Guardo solo lei,
Olivia Parker è nel mio salotto bella come non mai e con un sorriso che mi fa contorcere lo stomaco. Quella leggera linea di trucco la fa sembrare più grande, e i suoi occhi scuri mi fanno perdere la testa.
Fanculo le promesse fatte a me stesso di tenerla lontano, io non ci riesco, ogni volta che ci provavo lei è lì a guardarmi con i suoi occhi blu, nella stessa scuola, nello stesso ufficio, e ora nella stessa casa, fa parte della mia vita costantemente e allontanarla o escluderla è impossibile, e poi io non voglio.Faccio caso a lui solo dopo aver scrutato lei, Jonathan Parker, numero 14 della maglia bianco-verde dei Boston Celtics, promessa alla squadra di New York, gli azionisti dei Lakers e dai Miami Heat gli avevano proposto dei contratti assurdi per poterlo avere nella propria squadra, ma lui ha sempre rifiutato. Amico e avversario dell'ex cestista Michael Jordan, insieme erano considerati due leggende, Parker avrebbe potuto battere tutto e segnare la storia del basket ma aveva mollato senza dare una spiegazione valida, spiegazione che io voglio scoprire a ogni costo.
La testa mi gira e il cuore accelera come se fossi tornato un ragazzino, ma cazzo, J. Parker è a casa mia e solo ora capisco quanto in realtà Hol è identico a lui.
Capisco che qualcosa in me non va quando il mio idolo è letteralmente davanti a me eppure io non riesco a distogliere lo sguardo dalla ragazza davanti a me."Lunedì iniziano le regionali, come ti senti?" domanda Jonathan appena Olivia e Lucas salgono di sopra per andare in bagno
"Dubito vinceremo quest'anno" ammetto "non abbiamo un'allenatore ed è difficile riuscire a coordinarci senza una visuale dall'esterno"
"Sembri me alla tua età" ammette ridendo e il mio cuore si riempie d'orgoglio
"Dylan ti svelo un segreto, questo stronzo che tu veneri tanto, da ragazzo prima di scendere in campo per le regionali, se la faceva addosso" lo canzona mio padre
"Ti ricordi la partita contro i Bruins? Dio, era talmente teso che mollò tutto e tornò a casa, lo cercammo tutto il pomeriggio per tutto il campus, e alla fine fu Hannah a trovarlo e a riportarlo in tempo per la partita" ridacchia mia madre
"Non ero nervoso, avevo solo dimenticato di prendere una cosa" si giustifica lui e tutti scoppiamo a ridere divertiti
Dopo la cena resto in soggiorno a parlare con mio padre e Jonathan di basket, Jason e Lucas sono sul divano occupati a giocare insieme alla nintendo, mentre mia madre ed Hannah stanno riempiendo di domande Edward che prova a vincolarsi tra le risate."Jason, puoi portare la tua giacca a tua sorella? E' fuori" domanda Hannah ma Jason non la sente neanche
"Vado io" John fa per alzarsi ma lo blocco
"Vado io" annuisco alzandomi
Afferro una delle mie felpe ed esco sul retro trovando subito Hol seduta sulla panchina con lo sguardo verso l'alto, verso le stelle che erano ben visibili da qui.
Ha il potere di mandarmi il cervello a puttaneLa raggiungo e mi siedo al suo fianco passandole la felpa che afferra ringraziandomi appena. La infila e io adoro quando indossa i miei vestiti.
"Noto che sei calmo, adesso" precisa ironica
"Non mi scuserò per aver colpito Brad" preciso e lei mi guarda incredula
"Non ci posso credere" alza gli occhi al cielo alzandosi poi il cappuccio sul viso
Non ho mai capito perchè lo indossa sempre, magari le piace solo così, eppure io lo vedo come un gesto per nascondersi dal mondo, ma io non voglio assolutamente che si nasconda da me.
Porto la mano sul capo abbassandoglielo e lei mi guarda confusa, le sorrido e mi perdo nei suoi occhi blu."Allora? Cosa ne pensi di mio padre?" sorride curiosa
"Tuo padre è la persona più perfetta di questo mondo" sbotto euforico facendola ridere "E' ancora più alto dal vivo, ed è così intelligente, il Dio del basket cazzo"
"Mi fa piacere" se la ride divertita
"Vorrei proprio sapere perchè ha mollato. Non penserete che io mi beva la storia della famiglia, vero?" mormoro ironico, Hol mi guarda per poi sospirare tranquillamente
"L'ha fatto per me" ammette e io la guardo confuso
"Che significa?" quasi ho paura della risposta
"Io e mio padre siamo sempre stati come anime gemelle, Jamiee preferiva passare giornate intere con la mamma sai, shopping, trucco, scarpe nuove" gesticola e mi piace il luccichio che ha negli occhi quando parla della sua famiglia "il basket era tutto per mio padre, ma anche per me. Sono cresciuta sul campo insieme a lui, ogni giorno della mia vita, subito dopo scuola, anche nei weekend, la mamma ci odiava letteralmente" ridacchia al ricordo facendomi sorridere "crescendo la mia asma è peggiorata e ogni volta che toccavo palla stavo male, così ho dovuto rinunciare alle partite e agli allenamenti. E' stato come se mi avessero strappato la vita dalle mani, chi non ha ambizioni e sogni non può capire, non potrà mai comprendere cosa si prova a vedere il proprio sogno rompersi così. Mio padre non mente quando dice di aver mollato per la famiglia, lo ha fatto per me. Io ci soffrivo, così lui non ha voluto sentire ragioni e ha mollato per colpa mia. Quando ho letto sui giornali la notizia abbiamo litigato, gli ho gridato contro delle cose orribili, io non volevo che lo facesse per me. Non ho mai voluto tutto questo, il mio sogno era stato distrutto, ma il suo doveva continuare"
Ho sempre immaginato dietro il suo ritiro un grande segreto, qualcosa di inaspettato. Ma ora che so la verità, pensavo di sentirmi sollevato, invece sto peggio di prima.
"Hai una brutta asma vero? In montagna stavi molto male" le ricordo e lei annuisce
"Ora basta parlare di cose tristi, torniamo dentro e godiamoci la serata tranquillamente, dopotutto c'è J.P in casa tua" mi spintona appena facendomi sorridere
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In Another Life
Fanfiction"Moriremo tutti prima o poi, indipendentemente dalla malattia" La mia poteva sembrare una semplice scusa. Ma la verità era che non ero pronta per dirlo al mondo intero, non ero pronta e di sicuro non lo sarei mai stata. Mi piaceva guardarmi allo...