63. Johnson

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Non me ne pento. 
Di ogni gesto, di ogni scelta, di ogni drink versato nel suo bicchiere. 
Non me ne pento neanche quando mi giura che non potrebbe mai odiarmi, quando mi guarda con i suoi occhi innamorati. 
La sto ingannando, le sto mentendo. Domani, probabilmente, mi odierà. Ma va bene così. 
Non me ne pento. 

Non spettava a me, la scelta. Non spettava a me rompere la sua promessa a Clarke. Ma non posso starmene qui, a guardarla morire, a guardarla arrendersi. Non posso accettarlo, non quando sto follemente innamorato di lei, non quando ora so della sua malattia, e posso fare qualcosa per lei, nonostante potrebbe non volermi mai più vedere.
La sua vita, è troppo preziosa per me. Io devo proteggerla, voglio vederla vivere, voglio vederla crescere, voglio vederla correre e cadere, per poi rialzarsi. 
Fisso Hol davanti a me, mentre ondeggia i fianchi ubriaca, mentre il suo alito sa di alcool, e mentre i suoi occhi diventano leggermente rossi, come il suo viso. 
Le ho continuato a versare drink, ho continuato a farla bere. Ho continuato a giocarmi la sua fiducia, e a far si che mi odiasse dopo.
"Sai, mio padre è un grande giocatore di basket" sorride, alzandosi per poi sedersi di fronte la scrivania, e io la seguo
"O ma davvero?" fingo, mento, mentre l'affianco
"Si, ma io sono più brava" sorride "ma io non posso giocare, altrimenti il mio tumore esplode" allarga le braccia di getto, per poi scoppiare a ridere 
Ignoro il magone allo stomaco, e non mi fermo.
"Io credo che tu sia ancora in tempo per diventare famosa" sorrido, e l'ammiro sedendomi al suo fianco
E' tutta sudata, la maglia di Cody le cade larga sulla gonna che è leggermente alzata. Sembra una bambina. Le scosto i capelli dal viso, e lei sorride, mostrandomi le sue guance rosse.
"Spero solo che non ti dimenticherai di me, quando sarai famosa" cerco di continuare, e lei scuote il capo
"Dimenticarmi di te? Non potrei mai dimenticarmi di te" sorride sincera, e io mi odio per quello che sto per fare, ma che scelta ho? Vederla morire non è una di queste. 

"Mi concede l'onore di un suo autografo, signorina Parker?" sorrido, passandole dei fascicoli, coprendo con il braccio la parte di sopra scritta, e mettendole davanti l'ultima pagina che doveva solo essere firmata.
"O ma certo, questo ed altro per il mio fan numero uno" afferra la penna dalla mia mano, poi ridacchia mentre con mani tremanti, firma quel fascicolo.   
Mi sento sporco, mi sento quasi in colpa. Poi però ripenso a quando l'ho vista in ospedale, alle sue cicatrici, alla ferita dell'operazione, a tutto il sangue che perde dal naso, a tutti quei flaconi pieni di medicine nella sua camera. Sospiro più sicuro. E' la cosa giusta. 
Servirà per farla stare meglio, per salvarle la vita. E' la cosa giusta.
"Ora però, torniamo di sotto per ballare" ride, correndo vero la porta
Infilo velocemente la pila di fogli nel cassetto della scrivania, poi la seguo recuperando le sue scarpe e la giacca, mentre la vedo correre giù per le scale, e saltare sulle spalle del mio migliore amico che l'afferra ridendo 

E' stato un colpo basso, persino per me. 
Anche John ne era contrariato, poi però, quando gli ho spiegato il mio piano per convincerla una volta avviate le pratiche, ha ceduto, disperato come non mai. 
E ora mi ritrovo ad osservarla ondeggiare i fianchi ubriaca fradicia nel salotto di Cody, consapevole che questo, Hol non me lo avrebbe mai perdonato

  

*****

    

Giovedì mattina.
E' arrivato troppo presto, e io non sono pronto.
Dopo la festa ho accompagnato Hol a casa, dove, sicuramente, questa mattina si sarà svegliata con un forte mal di testa, e una notizia poco piacevole ad aspettarla.
Ho già avvisato John, questa mattina sono passato nel suo ufficio e gli ho consegnato i fascicoli, e aveva gli occhi lucidi e sconfitti, quando ha letto la firma della figlia, anche se messa lì con l'inganno. 
Cammino verso il mio armadietto notando molti dei ragazzi presenti ieri sera, con fare assonnato e distrutto, ancora non del tutto ripresi dalla festa della sera prima. Io sto bene, non ho chiuso occhio, e sono impaziente di vederla dopo scuola. 
Le prime due ore di lezione le passo con Cody in laboratorio, e ci penso ancora. 
Poi abbiamo lezione con il professor Peterson, e non riesco a seguire neanche quella.
Quando nella pausa ci ritroviamo in corridoio, non resto sorpreso quando sento mio fratello spiegare a Daisy che Hol non tornerò comunque a scuola, nonostante le cose con suo nonno andassero meglio adesso.
Ascolto quelle bugie, stanco morto di continuare a mentire.
"Dylan cazzo, ma dove hai la testa?" sbuffa Cody, probabilmente accorgendosi che oggi non ci sono proprio con la testa  
"Scusa, dicevi?" lo guardo di scatto, venendo richiamato alla realtà
"Parlavo di Madison, è strano vederla fare tanto l'amichetta adesso" ammette scrollando le spalle "per non parlare di Bettany, è così calma che mi mette i brividi. Si comporta da amica, e manca a tutte le feste" sospira rassegnato, ma io torno nei miei pensieri, ignorando le sue parole senza rispondergli 

Raggiungiamo la mensa, i ragazzi sono già tutti qui. Facciamo la fila e prendiamo il pranzo, poi raggiungiamo gli altri al solito tavolo.
"Ciao" sorride la riccia, lasciando un bacio casto sulle labbra del mio migliore amico, che sorride come se non ci fosse un domani
"Capitano, hai sentito l'ultima?" mi addita Andrew con la bocca piena di cibo
"Brad ha passato la notte dentro" sospira Daisy sorridente, come se avessimo vinto noi, peccato che adesso non mi importi nulla di Brad "è come una vittoria per noi" si stringe nelle spalle
"Non mi accontento di una notte, voglio vederlo dentro per sempre" sbotta Lincoln stufo  
"Un passo alla volta" annuisce Cody
"Salve, idioti" saluta Madison sedendosi al tavolo, con un gran sorriso tranquillo
"È sempre una gioia vederti, Madison" scherza Lucas accanto ad Anita che scoppia a ridere per la sua ironia
"Non scaldarti troppo, piccolo Johnson" fa l'occhiolino lei da perfetta stronza, e io sospiro
"Vi ho già detto che vi sbagliate" mormora lui concentrandosi poi sul suo pranzo
"Il mio fiuto non sbaglia mai" si tocca il naso Daisy

"Hol, aspetta" una voce, quella di Eric, è alta e proviene dall'ingresso della mensa
Mi volto di scatto, e subito vedo la figura della piccola Parker entrare furiosa, con un passo pesante, e l'aria di chi non me la farà passare liscia. 
Si guarda intorno, poi vede il nostro tavolo, incastra i suoi occhi nei miei, e cammina spedita verso di me. Mi alzo, senza dir nulla, consapevole che mi merito il suo odio. Eric la segue, cerca di farla ragionare, di parlarle, ma lei non lo ascolta, guarda solo me.
"Holly" sorride Blaire, ma Lincoln le fa segno di tacere, vedendola in quello stato
"Tu" mi punta il dito contro fermandosi davanti a me, e sento gli occhi di tutti gli studenti puntati su di noi, qualche mormorio, qualche nuovo pettegolezzo che presto si diffonderà tra queste mura, ma non mi importa.
Mi importa solo di lei ora, solo di noi. 

"Sei uno stronzo" grida, mi spintona, e io glielo lascio fare.
Non sembra lei. I pugni serrati, il viso teso e rosso di rabbia. Sento il suo odio sulla pelle, sento il suo sguardo bruciarmi l'anima. Lo sento. Lei mi odia. 
Come faccio a dirglielo? A farle capire che l'ho fatto per lei, perché la amo, e non posso perderla. 

"Non ne avevi il diritto, Dylan" mi spintona ancora, più forte, riversando il suo odio su di me, gridando, lasciandomi in mille pezzi. 
La lascio fare, lascio che si sfoghi su di me, so che le serve. I bisbigli continuano, ma li ignoro, i nostri amici ci guardano increduli, confusi, alcuni di loro si alzano. Vedo Lucas affiancare Eric che sospira, anche lui sa?
"Hol" Cody avanza, ma lei non lo sente
"Ti odio Dylan, ti odio. Per me sei morto, cazzo" Hol grida, mi spintona e mi prende a pugni il petto, mi rompe il cuore 
"Parker" sgrana gli occhi Andrew 
"Hol, basta" Cody le poggia una mano sulla spalla, fa per afferrarla per scrollarmela di dosso, ma gli faccio segno di lasciarla, mentre continuo a guardare solo lei
"No" alzo una mano nella sua direzione e lui si ferma "è una questione tra me e lei" lui si allontana, e ci guarda con uno guardo triste, mentre assiste alla mia morte, perchè col mi odia, e io non posso sopportarlo
"Sei uno stronzo, Dylan. Ti odio, ti odio" è furiosa, il viso paonazzo e l'aria di chi vuole farmi del male, ma ne stai già facendo piccola...
"L'ho fatto per te" ammetto serio
"Per me? No Dylan, tu l'hai fatto solo per te stesso, per dimostrare qualcosa, per sentirti un cazzo di eroe, non l'hai fatto per me" sputa velenosa, ma so che non lo pensa davvero
"Hol, io..." mi blocco, e lei sorride incredula, ferita
"Tu cosa, Dylan? Era una mia scelta, non tua cazzo" continua, colpendomi il petto più forte "Hai spezzato la mia promessa, hai... mi hai portato via l'ultima cosa che avevo di Clarke" mormora con occhi lucidi, ma lei è troppo ferita per vedere la realtà
"Clarke non vorrebbe vederti così" la indico serio, afferrandola per i polsi, e bloccandola, costringendola a guardarmi e a fermarmi, a pensare... "Io ti amo, non ti sosterrò con la tua stupida idea di lasciarti morire. Io non posso perderti" ammetto, e lei vacilla sotto il mio tocco, ma i suoi occhi non cedono neanche dopo una simile verità, la verità sul mio amore per lei
Sento lo sguardo sorpreso dei miei amici. Sono confusi, ho appena ammesso davanti a tutti che la amo, eppure non mi importa. Il Dylan di qualche mese fa riderebbe di me, ma è proprio questo l'amore. 

"Mi hai già persa Dylan, credevo fosse chiaro" afferma con voce ferma, liberandosi dalla mia presa
"Mi dispiace, io non avevo scelta" ammetto, e lo rifarei altre mille volte, anche se questa è la conseguenza più dolorosa
"Beh, io non so cosa farmene delle tue scuse" indietreggia, poi si volta e va via, dopo avermi ucciso dentro.
Madison, Lucas ed Eric la seguono, e io sospiro nel non saperla da sola. 

E' andata via. Lontano da tutto questo casino, lontana da tutti noi, lontana da me.

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