Fourth.

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LOUIS' POV:

Quando decisi di entrare nell'US Navy, sicuramente non mi sarei aspettato di instaurare un rapporto così profondo con i miei colleghi, ma mentre li guardavo ridere in quel momento, sentivo che non ci sarebbe stato altro posto in cui volevo stare...eccetto uno: a casa, con la ragazza della quale mi ero innamorato.
Mentre sorseggiavo il mio drink, dovuto alla seconda serata libera che stavolta avevamo avuto tutti, spostai lo sguardo su Harry, trovandolo ad osservare il liquido all'interno del bicchiere, quasi come fosse su un altro pianeta. Quasi, potevo immaginare i suoi pensieri da qui, perché erano anche i miei.
Con il lavoro che avevamo deciso di fare tutti i giorni, senza orari e senza una meta fissa purtroppo, spesso e volentieri eravamo obbligati ad allontanarci da casa senza sapere per quanto tempo.
Adesso, verrebbe facile se comunque una persona fosse indipendente, ma avendo ragazze e, perché no, chi anche mogli e bambini, la cosa veniva un po' più difficile.
Durante gli anni avevo visto come alcuni dei miei colleghi e amici più cari avevano pianto sapendo della nascita del figlio, del compleanno di uno di loro, di come stessero realmente male per queste cose che all'apparenza sembrava piccole, ma che in realtà, per chi faceva determinati lavori, non lo erano per niente. Purtroppo, quando si dice che all'assenza di una persona amata non si fa mai l'abitudine ma si impara a convivere, è vero. E guardando il mio amico avevo capito che lui, dopo mesi, non aveva imparato a conviverci così come non lo avevo fatto io.

«Ehi, ma che cazzo avete?» disse Goose, sbuffando verso me ed Harry. «È morto qualcuno?»

«Sta zitto, cazzone» lo rimbeccò Harry, finendo in un unico sorso il suo drink, il suo ottavo drink precisamente.


«Non è serata, tutto qui» dissi sorridendo appena e dando poi un colpo alla gamba di Harry. «Noi andiamo, domani abbiamo la visita medica e non dovremmo nemmeno essere qui» dissi.

Harry subito annuì, facendo ovviamente lamentare gli altri componenti del gruppetto.
La nostra serata libera consisteva nel stare in una piccola parte della portaerei adibita come una specie di "zona relax", mentre dall'altro lato vi erano tutte le camere e la zona addestramento.

Quando salutammo tutti e ci avviammo verso le stanze, al Nord, sospirai mettendo le mani in tasca e guardando di sottecchi Harry per vedere se sbandava da qualche parte o se lo dovessi aiutare per via del suo stato. Ma sembrava stare "bene".

«Cosa hai?» domandai, a bassa voce, mentre percorrevamo il corridoio. «Sei stato più cazzone del solito stasera»

Harry sospirò, guardando davanti a sé. «Ho ricevuto una lettera qualche giorno fa, da Bella, e mi informava della conoscenza di Terry»

Mi girai verso di lui, fermandomi. «Terry? Quella Terry? Da quando è tornata in città?»


«Non lo so» disse continuando a camminare, con la voce leggermente impastata dall'alcool e con poco equilibrio. «E non lo voglio nemmeno sapere. L'unico problema è che Bella è più triste del solito per via della lontananza...così come lo sono io»


«Manca poco amico, e torneremo a casa dalle nostre donne» dissi, sgranando di poco gli occhi quando mi accorsi di quello che era uscito dalle mie labbra e quando Harry si fermò.


«Hai una ragazza? E non mi hai detto nulla?» urlò quasi allargando le braccia. «Sei una merda, cazzo! Chi è?»

«Sta' zitto» dissi guardandomi intorno. «Non urlare, porca troia» lo afferrai per un braccio, trascinandolo dietro di me nonostante le sue continue lamentele.

Harry era un uomo impostato, alto quasi un metro e novanta e, raramente, permetteva di farsi trascinare a destra e sinistra. Quindi, in questo caso, il discorso gli interessava davvero e per poco non mi stavo cagando in mano. Ringraziai anche il fatto che avesse bevuto, altrimenti tutto sarebbe stato più difficile.
Entrai nella mia camera, guardando se ci fosse qualcuno nel corridoio e chiusi la porta a chiave.
Lo feci sedere e lui si tolse le scarpe, mentre si coricava sul letto direttamente vestito.

Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora