56. Parker

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Flashback

"Mi raccomando di non farne parola con nostra figlia, è molto ferma sulla decisione di non farlo sapere a nessuno. Teme che tutti potrebbero guardarla con compassione e non lo sopporterebbe" riconosco la voce di mia madre e i miei piedi si inchiodano al suolo, fuori la porta dell'ufficio del preside 
"State tranquilli, dopotutto dopo quello che John ha fatto per mio nipote salvandogli la vita, vi dovevo un bel favore." ghigna il preside "spero di avervi aiutata con il piano di vostra figlia Jamiee, giusto la settimana scorsa è venuta qui per essere aggiornata e le ho mostrato la foto sul giornalino scolastico, sembrava contenta" è fiero, ma di cosa? Di cosa parlano? 
"Sinceramente Mark, non approvo la decisione di Jamiee" mio padre sospira, e io sono sempre più confusa, perchè si conoscono così bene? "ma vedendo Olivia adesso, posso dire che l'ha aiutata molto finire in punizione con Dylan, è stata una buona idea quella di farli conoscere"  

Cosa? Ma di che cosa cazzo stanno parlando?

Entro senza bussare e gli occhi dei tre adulti sono fissi su di me. Ma come si permettono di parlare di me in quel modo? Di decidere della mia vita a tavolino come se la decisione spetti a loro. 

"Che significa?" tremo di rabbia "Cos'ha fatto Jamiee? E cosa significa la storia della punizione con Dylan?"
"Tesoro" forza un sorriso la mamma "Di cosa parli? Avrai sentito male" si sistema sulla sedia, davanti la scrivania del preside
"Oh non credo proprio. Papà, dimmi la verità, adesso" ordino cercando di restare calma, di respirare, di non esplodere 
"Credo che forse dovremmo dirglielo" sospira mio padre e il preside Mark annuisce appena, intimandomi di prender posto davanti a lui, ma io non mi muovo 
"Vedi Olivia, ho conosciuto tuo padre mesi fa, quando mio nipote rischiava la vita e tuo padre l'ha salvato. Quando ha saputo che ero il preside della tua scuola è venuta a farmi visita tua sorella maggiore" spiega con calma, ma io non capisco "Mi ha raccontato il suo timore nel vederti sempre sola, senza amici, e senza un'obiettivo. Jamiee era molto preoccupata, così mi chiese di aiutarti, di mettere su un piano per farti conoscere qualcuno che ti spronasse, poi tu e Johnson siete finiti in punizione per caso, e io ho colto la palla al balzo per farvi andare a quella gita" spiega, mi fischiano le orecchie, sento il viso andare in fiamme
"Lei sa che io..."
"Che sei malata? Si, i tuoi genitori mi informarono pochi giorni dopo averlo coperto, lasciarti andare in giro senza precauzioni era da sprovveduti, ma non ne ho mai parlato con nessun insegnante, il professor Peterson lo ha scoperto solo oggi" spiega e io guardo i miei genitori, guardo mio padre, la mia roccia, la mia ancora, il mio punto fermo, che di colpo, vacilla sotto i miei occhi
"Era tutta un'idea di mia sorella..." mormoro incredula, spaventata

Jamiee, la figlia perfetta che ho sempre invidiato, scopro che ha sempre controllato e manipolato la mia vita. La odio, la odio con ogni parte del mio corpo, la odio. La odio perchè, senza chiederlo, mi ha regalato una speranza, ha fatto in modo che incontrassi Dylan. Anche quello era finto allora? Se Jamiee non si fosse intromessa, ora io e Dylan non ci parleremo neanche, come mesi fa. 
"Olivia, Jamiee l'ha fatto per aiutarti e io ero d'accordo con lei" annuisce la mamma comprensiva "Ammetto che tuo padre inizialmente non voleva, poi vedendoti diversa, ha accettato la cosa" spiega, come se potesse cancellare la mia rabbia 
"Credete di poterlo fare? Con quale diritto vi intromettete in questo modo, con quale coraggio manipolate così la mia vita, come cazzo vi siete permessi" grido fuori di me, con le mani che tremano
"Volevamo aiutarti, eravamo preoccupati per te. Avevi smesso di vivere Olivia, guardati ora invece..." fa presente il preside, ma lui infondo cosa ne sa? 
"Non sono miei amici, sono frutto del vostro inganno. Non avrei conosciuto nessuno di loro se non fosse stato per il piano di Jamiee" alzo la voce, perchè solo così ora posso esternare la mia rabbia "Cos'è? Volevate fare un'atto eroico? Poverini, volevate salvare la triste vita di una ragazzina malata e sola" rido nervosa, sputando quelle parole come lame taglienti, che feriscono i miei genitori 
"Hol, non guardarla in questo modo, volevamo aiutarti" mi riprende la mamma
"Bel modo di aiutarmi, complimenti" la guardo truce "Ad ogni modo, siamo venuti qui per firmare le dimissioni dalla scuola" esclama mio padre serio, e io lo guardo come se fosse impazzito, e forse lo è per davvero 
"Stai scherzando spero" scoppia a ridere 
"Tra due settimane circa avrai la terapia e non devi affaticarti" aggiunge la donna al suo fianco comprensiva
"Inoltre io e tua madre abbiamo già deciso che se la terapia dovesse fallire inizieremo subito con la chemio" continua poi e io sorrido delusa, delusa dal loro comportamento e dalle loro aspettative 
"Sembra che voi abbiate già pianificato tutto della mia vita" sussurro con l'amaro in bocca

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora