18.Parker

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"Qui ti fa male?" mio padre mi tocca la gola e io scuoto la testa "E qui?" continua a tastare varie parti del mio corpo mentre Trev mi preleva il sangue 
"Va bene così" annuisce verso il più giovane "portale al laboratorio e aspetta i risultati, poi torna nel mio studio" gli ordina e io ragazzo annuisce sfilandomi l'ago dalla pelle 
"Posso andare finalmente?" sbuffo annoiata 
"Hai trenta minuti di libertà" annuisce accarezzandomi la guancia premuroso 
"Finalmente, vado da Rudy" lo avviso e lui annuisce con un sorriso 

Lascio la stanza e raggiungo il piano inferiore raggiungendo la porta rossa con sopra il numero 14 e degli adesivi di Toy Story. Sorrido leggermente per poi bussare tre volte di fila ed entrare subito dopo
"C'è solo una persona che bussa così" il piccolo seduto sulla sedie a rotelle ridacchia girando le ruote nella mia direzione
 Il suo sorriso dolce mi scalda il cuore, mi chino sulle gambe e lui si alza correndo ad abbracciarmi stando attento al respiratore che porta al naso
"Ecco il mio rosso preferito" lo stringo forte facendogli il solletico 

Rudy è stata la prima persona che ho conosciuto in ospedale come paziente, lui è un paziente speciale e dispone di una bellissima camera singola con le mura azzurre con delle nuvole bianche e tutto a tema del suo cartone preferito, che richiamano gli adesivi sulla porta. 
Lui è l'eccezione alla regola, l'unico bambino ad avere una vera e propria camera personale così speciale, il motivo? Rudy è nato in ospedale 9 anni fa e da allora non è mai uscito da qui, queste sono le mura che lo hanno visto crescere e lui è abituato ad avere intorno medici e dottori che cambia in continuazione.
Quando Rudy è nato i genitori sono stati avvisati, a distanza di un giorno dal parto, che il bambino aveva una malformazione ai polmoni e che doveva sottoporsi a dure e rischiose operazioni che richiedevano tempo e terapie intense, ma questo fu troppo per loro e sparirono a distanza di poche ore lasciando il piccolo Rudy qui da solo con i suoi polmoni rotti.
Lui è la persona più forte che conosca, ha subito 14 operazioni in poco più di un anno, ma mai nessuna di queste è riuscita a salvarlo, all'età di 4 anni è stato inserito nella lista per ricevere dei polmoni nuovi e da allora si aspetta una risposta, ma anche se dovessero trovare la persona adatta lui, non poteva comunque subire l'intervento prima dei 12 anni. 

I dottori sono molto rigidi con lui, non gli hanno mai permesso di uscire oltre il parco dell'ospedale, l'assistenza sociale cerca di affibbiargli una famiglia da tutta una vita, ma per ora ancora nessuna famiglia era interessata ad un caso come il suo. 
"Come mai sei qui?" Domanda tra le risate e io lo prendo in braccio per poi farlo sedere sul suo letto
"Sono venuta per dei controlli, il dottor Shepherd dice che forse rientrerò nella linea gialla" gli spiego afferrando dal mobile un elastico per legargli quel suo ammasso di ricci rossi 
"Non hai ancora firmato?" si acciglia 
"No e non firmerò" gli ricordo dandogli un pizzico sul naso 
"Hol..." mi rimprovera 
"Non posso firmare, lo sai bene quanto me.  L'ho promesso a me stessa, l'ho promesso a Clarke" sorrido amaramente amaramente e troppi ricordi si fanno spazio nella mia mente
"Stai attenta Holly, quella promessa potrebbe costarti la vita" sussurra tristemente e io torno a fargli il solletico provando a distrarlo.
Rudy è sempre stato un bambino molto sveglio, con lui parlare di malattie è all'ordine del giorno, non è cresciuto spensieratamente come tutti gli altri bambini della sua età.
E' stato lui a spiegarmi anni fa che i pazienti più gravi come noi vengono classificati con tre linee di colore, se entri nella linea verde la riabilitazione e le cure funzionavano alla perfezione e non corri pericoli per il momento. Se superavi questa linea ed entri nella gialla si aumentavano le dosi, il tuo corpo può non rispondere più al trattamento, il tuo stato peggiorare, e prima che tu possa rendertene conto sei già sopra la linea trovandoti nell'inferno, la zona rossa.
Rientrare nella zona rossa è come oltrepassare le pene dell'inferno, la tua vita finirà e ti ritroverai chiusa qui costantemente senza poter ricevere quell'attimo di libertà. Il primo step è il respiratore, poi le gambe cedono e avrai bisogno della sedia a rotelle, visite a ogni ora, controlli a colazione, pranzo e cena, ingoiare più medicine che pasti, e ritrovarti costantemente in sala operatoria rischiando la vita.
Come se qualcuno ti stesse trascinando sott'acqua, sempre più in profondità, senza lasciarti il tempo e il modo per respirare.

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora