41. Parker

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"Sicura che possiamo?" sussurra preoccupato il biondo dietro di me
"Per la quinta volta, si" sospiro inserendo la chiave nella serratura aprendo la porta di servizio della cucina
"Holly" Lucas grida fortissimo e mi fa saltare il cuore in gola, mi volto di scatto confusa e mi ritrovo Cody con la torcia del cellulare sotto il mento e un sorriso inquietante 
"Oddio" riprende fiato Lucas con una mano sul cuore e una sulla fronte pallida, così come il suo viso 
"Ma siete impazziti" sbotto incredula
"Vi ho sentito parlare di cibo e vi ho seguito, avevo fame" si giustifica Cody stringendosi nelle spalle e ridendo come un pazzo alla faccia terrorizzata del biondo
"Tu sei pazzo" piagnucola Lucas dandosi una sistemata "poteva venirmi un'infarto" aggiunge sospirando
"Forza entre e prendete quello che volete, vi aspetto qui" sospiro rassegnata aprendogli la porta.
Cody entra per primo e usa la torcia del cellulare per farsi strada, Lucas subito gli sta dietro standogli attaccato come una cozza terrorizzato dal buio e facendomi ridere di gusto
"Lucas, cazzo levati di dosso" si lamenta Cody scrollando le spalle per allontanarlo
"Non mi piace il buio" sussurra a disagio
"E a me le persone che mi stanno troppo attaccate, a meno che tu non sia una ragazza, e non lo sei" lo ammonisce Cody fulminandolo con lo sguardo

Mi siedo su uno dei tavoli del ristorante accanto alla cucina e li aspetto giocherellando con i ciondolo delle chiavi, accendo anch'io la torcia del telefono e la lascio accanto a me.
Lucas torna per primo con le mani piene di barrette di cioccolato e delle patatine mentre Cody ha rubato delle birre e della frutta, combinazione perfetta direi.
"Adoro l'albergo di tuo nonno, è bellissimo e grida la parola 'natale' da tutte le parti" commenta Lucas masticando a bocca aperta la sua cioccolata
"Lo adoro anch'io" annuisco in un lieve sorriso mentre entrambi prendono posto al mio fianco, Lucas sulla sedia, Cody la gira sedendosi davanti a me al contrario appoggiando le braccia sullo schienale 
"Come mai passi il capodanno qui?" domanda il riccio curioso 
"E come mai i tuoi genitori non vengono con te?" domanda Lucas ancora 

Sono pronta a mentire ma sospiro quando ricordo che entrambi sanno della mia malattia, quindi che senso ha mentire ora? Sono così stanca delle bugie, ormai non distinguo più il vero dal falso. 
"Non c'è nessun grande segreto dietro, è da quando sono piccola che i miei mi portano qui per la fine dell'anno per festeggiarlo con mio nonno. Quando avevo 12 anni mio fratello si ruppe una gamba e mia sorella aveva la febbre alta dopo natale, così dissero che non saremmo partiti e io li minacciai di scappare di casa se non avessi visto il nonno, così mio nonno venne a prendermi e mi portò qui per il capodanno, e ci vengo ogni anno. Non ho mai passato la fine dell'anno nella grande mela e non ho intenzione di farlo" spiego rubando una patatina da Lucas 
"Ai tuoi genitori non pesa che non festeggi più con loro?"
"Qualche volta vengono anche loro, ma ormai si trovano bene a New York e preferiscono venire qui per il ringraziamento che fa meno freddo" scrollo le spalle "e poi a me fa bene staccarmi ogni tanto dalla realtà e dalle loro mille attenzioni" ammetto 
"Ma tu come stai?" domanda Cody in un sussurro, come se avesse paura 
"Prima di partire ho fatto dei controlli e sembro star meglio" affermo omettendo anche a loro i mancamenti
"Che bello" sorride Lucas con occhi leggermente lucidi
"Sono contento per te Hol, te lo meriti" alza il pollice Cody sorridendomi
"Voi non avete detto nulla vero?" domando poi e Lucas annuisce ovvio "Cody?" insisto quando lo vedo sospirare 
"Non ho mai mentito al mio migliore amico e mi devi un grosso favore per questo, ma no, non ho detto nulla e non lo farò. Spetta solo a te Hol, è la tua malattia non la mia" annuisce e io gli sono grata per non aver detto nulla, so quanto gli costa mentire a Dylan, ma per ora non abbiamo altra scelta 

Quando finiscono di mangiare torniamo nelle nostre stanze dato che è tardi. Faccio una doccia calda per poi indossare il mio bel pigiama con le corone delle principesse Disney, mi sdraio sul letto e noto che sono quasi le quattro del mattino, così mi costringo a dormire nonostante qualche dolore qua e la che sembra voler aumentare.
Mi sveglio verso le 8 e non per una mia scelta, ma qualcuno bussa alla porta insistentemente e mi alzo dal letto nervosa per poi andare ad aprire incazzata e con i capelli arruffati

"Buongiorno" sorride Dylan in tutta la sua bellezza
Si appoggia allo stipite e porta la palla da basket sotto il braccio, indossa un paio di pantaloni della tuta e una felpa di basket dei NY Knicks 
"Sono le otto del mattino" mormoro assonnata
"Le otto e trentaquattro per essere precisi" annuisce superandomi per poi entrare in camera
"Dylan che vuoi" sbadiglio chiudendo la porta per poi rigettarmi sul letto stanca morta
"Vestiti che andiamo a fare una partita" mi fa cenno facendo roteare su un dito la palla
"Non ci penso neanche, ho troppo sonno" mi lamento nascondendo la testa sotto il cuscino
Mi gira la testa in un modo assurdo.
"Dai dormigliona" sospira  
"Dylan basta, va via" mormoro annoiata lanciandogli contro il cuscino con forza
Inizia a ridere senza smettere, è così dannatamente bello.
"Vestiti comoda che gli allenamenti ci aspettano" aggiunge poi
Mi alzo dal mio letto e sento subito un capogiro che mi fa accasciare terra, le gambe tremano e la testa gira facendomi salire la nausea
"Oh cazzo, piccola" grida Dylan lasciando cadere la palla sul pavimento per poi correre verso di me
"Tranquillo, mi sono alzata troppo in fretta" forzo un sorriso

Ti prego, non ora, non deve saperlo così.
Sento il sangue scorrermi già da naso sporcandomi le labbra e il collo, fino ad arrivare alla maglia del pigiama.
"Mio Dio" sgrana gli occhi terrorizzato
Tappo il naso con la mano e mi alzo aggrappandomi alla sua spalla per poi andare in bagno e afferrare degli asciugamano per tamponare. Non riesco a parlare, sono come bloccata mentre il corpo è percorso da spasmi e un tremore che non smette. 
Cerco di far calmare il respiro. 
Non adesso, coraggio Hol, ora passa. 

Dylan mi fissa terrorizzato, non sa cosa fare. E neanche io. 
"Sto bene" annuisco e lui ridacchia nervoso 
"Hol, c'è sangue ovunque" mi fa notare e prova a farmi alzare il viso, ma scuoto il capo e poggio una mano sul suo petto. Sento il suo cuore battere così forte che ho paura possa esplodere. 
Mi siedo sul bordo della vasca, dopo qualche secondo il sangue smette di uscire e Dylan mi passa un asciugamano pulito. Si appoggia al lavandino e mi fissa serio. Sta pensando, ma a cosa? Non può aver capito qualcosa, non deve. 

Calmati Hol. Respira 

"E' passato, sto bene" annuisco socchiudendo gli occhi, mi gira la testa, ho perso un sacco di sangue 
"Smettila, non è vero" insiste indicando la pozza di sangue 
"Invece si" mi alzo appena e sento le gambe cedere, mi ritrovo seduta sul pavimento e Dylan mi affianca nuovamente
"Si come no, stai benissimo" esclama ironico e vorrei sapere cosa sta succedendo nella sua testa, a cosa sta pensando
Mi prende in braccio e mi porta sul letto, si siede al mio fianco e mi scosta dolcemente i capelli dal volto. Chiudo gli occhi a quel contatto e sospiro di sollievo.
"Mi passi quelle" gli indico il barattolo bianco sul mobile accanto a letto, prendo una pillola mentre lui si alza per prendermi dal tavolo grande una bottiglia d'acqua.
Quando mi sento un po' meglio, qualche minuto dopo, vado in bagno per darmi una pulita e cambiarmi vestiti. Dylan resta sul letto ad aspettarmi, speravo andasse via senza domande, ma so già che mi aspetterà il terzo grado.
Lascio i capelli bagnati sciolti dopo averli tamponati con un asciugamano e indosso un semplice maglione con un pantalone della tuta comodo. Quando esco prendo un'altra pillola per i dolori, anticipando anche quella del pomeriggio. Noto che Dylan ha pulito già tutto, sospiro e mi siedo sul bordo del letto, mi sento così stanca, priva di forze, e la testa ancora mi gira un po'.

"Non dovevi ripulire" sussurro a disagio
"Come stai?" mi domanda sedendosi al mio fianco 
"Meglio" annuisco e mi lascio cadere completamente sui cuscini "Dylan davvero sto bene e ora vai dagli altri per favore, domani è il tuo compleanno e non voglio di certo rovinarti la vacanza" porto un braccio sugli occhi chiudendoli 
"Vieni qua" bisbiglia afferrandomi per un braccio per poi tirarmi verso di se 

Si stende al mio fianco e mi stringe da dietro. Sospiro e sento il cuore accelerare, e questa volta non per i dolori. Sento il colpo caldo, ho il viso in fiamme, ma cerco di rilassare i muscoli e di lasciarmi andare.
Tra queste braccia mi sento così al sicuro, stupido a dirsi, ma sento come se niente e nessuno potesse farmi del male, neanche la mia stupida leucemia. 

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora