Forty-eighth

776 35 0
                                    

BELLA'S POV:

Quattro giorni. Erano quattro giorni che Harry aveva deciso di evitarmi. La lite avuta quella domenica era ancora fresca, sia nella mia mente che nella sua. Avevamo detto cose dettate dalla rabbia, non avevamo pensato, ma quello che avevo detto io forse era stato molto più grave. Lui c'era sempre stato, anche a distanza riusciva ad occuparsi di alcuni problemi, ma soprattutto c'era sempre stato per Lia. Non seppi perché quelle parole uscirono dalla mia bocca domenica, dato che nemmeno le pensavo ma così era stato e le mie scuse erano state inutili. Harry aveva deciso di occupare la camera degli ospiti al piano terra quelle poche volte che tornava a casa e aveva lasciato a me la camera da letto dato che era più vicina alla camera di Lia, ma io lo volevo con me non lontano. Avevo sbagliato, avevo chiesto scusa ma era stato inutile. Quella domenica, quando era andato via, ero rimasta per più di un'ora ferma nello stesso punto a guardare la porta sperando che venisse aperta nuovamente. Quando avevo capito che non sarebbe tornato, ero rimasta seduta sul divano del salotto. Liam era andato poco via, sotto convinzione di Louis. Quest'ultimo era rimasto tutto il giorno con me, occupandosi di Lia per tutto il tempo: l'aveva fatta mangiare, le aveva fatto il bagnetto e poi l'aveva addormentata. Solo quando ero entrata in dormiveglia, l'avevo sentito parlare al telefono a bassa voce, poco dopo era uscito ed io mi ero addormentata. Era passato poco comunque quando, alle undici di sera, era rientrato con Harry ubriaco. Si era fermato a guardarmi negli occhi qualche secondo, poi era andato nella camera degli ospiti e c'era rimasto tutta la notte. Era riapparso solo la mattina seguente, intorno alle otto. Aveva preso qualcosa per il mal di testa, si era chiuso in bagno e quando era uscito da lì era pronto per andare a lavoro. Aveva salutato Lia, ferma nel box giochi, ed era uscito di casa senza nemmeno guardarmi. La cosa che mi aveva fatto più male era il borsone grigio che teneva in mano. Non avevo capito a cosa servisse inizialmente, ma non era stato difficile capirlo quando la sera stessa non era tornato. Avevo pianto così tanto, occupandomi in modo quasi robotico della casa, da non riuscire nemmeno a dormire. Era tornato due giorni dopo, per prendere altri vestiti e quando avevo provato a parlargli mi aveva intimato di stare zitta e lasciarlo in pace. Sapevo che principalmente la colpa della lite era stata mia, avevo detto cose cattive e non vere, ma ci eravamo feriti a vicenda e il fatto che adesso si fosse trasferito negli alloggi dell'accademia mi faceva star male. Al terzo giorno dalla sua assenza, erano arrivate Gemma, Rachel e Lola. Sapevo che dietro ci fosse lo zampino di Louis e Liam, perché erano gli unici a sapere cosa fosse successo, e gli sguardi che mi diedero le ragazze ne fu la prova.

Come in quel momento, seduta nel silenzio del salotto, guardavo lentamente il sole tramontare. Le ragazze avevano deciso di portare fuori Lia, mi avevano anche pregato di andare con loro ma essenzialmente non avevo voglia di fare niente. Il mio pensiero costante era lui, tanto che decisi di prepararmi per andare in accademia. La corsa non fu molto veloce, perché mi fermai al centro del salotto quando la porta si aprì.
Harry spuntò dietro, con la mimetica blu addosso e il borsone grigio in mano. Ci guardammo silenziosamente per un po', mentre lui entrava e poggiava la sua borsa sul parquet.

«Stavi uscendo?» chiese piano. Mi guardò ed io guardai lui, che si era fermato e aveva cacciato le mani dentro le tasche.

«Sì, stavo venendo in accademia» dissi senza esitazioni. «Ma sei qui, quindi adesso non penso di dover uscire» mormorai.

«Cosa stavi venendo a fare in accademia?» chiese guardandomi. «Sai che non voglio-»

«Sì Harry, è il tuo lavoro e di conseguenza non vuoi problemi lì, lo so» dissi guardandolo. Il cuore battè forte contro il petto, la gola si chiuse per un momento e le mani iniziarono a sudare. Sarebbe scoppiata un'altra lite -o bomba come la chiamava lui- ma avevo bisogno di farlo. «Sto male, mi sento una pessima persona. Ho detto cose che realmente non pensavo e mi dispiace così tanto» mormorai con gli occhi lucidi. «I-io non so cosa sia suc-cesso» singhiozzai portando le mani sul viso. «Ma qualsiasi cosa sia, si deve chiarire» continuai.

Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora