Twenty-ninth

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Salve a tutti✨
In questi giorni sono stata chiusa a casa per qualche problema personale e mi sono ritrovata, ieri, seduta al pc pronta a scrivere un nuovo capitolo. Non so abbia potuto fare ma è stata una cosa davvero dell'ultimo minuto ma è uscito il capitolo.
Per la prima volta, se non erro, abbiamo un POV diverso dai soliti, infatti non saranno Harry o Isabella a parlare ma abbiamo la nostra queen: Louis 👑
Spero possa piacervi quello che ho scritto e, in caso contrario, mi rifarò con il prossimo capitolo che è già in via di scrittura. 🎉
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Giulia; x
















LOUIS' POV:

Molte volte avevo pensato che Harry fosse un demente, un folle, un mentecatto, uno squilibrato bastardo che era entrato nella mia vita troppo presto e mi aveva plasmato come lui credeva fosse meglio. E mi aveva plasmato psicopatico e cazzone proprio come lui: infatti, in quel momento, lo guardavo indossare la tuta ignifuga verde della U.S Navy e pregavo Dio che tutto andasse come doveva. Se solo Bella avesse saputo....sarei morto, cazzo.


«Davvero può farlo?» dissi voltandomi verso Huffman. «Andiamo capitano, non può lasciarglielo fare» mormorai cercando di non farmi sentire.


«Può farlo, è un comandante adesso Iron» disse scrivendo il verbale prima del decollo.

Sospirai scuotendo la testa, mentre guardavo l'orologio che portavo sul polso: le 5:37. Tra otto minuti sarebbe decollato con un compagno sconosciuto al dietro che non conosceva niente su quel bastardo del mio migliore amico. Lo guardai chiudere la tuta, mentre allacciava la cintura e un cadetto lo aiutava a stringere il colletto insieme ai polsini. Guardai Huffman, tranquillo nella sua divisa che compilava quel cazzo di documento, e mi recai verso il mio amico.

«Comandante, posso parlarle?» chiesi incrociando le braccia al petto con sguardo serio. «È urgente.»

Harry sospirò, guardando il cadetto e facendogli un segno con la testa mandandolo via. Sospirò guardandomi, mentre i secondi e i minuti passavano, e poi abbassò lo sguardo continuando a sistemare la tuta.

«Non ignorarmi» dissi con rabbia. «Non farlo, non con me Harry»

«Abbassa il tono e smettila di fare il cazzone» disse poggiando le mani sui fianchi. «Cosa dovrei fare? Rimanere qui? Posso volare e tornare a casa da Bella» mormorò, poggiando poi un piede sulla sedia per poter attaccare i lacci dello stivale nero.

«Harry, così lascerai Bella e Dahlia da sole. Cosa pensi di fare, quando sarei morto? Cazzo pensaci un momento!» sbottai.

Harry finì di allacciare le scarpe, poi sospirò e mi guardò, passando una mano tra i capelli. «Sei mio amico dall'età di sette anni. Nel mio testamento ci siete tu, Bella, Lia, mia mamma e Gemma, quind-»


«Testamento?» sbottai. «Di che cazzo parli, Harry? Che cosa stai dicendo?» urlai in piena crisi di nervi.

«Nel mio testamento, stavo dicendo, ci siete voi. Ti sto mettendo in mano quello di più caro che ho: la mia famiglia, Louis» disse guardandomi. «Quindi, amico, ti prego. Qualsiasi cosa succeda, prenditene cura come se fosse la tua di famiglia»

Lo guardai e, rivedendo il bambino in cerca d'aiuto per scappare dal padre, non potei far altro che annuire. Harry annuì anche, afferrò il casco e mise l'ecografia nelle mie mani. Poi, afferrò la sua collana con la croce.


«Per qualsiasi cosa, dalla a lei. È della piccola» sorrise porgendomi la collana.

«Harry, non ti allontani mai da questa collana. Cosa stai facendo?» chiesi.


Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora