Mi chiudo la porta di casa alle spalle e mi ci appoggio con la schiena contro sorridendo. Mi tocco istintivamente le labbra e sorrido ancora di più. Che diavolo mi prende?
Poso le chiavi sul mobile come il solito e sfilo la felpa, noto l'orologio che segna le 7 del mattina e per poco non mi viene un infarto quando, entrando in cucina, trovo mia sorella appoggiata al tavolo che sorseggia la sua camomilla.
"Ciao" sussurro
"Ciao" sorride piano
"Come mai già sveglia?" Domando curiosa
"Non riuscivo a dormire, papà è andato a lavoro presto e mi sono svegliata sentendo la porta chiudersi" spiega posando la tazza nel lavandino
"Non vai a dormire un altro po'?"
"Ora vado" annuisce passandomi accanto "Sembri felice per la prima volta dopo tanto tempo" sorride malinconica
Sorrido leggermente mordendomi l'interno della guancia, poi torno di sopra andando in bagno. Mi avvicino lentamente al rubinetto e mi schizzo dell'acqua gelida sul viso e sui polsi.
Ho cercato con tutta me stessa di opprimere la nausea, i giramenti di testa e i dolori ai muscoli, ma mi sento di esplodere. Il corpo è bollente e inizio a tremare leggermente scossa da lievi spasmi a causa del freddo. Ho paura di impazzire quando le orecchie iniziano a fischiare e la vista ad annebbiarsi. Alzo con un gesto veloce la testa verso lo specchio e noto il sangue scivolarmi giù dal naso per poi arrivare al mento e ai vestiti che si sporcarono."Mamma"
Non capii se gridai o se semplicemente lo sussurrai. Trovo le forze per pronunciare quelle cinque lettere e come per miracolo mia madre entra in bagno gridando il nome di Jamiee e Jason che ci raggiungono dalle loro camere.
Sono già accasciata a terra quando la mia mamma entra in bagno terrorizzata, si abbassa facendomi poggiare la testa sulle sue ginocchia mentre un'impaurita Jamiee chiamava i soccorsi.
Non sento nulla, solo voci soffuse e soffocate, come la mia vista. Jason viene subito al mio fianco e mi stringe la mano tremando.Ricordo il suono della sirena dell'ambulanza, dei paramedici che entrano in bagno, voci, luci, rumori, il volto di mia madre preoccupato, la voce di Jamiee, la lacrime di Jay, il tremore della strada, ancora quella sirena, le porte dell'ospedale che vengono aperte violentemente mentre degli infermieri spingono la barella, dottori e ancora infermieri, e poi il suo volto, il volto del mio papà che mi grida di restare sveglia, ma io chiudo gli occhi per poi abbandonare quel momento che sembra non finire più.
****
La forte puzza di disinfettante mischiata al sapore dei medicinali basta per farmi aprire gli occhi. Il soffitto è bianco e ciò non aiuta la mia vista che è annebbiata. Strizzo le palpebre molto forte per riacquistare la piena vista, ma non riesco a muovermi nonostante provo ad alzarmi o a mettermi a sedere.
Il bruciore alle braccia è forte grazie agli aghi che ho nelle vene, muovo piano la mano e riesco a staccare la mascherina che mi aiuta a respirare. Staccandolo è come se avessi imparato nuovamente a respirare.
Riesco ad alzare di poco la testa dopo aver fatto molti tentativi e osservo la mia stanza d'ospedale che uso esclusivamente io in casi come questi, consideratelo un privilegio per essere la figlia del primario.
Vedo Jamiee che dorme sul divano davanti al letto, mentre la mamma su una sedia accanto a me con un libro fra le mani.Inizio a tossire e senza volerlo sveglio Jamiee che si stiracchia un po' prima di notare che sono sveglia
"Hol" Si alza velocemente e corre accanto al mio letto sorridendomi, ha il volto stanco e due grosse occhiaie ben visibili sotto gli occhi arrossati
"Hey" mi esce un suono strozzato e la gola prende a bruciare
Meglio evitare di parlare per ora.
"Mamma" la chiama Jamiee e la mamma apre di scatto gli occhi
"Amore mio" gli occhi della mamma si fanno lucidi e mi prende la mano sorridendomi "Jamiee, chiama tuo padre" esclama e mia sorella corre fuori dalla stanza lasciandomi da sola con la mia mamma
"Mamma" sussurro stringendole la mano
"Va tutto bene tesoro, c'è la mamma qui con te, andrà tutto bene" annuisce con il volto stanco
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In Another Life
Fanfiction"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. Ma la verità era che non ero pronta per dirlo al mondo intero, non ero pronta e di sicuro non lo sarei mai stata. Mi piaceva guardarmi allo...