Capitolo 11

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Capitolo 11: Federica
La mattina seguente mi svegliai presto,non so perché ma quella notte riuscì a chiudere poco occhio,non era di Dio che potessi prendere sonno una volta per tutte.

Tutto quello che era accaduto mi aveva abbastanza scombussolata ma sapevo che quel giorno sarebbe cambiato tutto e per un po' di tempo avrei avuto un po' di pace.

Niente mamma assillante,niente sorella insopportabile e soprattutto niente palloni gonfiati a sorpresa in casa mia.

Mi sollevai con il busto e diedi un occhiata alla finestra che era leggermente socchiusa,fuori era una bella giornata e speravo che anche la mia lo fosse.

Poggiai una mano sulla sedia a rotelle di lago al mio letto e mi feci leva su i bracci per potermi sollevare dal letto;se volevo stare sola in casa,dovevo abituarmi già da ora ad essere abbastanza autonoma senza avere per forza il bisogno di qualcuno che mi aiuti.

Con un po' di sforzo riuscì a mettermi sulla sedia a rotelle e mi diressi verso l'armadio,lo aprii e senza pensarci troppo presi un maglioncino bianco,un pantalone nero e le solite Stan Smith.

Riuscì ad indossare il maglione ma faticai parecchio per i pantaloni e riuscì ad indossarli a stento sudando parecchio.

Sospirai ma non mi arrendevo,volevo passare quei giorni da sola e infine mi diressi verso la porta che aprii e uscii vedendo mia madre uscire dalla sua di camera e vedendomi già vestita sbarrò gli occhi sorpresa.

Mamma M:"fede tesoro ma come hai fatto ? Ti sei vestita da sola?"
Federica:"No mamma,avevo L'aiutante sotto il letto sai" le dissi ironica e mi diressi in cucina a fare colazione e non vedevo sinceramente l'ora che lei e Arianna partissero ma c'era qualcosa che mi diceva che non era tutto così semplice come sembrava e che mia madre stava tramando qualcosa,era strano che avesse accettato di lasciarmi li a casa da sola.

Il tempo passò velocemente e quella stessa mattina mia madre e mia sorella avevano caricato le valigie in macchina e mi dovetti subire un'ora le raccomandazioni di mia madre che mi facevano sbuffare e voltare gli occhi al cielo:"e stai attenta" "e chiama se hai bisogno di aiuto" "e stai attenta a non cadere dalla sedia a rotelle" "e non fare questo" "e non fare quest'altro".

Finalmente però dopo tutto ciò se ne erano andate e io ero lì a casa mia,nella mia pace,ma non sapevo che sarebbe durata ancora per poco tempo.

Riccardo:
Avevo passato l'intera mattina e metà del pomeriggio alla scuola calcio come al solito,avevo fatto più di un allenamento ed ero passato ancora a dare una mano al mister dei "pulcini",così si chiamava la categoria della squadra dei bambini del Milan.

Mi piaceva sempre stare con loro,mi rivedevo bambino,con il loro stesso sogno e con la loro stessa passione.

Erano già le 15:00 quando mi feci una doccia e me ne andai. Andreas oggi non era neanche comparso agli allenamenti,sicuramente stava male per quanto accaduto ieri sera,aveva bevuto e a lui l'alcol faceva un brutto effetto il giorno dopo perciò mentre posavo il borsone sulla mia macchina decisi di chiamarlo per vedere,quanto meno,come stava e se aveva bisogno di qualcosa.

Mi rispose dopo qualche squillo:
Riccardo:"ehi Andre,come stai? Hai bisogno di qualcosa?"
Andreas:"ohi amico,mi scoppia il cervello fra un po' ma tutto sommato tutto bene ma giuro che non bevo più. Comunque vuoi passare di qua? "

Stavo per dirgli di si ma mentre salivo al posto guida e mettevo in moto mi venne in mente Maria e il favore che mi aveva chiesto e mi spuntò un lieve sorriso sul viso,dovevo rifiutare e dovevo inventare una scusa abbastanza velocemente e abbastanza credibile.

Riccardo:"vorrei amico ma non posso,questa sera cena in famiglia anche se le odio ma ci vado per non creare questioni,sai come sono i miei,soprattutto mio padre quando ci si mette"
gli dissi ciò e stranamente se la bevve tranquillamente,mi spiaceva mentirgli ma per adesso non volevo dirgli niente della figlia di Maria.

Cambiai così destinazione e invece che andare verso casa mia,andai verso casa di Maria. Non sapevo quella volta come avrebbe reagito alla mia vista,ma speravo se non bene,quanto meno meglio della scorsa volta,visto che mi aveva trattato malissimo ma la cosa ora mi divertiva lievemente,doveva avere un bel carattere.

Parcheggiai dopo poco davanti casa di Maria e stranamente mi sentivo un po' nervoso,forse perché temevo leggermente una sua reazione ma ma mi diressi comunque verso la porta e sospirando lievemente suonai al campanello attendendo che quella strana ragazza mi apri la porta,ma forse non volevo che mi aprisse solo la porta di casa sua,forse volevo che mi aprisse le porte del suo mondo lasciandomi entra nella sua vita.

Come le ali smarrite di una farfallaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora