59. Johnson

23.6K 758 267
                                    

Leucemia, qualcosa di terribile e spaventoso.
Un nome che deriva dal greco e significa 'Sangue Bianco'.
Lo sapevo che il bianco è una fregatura. Come può il sangue essere bianco?
Il sangue è rosso e basta!
Le lacrime sono salate e basta. Jonathan me lo ha spigato in lacrime, "Olivia ha la leucemia" e le sue lacrime sono diventate le mie. 

E' come un angelo. Un angelo bianco macchiato da un segno indelebile. Sembra una punizione, per lei, per me, per tutti quanti. Lo aveva sempre nascosto a tutti, Lucas lo aveva scoperto per caso così come Madison. Io invece non mi sono mai accorto di nulla, eppure era così evidente. Ma è bastata qualche bugia, qualche finzione, e il suo cancro si è trasformato in una brutta asma. 
Era questo. Il mostro nel suo armadio che cerco di scoprire dal primo giorno, quel tassello mancate del puzzle, era questo. E' malata. Ha il cancro. E io non lo sapevo. 
Ma come ho fatto a non accorgermene? I cedimenti, l'ospedale, il motivo che ha costretto Jonathan a lasciare il basket... 
E' questa la loro punizione, il segreto della famiglia Parker.
Ma perchè a lei? Perchè alla mia Olivia? 

Me ne stavo seduto, accanto a mio fratello, su una di quelle scomode sedie della sala d'attesa, fuori dalla sala operatoria. Lascio tremare la gamba mentre mi torturo le mani, graffiandomi le nocche, il palmo, senza però sentire dolore. il suo però lo sento, il dolore di Holly lo sento forte nel cuore, che brucia, e mi uccide lentamente.
Quando due giorni fa è crollata in quella pozza di sangue, abbiamo chiamato l'ambulanza mentre John cercava di tenerla sveglia, inutilmente.  Arrivati qui hanno subito portato Hol in rianimazione, dicendo che aveva perso troppo sangue. John ha spiegato loro che è un medico, il suo. Quando poi ci hanno comunicato che era fuori pericolo, John prese in disparte sua moglie e i miei genitori, sussurrando qualcosa lontano da noi. Ma io ero stanco di essere trattato come un bambino, io avevo bisogno di sapere. 

Abbiamo passato 24 ore in quella sala d'attesa, poi mio padre ha accompagnato mia madre, Hannah e Jamiee in hotel per farle riposare, insieme ai due più piccoli e a Marcus. Io non mi sono mosso di qui, e neanche John, lui è rimasto al fianco della figlia dormiente, mentre io seduto sul pavimento sporco di quel corridoio. 

"Cos'ha Hol che non va?" ricordo che ho sussurrato ai più grandi, ma nessuno mi ha risposto 
Quando poi mio padre è tornato in pomeriggio, raggiunse John nel corridoio accanto, e io li ho seguiti senza farmi notare, in cerca di risposte. In cerca della verità.
"Questo maledetto cancro sta uccidendo tutti, non solo lei" si china sulla sedia John, poggiando i gomiti sulle gambe e le mani sul viso in lacrime
Lacrime di un uomo sofferente che stava perdendo la figlia sotto i propri occhi, e non poteva fare nulla per impedirlo.

Hol è malata.
Il suo sangue è sporco, come la mia anima. Ha il cancro, ha la leucemia, un fottuto tumore, maledizione.
"Co-cosa?" Non sono riuscito a trattenermi
"Dylan" mio padre si alza, con occhi increduli, venendo verso di me 
"E' uno scherzo, vero? Hol non è malata, no... lei è bellissima, lei è perfetta" ma le mie parole erano vuote, perchè il mio cuore aveva già capito, così come le mie lacrime che non cessarono di uscire  
Mio padre restò in silenzio, con lo sguardo basso, e una mano sulla mia spalla.
Sento il suo dolore, il dolore della piccola Olivia. Sento il suo cancro, nelle ossa, nel sangue, perchè da ora, è anche il mio. 
"No, è impossibile" sorrido nervoso, tra un groviglio di lacrime "lei non può essere malata, non deve esserlo..." continuo, in modo sconnesso, mentre mi porto una mano sulla fronte, cercando di sorreggere la mia anima 
Mio padre mi abbracciò forte. Non ho mai avuto questo abbraccio, da nessuno, neanche dopo la morte di Areelay. Ma Hol non è Areelay. no, questo fa più male.
Perchè se la morte di Areelay mi ha distrutto, la morte di Hol mi ucciderebbe sul serio. E a quel punto, che senso avrebbe continuare tutto questo? 

Immagino a quando lo ha scoperto, le sue cicatrici, quando abbiamo fatto l'amore al buio, perchè lei si vergognava di esse. Immagino come deve essersi sentita spaventata la prima volta, in una sala operatoria. E mi immagino al suo fianco, a tenerle la mano, anche s non è mai successo. Ma io sarei restato. 
Mi sforzo, cerco di non odiarla, cerco di capire il perchè delle sue bugie, del suo segreto. Perchè con me? Io sarei rimasto, io non potrei mai andare via. 

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora