65. Parker

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"Così hai accettato" il suo tono di voce è così sorpreso
"Ho detto di avere una condizione" annuisco portandomi le gambe al petto 
"E quale sarebbe?" domanda 
"Se le cose dovessero mettersi male, male a tal punto che non ci sia più nulla da fare, dovranno dirmelo e interromperemo ogni cosa. Non voglio passare i miei ultimi giorni chiusa in un ospedale" ammetto, sperando che possa capirmi, almeno lui
"Credo che tu abbia fatto veramente bene" annuisce sicuro "Ma per farla funzionare, questa cosa, devi voler lottare e avere fame di vita. Se hai già deciso che andrà male, perdi in partenza" esclama, e io sospiro rubando poi una caramella dalla sua scrivania
"Posso restare ancora un po'? Non mi va di restare a casa con la mia famiglia" sospiro
"Perchè? Un tempo adoravi startene da sola con al tua famiglia" mi canzona
"Mia madre sembra un fascio di nervi, io e Jamiee non ci parliamo ma sto evitando di attaccarla per ogni minima cosa. Mio padre poi, mi controlla in tutto, anche se passo un minuto in più sotto la doccia" gesticolo nervosa, e lui sorride 
"Ti vogliono bene, si preoccupano per te" mi spiega 

Ripenso alla conversazione avuta poco fa nello studio di mio padre, quando finalmente ho accettato di iniziare la chemio, e di come mi ha abbracciato trattenendo le lacrime. Quando torno a casa per cena sono già tutti a tavola, sfilo la felpa e mi siedo tra Jason e Jim, per evitare che si punzecchino mentre mio padre da la 'bella' notizia al resto della famiglia.
"Ho una notizia da darvi" sorride Marcus, e io mi acciglio curiosa "tra un mese inizio il dottorato ufficiale, così tra qualche anno potrò affiancare il dottor Parker con una divisa diversa da quella di un semplice infermiere" spiega Marcus felice, e subito la mamma lo guarda con un sorriso enorme
"Che bello tesoro, sarai il miglior medico della città" applaude la mamma esaltata
"Anche io ho una cosa da dire" annuisce Jamiee, e tutti noi la guardiamo curiosi "Mi sono licenziata" sospira, e la reazione non è esattamente delle migliori
"Come scusa?" sbotta mia madre incredula
"Il mio capo voleva mandarmi a Miami per uno stage di 4 anni e ho rifiutato, così mi sono licenziata" scrolla le spalle
"Ma tesoro, lavorare nell'ambito della moda è sempre stato il tuo sogno" mormora la mamma scioccata, non sapendo cosa dire
"Credo che Jamiee abbia avuto le sue ragioni Hannah, e poi non è l'unico lavoro che possa fare, ci sono molte aziende di moda che cercano nuovi talenti, e mia figlia ne ha da vendere" mio padre le fa l'occhiolino, nascondendo la sorpresa
"Non siete felici scusa? Sarebbe dovuta retare via per 4 anni" si acciglia Jay
"Felici? No per niente. Era il suo sogno partecipare ad uno stage di moda da quando aveva 5 anni e non capisco perchè abbia rifiutato" sbotto incredula
"Troverò un altro lavoro, e anche se non dovesse piacermi come quello di prima non è la fine del mondo" è così calma che mi da i nervi
"Ma ti senti? Come hai potuto rifiutare? Saresti altrettanto felice se trovassi lavoro in un agenzia che non ti piace?" cerco di farla ragionare
"Come potrei esserlo" alza la voce improvvisamente, facendoci zittire tutti "Il tuo cancro è venuto sempre prima della mia felicità Olivia. La mia carriera mi rendeva felice, ma ci ho rinunciato quando ho rifiutato la borsa di studio alla Pratt Institute of Design a Brooklyn per stare qui e prendermi cura di te" mi indica, e ho come un sussulto al cuore dinanzi quella verità che sembra essere sconosciuta solo a me a questo tavolo
"Co.. cosa" mormoro incredula, lasciando cadere la forchetta nel piatto "Io non ne sapevo nulla" guardo i miei genitori, ma loro non rispondono e tengono lo sguardo basso
"Certo che non lo sapevi" sbotta Jamiee esausta "Perchè tutto ciò che noi proviamo a fare è rendere bella la tua vita" mi indica "Lo sai quanto soffre Jason, Olivia? Si tiene sempre tutto dentro per non dare altre preoccupazioni a mamma e papà, ma lui ci sta di merda quando loro si perdono tutte le sue partite per stare con te in ospedale, quando papà si congratula con te perchè hai fatto canestro mentre lui che ha una camera piena di trofei non riceve neanche uno sguardo" sputa velenosa
"Jamiee, cazzo, sta zitta" la guarda male Jason "Non ascoltarla Hol, è solo frustrata per la sua vita di merda" sbotta furioso verso al maggiore
"Ha perso l'ultima partita del campionato per correre in ospedale da te ed è stato squalificato, ma questo ovviamente non lo sai" continua Jamiee, e io l'ascolto come se mi stesse colpendo nel petto innumerevoli volte
"Io non vi ho mai chiesto di lasciare le vostre vite per me" mormoro sentendomi maledettamente in colpa
"Vogliamo parlare di mamma che piange ogni notte o di papà che è cambiato radicalmente? La paura di perdere sua figlia sembra averlo destabilizzato. Ha mollato il basket per te e si è rifatto una vita in ospedale, mentre tu che sei così egoista non vuoi neanche fare quella maledetta chemio" è arabbiata, esausta, e mi guarda con lo stesso sguardo che le ho riversato io in questi giorni, pieni di risentimento
"Anche io ho una notizia, fantastica a dire il vero" interviene mio padre " Hol ha accettato di iniziare la chemio, e penso che tutti a questo tavolo sappiamo che ha scelto di farlo per noi, e non per se stessa" parla con voce ferma per poi guardare mia sorella "quindi diamoci una calmata" mormora poi, e vedo le lacrime silenziose sul volto di mia sorella
"Mi dispiace" mi alzo, asciugandomi velocemente una lacrima sfuggita al mio controllo per poi guardare verso di loro "Mi dispiace avervi reso la vita un inferno con la mia malattia, ma la verità è che non l'ho scelto io di essere malata" affermo con le mani che mi tremano, stanca di continuare a tenermi tutto dentro "La chemio? Volete tanto che la inizi, ma non pensate a come possa sentirmi io? Sono io che devo soffrire, sono doc he sarò operata ancora una volta, sarò io a stare una merda. Continuate a ripetermi che sono forte, beh io non lo sono e voi lo fate solo perchè è più facile far finta che io sia in grado di sopportare tutto questo" li indico, poi mi scosto i capelli dal viso andando verso le scale "Non è giusto dare la colpa a me, non vi ho chiesto niente io" guardo mia sorella "non puoi incolpare me per le tue scelte sbagliate, io non ho mai preteso nulla e ho continuato a fingere di essere forte e ho sopportato tutto quel dolore mettendo da parte la mia paura anche per non farvelo pesare Jamiee" affermo, e forse le cose tra me e mia sorella non torneranno mai più come prima 

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