64. Parker

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Non avrei mai permesso a nessuno di privarmi delle mie decisioni.
Sospiro, sento Clarke più lontano, mi fa male il cuore.
Ricordo la sua ultima notte in ospedale, e a come io decidi dopo la sua morte, che non volevo più lottare.
Sento la delusione invadermi il cuore, mi fischiano le orecchie, sento le gambe pesanti. 

Dylan mi ha privato di una decisione che avrebbe cambiato la mia vita. Ho troppi pensieri in questo momento per la testa, ma una sola domanda: decidere se continuare a tenere duro o arrendermi e iniziare la chemio. Non avrei mai permesso a nessuno di scegliere al posto mio.
Io ho sofferto, io ho perso Clarke, io ho vissuto in ospedale, io sto male, io ho il sangue sporco, non Dylan, non i miei genitori, non i miei fratelli. Nessuno, solo io so come ho sofferto, quindi la decisione, spetta solo a me.
Continuare a lottare, e accettare Dif are la chemio, significa rompere per sempre la promessa fatta al mio migliore amico, significa altro dolore, sia fisico, che mentale. 

Il cielo è grigio, aspetto la pioggia che a breve cadrà violenta sulla città. Fisso la lapide davanti a me, sospiro e accarezzo l'erba sotto di me, mentre sorrido nel leggere il nome di Clarke.
"Clarke... cosa devo fare?" chiedo a lui, perchè da sola proprio non riesco a ragionare
Il mio telefono inizia a suonare, lo afferro con l'intenzione di spegnerlo, poi però leggo il nome di Lucas, e rispondo con un piccolo sospiro
"Nerd" sussurro, e sento subito la sua voce trafelata
"Holly" sta piangendo, e io mi acciglio alzandomi di corsa, già sapendo di doverlo raggiungere "Ho b-bisogno di te per favore" supplica  
"Arrivo subito. Dove sei?"
"Ci vediamo da Coco's" poi stacca, e io fermo il primo taxi libero che mi accompagna a destinazione. Entro scrollandomi di dosso quelle poche gocce che hanno iniziato a scendere su tutta New York, il campanello sulla porta suona e il gran signore dietro il bancone mi sorride, mentre mi siedo davanti al mio migliore amico, ad uno dei tavoli accanto alla vetrata che affaccia fuori.
"Lucas" mormoro, e fisso i suoi occhi bassi pieni di lacrime, il maglione bagnato dalla pioggia, e il suo volto distrutto 
Stringe una tazza fumante tra l mani, poi con calma mi spiega ogni cosa. Dei genitori di Areelay, delle foto, di come oggi sarebbe dovuto andare in tribunale, e della sua lotta interiore. 
Lo ascolto senza fermarlo, lo lascio sfogare, poi sospiro e poggio una mano sulla sua, forzando un lieve sorriso.
"Io non so se voglio mentire per proteggere mio fratello" ammette "Hol, ti prego dimmi cosa devo fare" mi supplica e io gli sorrido dolcemente accarezzandogli i capelli umidi 
"Non posso farlo Lucas, io non c'ero quella notte. Solo tu puoi scegliere, e qualunque cosa deciderai di dire in quel tribunale, sarà la scelta giusta" annuisco sincera , ma ciò non serve per fermare le sue lacrime  
"Come posso condannare Dylan colpevole davanti a tutti? Davanti ai miei genitori poi" Mormora e tira su con il naso, poi rilascia un profondo respiro e torna a parlare "So bene che non è colpa di Dylan, sarebbe stupido condannarlo, non era lui al volante. Ma non posso accusare Brad, sarebbe un casino per tutti dopo, e lui farebbe del male a mio fratello e... e io non posso rivivere all'infinito, voglio chiudere questa storia" si sfoga
"Beh, hai già la risposta allora, non credi?" domando, e lui ricambia il mio sguardo, poi semplicemente restiamo in silenzio. 
Resto al suo fianco, aspettando che decida, fino a quando non si fanno le cinque e mezza, e lui sospira alzandosi per primo.
"Devi farmi un favore" mormora, e io annuisco ovvia, ascoltando la sua richiesta  

Quando va via, verso il tribunale, afferro il cellulare e chiamo il diretto interessato, chiedendomi di raggiungermi, e in dieci minuti sono seduta nella sua auto.
"Hey" sorride Brad e io fisso l'auto nuova di zecca con i sedili in pelle
"Non l'hai rubata, vero?" domando ironica, e lui scoppia a ridere
"Sai, inizio seriamente ad avere paura dell'idea che ti sei fatta su di me" ridacchia "Piuttosto, come mai questa chiamata improvvisa?"
"Devi venire con me in un posto " annuisco, indicandogli che strada prendere 
Quando parcheggia riconosce il tribunale davanti a noi, ma sembra confuso, e io ho quasi la certezza che non sa nulla di quelle foto. 
Entriamo e subito sento un forte odore di legno e profumo maschile. Percorriamo le scale dell'ingresso e il corridoio principale, poi troviamo l'aula, e oltre le varie panchine per assistere, vedo il mio migliore amico seduto davanti il giudice, accerchiati da varie persone. 
"Ma che-"
"Shh" gli faccio segno, e ci sediamo infondo alla sala, ascoltando attentamente, notando i miei genitori seduti accanto a Chloe e Michael, il prima fila 

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora