Thirteenth

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Erano tre giorni che non uscivo dalla mia camera, tre giorni che non parlavo con i miei genitori e tre giorni che non vedevo o sentivo Harry, se non per gli auguri di un Natale passato comunque lontano da lui, proprio come sospettavo. In più, solamente Gemma, Rachel e Lola entravano nella mia camera portando sempre cibo spazzatura adatto a quella situazione.
In quel momento, eravamo solo io e lei a casa perché i miei erano partiti per un viaggio di lavoro per quattro giorni infatti, quella, era stata l'unica occasione nella quale avevo parlato con loro. Avevo veramente parlato con mia mamma, mio papà lo avevo a malapena salutato, così come lo avevo evitato il giorno di Natale. Sapevo di star sbagliando, in fin dei conti non era stato mio papà a tenere nascoste tutte quelle informazioni così importanti.

Gemma sospirò per l'ennesima volta, attirando la mia attenzione, mentre giocava con le sue dita. «Cosa hai?» chiesi a voce bassa, nonostante quella sera la casa fosse più silenziosa del solito.

«Eh? Cosa?» chiese guardandomi.

«Cosa hai ti ho chiesto» ripetei sospirando. «Da quando sei arrivata alle nove non hai fatto altro che sospirare e stare in silenzio. Non hai riso nemmeno per le parti divertenti del film»

«Solo per te è un film bello quello dove un ragazzo muore e importuna una sensitiva per scoprire chi lo ha ucciso» mi accusò facendomi sorridere. «Comunque devo dirti una cosa» il suo sguardo scivolò via dal mio nell'esatto momento in cui il campanello di casa suonò.

«Gemma, ti prego dimmi che non lo hai fatto» dissi già con le lacrime agli occhi.

«Mi dispiace Isabella, non ce la facevo più a vederti così! Avete bisogno di chiarire» disse allarmata mentre io facevo piccoli passi indietro.

Quando la porta principale si aprì, evitai di guardarlo mentre scappai al piano superiore correndo per le scale e mi chiusi dentro la mia camera, poggiando la testa alla porta e mordendo le labbra per evitare di singhiozzare. Non volevo vederlo, non dopo quello che era successo e non dopo quello che mi aveva detto.


HARRY'S POV:


Quando mi era arrivato il messaggio di Gemma, dovevo capire che era tutta una cazzata: dopo quello che le avevo detto e come mi ero comportato, Isabella non avrebbe mai voluto vedermi. Infatti, quel mio pensiero, fu confermato quando aprì la porta di casa sua con la chiave di riserva -che sapevo tenessero tra la terra del vaso con le rose- e la vidi scappare dal mio sguardo e dal mio corpo, correndo per le scale.

Guardai Gemma che sospirò e passo le mani tra i capelli. «Mi dispiace»

«Sapevi che non voleva vedermi e mi hai detto lo stesso di venire qua, alle undici della sera, nel freddo e nella neve, per una porta sbattuta in faccia» dissi chiudendo la porta alle mie spalle. «Per lei farei anche altro, che sia chiaro, ma forse aveva bisogno di più tempo»


«Domani hai la dannata cerimonia alla quale non ti vuoi presentare» mi accusò. «Avete bisogno di chiarire, adesso, e la cosa dipende da te»

Annuì sospirando, sapendo che Gemma aveva ragione: ero stato io a sbagliare, dovevo fare il primo passo sperando solo nel suo perdono.
Mentre salivo le scale, avevo sentito Gemma dire che sarebbe andata da Louis, così sospirai e arrivai davanti la porta della sua camera. Bussai, ma non si sentì neanche un respiro dall'altro lato.

«Bels, piccola» mormorai poggiando la fronte alla porta. «Apri solo la porta, ti prego. Possiamo risolvere le cose e far in modo che tornino come prima»

Sapevo che mi aveva sentito, perché un flebile singhiozzo aveva superato la porta, ma ancora non accennava ad aprirla.

«Mi siedo qua davanti, quando vorrai parlare sarò qui. Aspetterò anche un giorno o più» dissi, poggiando le spalle contro la parete vicino alla porta e scivolando con il sedere a terra, sospirando.



Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora