Tenth

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HARRY'S POV:

Dopo aver salutato i miei colleghi, aver caricato i borsoni e dopo sette ore sul cacciatorpediniere, quando misi piede al porto di Norfolk, sentì il mio petto gonfio per la gioia.
Louis si guardò intorno come me con un sorriso enorme, poi mi diede una pacca sulla spalla.

«Siamo a casa amico» disse ridendo.

«Sarò a casa quando avrò quella donna tra le mie braccia» sorrisi guardandolo mentre ci incamminavamo verso casa sua.

La sera era calata ormai da un pezzo, infatti la leggera neve era presente e le stelle erano alte in cielo. Sorrisi infilando una mano all'interno del giaccone nero e porsi una piccola scatolina a Louis.

«Buon compleanno amico, anche se in anticipo» dissi, mentre lui mi guardava sbalordito. «So che non te ne faccio quasi mai e spesso lo dimentico, ma volevo farti sapere che ti voglio bene e che apprezzo tutti i giorni quello che fai per me. Se non fosse stato per te, probabilmente sarei dietro le sbarre»

Louis strappò la carta blu, aprendo il piccolo scatolo e tirando un respiro tra i denti. La piccola ancora che mio padre mi regalò quando ero piccolo, scoprendo la mia passione per il mare, era adesso nelle sue mani in una catena sottile d'argento.
Mi guardò, poi sorrise e mi strinse a sé con un abbraccio.

«Sei mio fratello, me ne prenderò cura, giuro» disse dandomi una pacca sulla schiena. «Adesso andiamo a casa che non vedo l'ora di vedere quella bomba sexy»

«Eeehy!» dissi camminando al suo fianco. «Smettila di parlare così di mia sorella, maniaco» dissi facendolo ridere.






*



Sospirai guardando il grande palazzo dove ci sarebbero state mia mamma, mia sorella e Isabella: le mie ragioni di vita, quelle per cui ero andato avanti nei mesi passati, quelle per cui mi ero fatto forza.
Sistemai il colletto della camicia bianca e la giacca dello stesso colore; controllai che tutte le spille fossero al loro posto, sistemai il pantalone e poi mi voltai verso Louis.


«Smettila» gli dissi schiaffeggiando la sua mano e sistemando la sua cravatta stringendola al collo. «La rovini»

«Cazzo me la sto facendo sotto, cazzo» disse. «Se avesse conosciuto un altro?»


«Gemma non è il tipo di ragazza, è veramente interessata a te da quello che hai raccontato» sorrisi poggiando una mano sulla sua spalla. «Andiamo»


Salì i pochi gradini poggiando una mano coperta dal guanto bianco sul grande pomello mentre Louis tirò l'altro. Una volta dentro, notai come le persone ballavano un lento. Ci mettemmo vicino al banco degli alcolici e, spostando lo sguardo, fu lì che la notai: Isabella, in un magnifico abito rosso con delle pietre argento, era seduta sulla panca in legno con accanto Gemma che, ovviamente, mi notò prima di lei. Le sue labbra si schiusero, gli occhi si spalancarono. Diedi un piccolo colpo a Louis sul braccio che sorrise quando la guardò. Gli sguardi dei nostri amici si posarono su di noi, sorridendo, e fu lì Bella mi notò. Mormorò il mio nome, leggibile sulle sue labbra, poi scattò in piedi e tolse i tacchi, correndo verso di me. La afferrai e la strinsi a me forse con fin troppa forza, ridendo felice per la prima volta, mentre feci qualche passo indietro per il peso improvviso del suo corpo. Si allontanò leggermente, pressando subito le labbra sulle mie e ridendo, mentre io afferrai il suo viso.

«Adesso sono a casa» mormorai felice mentre Bella si stringeva a me.




*




Dopo i primi momenti di felicità e gioia, mi ero preso del tempo per stringere mia sorella e mia mamma, che mi avevano abbracciato con il viso rigato di lacrime, sporcando anche la cravatta della divisa.
Gemma si allontanò, per correre nelle braccia di Louis, e rimanendo spiazzata quando quest'ultimo appoggiò le labbra sulle sue. Quando Gemma si girò verso di me, mi misi a ridere. Salutammo anche i nostri amici, abbracciandoli e poi dovetti anche discutere con alcuni amici di famiglia che "erano contenti di riavermi a casa". Amici che nemmeno ricordavo.


Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora