21. Parker

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Il pavimento viene a mancarmi sotto i piedi, il cuore accelera e voglio solo piangere. E' come una forza troppo pesante da gestire che ti trascina sotto terra, che ti fa annegare in mezzo all'oceano, come se stessi cadendo in un pozzo senza fondo.

Adesso anche lui sapeva della mia malattia. Non doveva scoprirlo, non così almeno.
I suoi occhi sono spalancati, increduli, pieni di tristezza e di compassione, la stessa che tanto detesto. Ti prego, non guardarmi così, non guardarmi con quegli occhi, non guardarmi come se qui, tra tutti noi, fossi io quella sbagliata,
non guardarmi come se avessi il cancro.

3 ore prima

E' così buffo stare a guardare Lucas che scatta foto a ogni angolo della scuola scuola, credo stia per impazzire.
Daisy lo ha messo alle strette con le foto dell'annuario e il piccolo nerd sta la pazienza, oltre che la testa. L'ultima campanella è appena suonata e mentre tutti si dirigono verso l'uscita io sono occupata ad aspettare quel novellino che è andato a recuperare la borsa.

"Anche oggi Blaire non è venuta a scuola" sospira Lucas camminando al mio fianco 
"Dopo la scenata avuta in mensa con Madison non credo voglia tornare tanto presto" esclamo stringendomi nella felpa per il freddo
L'aria di Dicembre inizia a farsi sentire.
"Ma è passata una settimana da allora" sbuffa lui
Già, da quel giorno in mensa è passata una settimana, una settimana dove Blaire manca a scuola, dove Madison e Anita sembrano più agguerrite che mai e che Dylan mi evita.
"Potremmo andare a trovarla, domani è sabato e non abbiamo scuola" scrollo le spalle 
"Dovrei andare al centro commerciale..." si scusa con lo sguardo
"Non credevo fossi tipo da Shopping" lo canzono 
"Infatti non lo sono, il 30 di questo mese è il compleanno di Dylan e mia madre mi ha obbligato a comprargli un regalo e non voglio ridurmi all'ultimo" sbuffa ancora e ancora "Odio il suo compleanno, non so mai cosa regalargli, quel ragazzo ha tutto e sono sempre indeciso sul cosa prendergli. Hey, tu però potresti venire con me e poi potremmo andare da Blaire subito dopo" parla tutto d'un fiato e percepisco il suo nervosismo
"Ok ci sto, tanto non ho nulla di meglio da fare" annuisco  
"Allora ci vediamo domani" mi saluta una volta arrivati all'incrocio
"Ti chiamo domani mattina" annuisco attraversando la strada
"Ma casa tua non è di là?" domanda indicandomi la destra 
"Devo andare a lavoro da mio padre" annuisco salutandolo poi definitivamente con un cenno della mano

Ho appuntamento con Marcus per i risultati della tac e per dei prelievi di routine.

"Secondo te finirà mai tutto questo?" Domando lasciando dondolare le gambe giù dal lettino
"Certo, tu guarirai" annuisce con convinzione Marcus mentre termina di firmare dei fascicoli
Siamo nella stanza di mio padre, ho appena terminato i prelievi e sto aspettando Marcus per tornare a casa, la porta è semiaperta ed entra un piacevole venticello. 
"Odio il mio cancro. Ora che nonno è tornato in montagna a casa nostra sembra essere tornato tutto come prima. Mi assillano su tutto ed è come se non potessi respirare" sbuffo 
"Lo hai detto a qualcuno?" Domanda guardandomi di sottecchi "Intendo della tua malattia, ne hai parlato con qualcuno?" Riformula la domanda
"No, e poi non vedo il motivo del perché dirlo" ammetto
"Nessuno si allontanerà da te, hai un tumore non un virus contagioso" esclama guardandomi con biasimo

E' in quel momento che sentiamo un rumore provenire da dietro la porta. Come qualcosa che cade sul pavimento. Spalanco il battente credendo che qualcuno si fosse sentito poco bene, ma ciò che mi trovo davanti è molto peggio. Che ci fa lui qua? Quanto ha sentito del nostro discorso? 

E' come pietrificato, guarda il nulla davanti a se e ha gli occhi sganati, increduli, che mi fanno male al cuore.
"Che ci fai tu qui?" Domando in un sussurro 
Ci fu qualche secondo di silenzio, mi guarda per poi spostare lo sguardo sui fogli sparsi sul pavimento.
"Ero venuto a portarti questi" sussurra indicandomi i miei appunti "per sbaglio li ho presi io e te li ho portati, ho chiesto in reception e mi hanno indicato lo studio di tuo padre" spiega flebilmente
Sembra disorientato.
La sua voce è rauca e insicura, per la prima volta Lucas non porta con se il suo solito sorriso solare che tanto adoro, mi guarda con compassione, con tristezza, decisamente troppe emozioni tutte in una volta
"Hai sentito tutto, vero?" domando avendolo già capito
Sento i passi di Marcus avvicinarsi alle mie spalle, indietreggio avvertendo il suo calore, cosa che mi rassicura
"S-si" sussurra sistemandosi gli occhiali, per poi piangere silenziosamente 

In Another LifeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora