Forty-fifth

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Il ritorno di Harry era stato il regalo, sia per me che per Lia, più bello in assoluto. Erano passati appena cinque giorni da quando mi aveva dato la notizia che non sarebbe mai più ripartito, ma dalla grande felicità ancora stentavo a crederci. Era sempre rimasto con me e nostra figlia, dopo che i ragazzi erano tornati a Norfolk, e ci aveva coccolate: preparava ogni mattina la colazione, prima per Lia e poi per noi; preparava i pranzi, le merende e le cene quasi tutti i giorni tranne per quando decideva di passare tutto il giorno fuori, come deciso quella mattina.
Mi aveva fatto trovare la colazione a tavola, con la solita rosa dentro il piccolo vaso e Lia era seduta nel suo seggiolino a sgranocchiare qualche biscotto al latte. Harry si era seduto con me, avevamo fatto colazione e avevamo riso quando Gemma e Louis avevano chiamato tramite Skype e la ragazza si era preoccupata di spalmare parecchio cioccolato della torta che avevano fatto sulla faccia al nostro amico. Dopo aver chiuso la chiamata, mi ero lavata in tranquillità mentre Harry preparava il borsone e la piccolina. Poi si era preparato con calma. Guardandolo in quell'istante, in un magnifico maglioncino rosa e jeans scuri, era estremamente bello. I capelli corti tirati indietro, la pelle liscia per via della barba rasata e i soliti RayBan a coprire gli occhi.

Sorrisi dolcemente quando, fermandosi al semaforo, afferrò la mia coscia con dolcezza e l'accarezzò. «Facciamo una foto» dissi di getto.

Il ragazzo sbuffò alzando gli occhi al cielo e stringendo le mie cosce piano. «Non mi va di fare foto Bels, lo sai da anni ormai» mormorai.

«E smettila di mettere quel broncio, Harry!» al mio richiamo il ragazzo si voltò, così risi e premetti il pulsante. Quando guardai la foto, scoppiai a ridere. «Oh mamma, sembri così arrabbiato!»

«E lo sono» disse stizzito, cercando di nascondere un sorriso mentre controllava Lia dallo specchietto retrovisore. «Smettila di importunarmi con queste foto» disse poi ripartendo. «Potrei denunciarti»

Risi alzando gli occhi al cielo. «Allora, mi dici o no dove stiamo andando?» domandai accavallando una gamba sull'altra e incrociando le braccia al petto. «Un indizio almeno!»

Harry sospirò per l'ennesima volta, sollevandosi di poco per sistemarsi contro il sedile, poi mi gettò un'occhiata veloce. «Cosa ti interessa sapere?» chiese poggiando il gomito contro lo sportello e una mano sul volante.

«Dove stiamo andando?» chiesi guardandolo. Harry, rise scuotendo la testa. «Ci sarà freddo? Siamo al chiuso o all'aperto?»

«Con una bella giornata come questa ho optato per l'aperto» sorrise dolcemente, premendo forse un po' troppo il piede sull'acceleratore. «Stiamo andando solamente al Regent's» disse poi.

Sgranai gli occhi guardando Harry che rise riempiendo di felicità l'abitacolo, mentre rallentava nuovamente e si guardava intorno.
Il Regent's Park era da sempre stato uno dei parchi più belli e uno dei miei preferiti: immerso interamente nel verde, spiccavano solo i colori dei fiori. Rossi, blu, gialli, viola. Tutti fiori che coloravano il parco, unendosi al verde dei giardini.

«Perché lì?» chiesi emozionata, stringendo il suo bicipite tra le mie dita.

Harry fece spallucce, sorridendo dolcemente. «Da quando siamo qui ne abbiamo sempre parlato ma non siamo mai potuti andare. Adesso che sono tornato per rimanere, voglio recuperare tutto il tempo perso e fare tutto quello che non abbiamo potuto fare prima» mormorò.

La semplicità di quelle parole mi riscaldò il petto e mi fece quasi venire le lacrime agli occhi. Harry era l'uomo più dolce, rispettoso e onesto di sempre. Era sempre stato così con me, per questo mi avevano resa felice quelle parole, tuttavia non potei fare a meno di notare il pizzico di tristezza nella sua voce per questo poggiai la mano sopra la sua, ferma sul cambio.

Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora