottati e questo mi ha reso davvero felice perché meritano tutti una famiglia che li ami, sono bravi e hanno sofferto troppo pur essendo ancora piccoli anche se alcuni di loro hanno quasi 18 anni. Sono ragazzi, bambini che hanno visto troppo dolore e meritano solo un po' di serenità e tanto amore e sono felice che alcuni di loro hanno finalmente trovato una famiglia disposta a dare loro tutto quello di cui hanno bisogno. Quando Harry e Grace ci dissero che avrebbero adottato un bambino ero felice per loro, sorpresa dalla loro decisione ma ero fiera dei miei migliori amici perché stavano facendo un gesto meraviglioso e da tre mesi a questa parte ne sono sempre più convinta, hanno fatto una cosa bellissima e Ethan con loro è felicissimo.
'Maddie che ci fai qui?' Chiedo alla ragazza che è appena entrata nel mio studio come un fulmine, senza nemmeno bussare.
'Non sei venuta questa settimana.' Dice e dal tono che usa sembra arrabbiata con me.
Maddie è una delle ragazze che vive nell'orfanotrofio, diciamo che è quella con la quale ho legato di più. Sinceramente non saprei dire per quale motivo ma dalla prima volta che abbiamo parlato ho sentito un legame con questa ragazzina talmente forte che mi ha portato ad affezionarmi a lei in poco tempo e so che non è giusto, non posso e non devo affezionarmi ai miei pazienti anche se sono ragazzine, ma con lei ho sentito un legame che mi ha porta a volerla proteggere ad ogni costo. Non è una tipa tranquilla, spesso scappa dall'orfanotrofio e per giorni non ritorna, è stata arrestata per qualche piccolo furto, i suoi genitori l'hanno abbandonata quando aveva poco più di una settimana, lei ne soffre molto anche se non lo dimostra ma con me non riesce a nascondersi, anche se non vuole riesce ad aprirsi con me ed è un grande passo avanti per una tipa come lei. Le diedi il mio numero due mesi fa, dicendole che poteva chiamarmi ogni volta che ne aveva bisogno, poteva farlo anche di notte, io avrei risposto e avremmo parlato di tutto quello che voleva. Non lo ha usato spesso, mi ha chiamato davvero poche volte ma in compenso me la sono ritrovata tantissime volte nel mio studio ad aspettare che finissi il lavoro per poi andare insieme a fare un giro, pranzare insieme o anche solo andare al parco e sederci sotto un albero a parlare.
'Lo so c'è stato un imprevisto. Non potevo proprio venire quel giorno.' Martedì non sono andata perché Emma era in ospedale e per quanto ami il mio lavoro la mia migliore amica aveva bisogno di me quindi ho chiamato la direttrice avvisando che non sarei andata questa settimana.
'Che dovevi fare?' Chiede. So che è scappata, ogni volta che scappa corre da me e io ogni volta devo chiamare la direttrice per rassicurarla. Ha 15 anni, fino si 18 è sotto la sua responsabilità quindi io ho il dovere di avviarla anche se Maddie è contraria, difficilmente vuole tornare in quel postaccio che puzza di chiuso e vecchio, sono le sue esatte parole per definire il posto in cui vive. Non è il posto più bello del mondo, questo è vero però ci lavorano persone fantastiche che cercano di fare del loro meglio per aiutare chi vive lì.
'La mia migliore amica era in ospedale e aveva bisogno di me.' Dico. Ormai io e lei abbiamo un rapporto strano, siamo amiche più che medico e paziente e va bene così, l'aiuta ad aprirsi.
'Ora sta meglio?' Chiede veramente interessata.
'Si grazie.' Dico alzandomi dalla mia comoda sedia dietro la mia scrivania. 'Cindy e già andata via?' Chiedo riferita alla mia segretaria.
'È andata vi quando sono arrivata. Mi ha detto di dirti che sarebbe andata via perché aveva da fare.' Dice con un'alzata di spalle.
'Perfetto. Chiamo la signora Juliet e possiamo andare.'
'Non farlo ti prego.' Mi implora posando una mano sul telefono per impedirmi di alzare la cornetta e comporre il numero.
'Sai che devo farlo. Sei scappata, ti staranno cercando ovunque e ho il dovere di avvisarla.' Dico seria.
'Se la chiami manderà qualcuno a prendermi e io non voglio tornare in quel posto orrendo che puzza di chiuso e vecchio.' Come non detto. 'Ti prego Hope non chiamarla.' Continua ad implorarmi guardandomi negli occhi.
'Devo farlo Maddie.' Dico seria e per fortuna lascia la presa sul telefono rassegnata. 'Le dirò di non far venire nessuno, ti riporterò io dopo cena.' Dico e questo sembra farla riprendere un po'.

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