Twenty-fourth

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«Ci siamo. Allora... queste sono le due braccia, le due gambe e inizia a vedersi anche il nasino»

Il dottor Philips, un uomo gentilissimo di cinquant'anni con i capelli ben rasati, ci aveva fatto la gentilezza di posticipare di due giorni l'ecografia in modo da poter una foto ultimata del bambino ai ragazzi, che sarebbero arrivati quel fine settimana.
Ero entrata al quarto mese, quindi ufficialmente il bambino si era formato e proprio in quel momento il dottore ci stava mostrando gli arti e il nasino. Purtroppo non voleva farsi vedere bene quindi non sapevamo ancora se fosse Dahlia o Will. In entrambi i casi, ero impaziente di stringerlo tra le braccia.

«Vedi? Te l'avevo detto che era ben formato» mormorò Harry sorridendo e facendomi alzare gli occhi al cielo. «Non era molto positiva» disse sorridendo al dottore.

«È normale, è una mamma» rise il dottore facendo ridere anche il mio fidanzato. «Ma la capisco: con le gravidanza non si è mai troppo prudenti» sorrise accarezzando il mio braccio.

Tolse il gel da sopra la mia pancia con un tovagliolo, poi abbassai la maglietta e sistemai il jeans. Settembre era il mese più strano a Londra poiché non era né estivo e né autunnale e non sapevo mai cosa mettere, ma fortunatamente non ero la sola. Quella mattina Harry aveva un bermuda a jeans con una dannata maglietta a maniche lunghe.

«Quindi, adesso è più tranquilla?»

Mi voltai verso il dottore, sorridendo. «Sì molto, grazie»

«Tra tre settimane ci vediamo di nuovo, così sapremo se è una lei o un lui. Questo birbante non vuole farsi vedere» ridacchiò il medico.

«Tutto il padre» dissi facendo spallucce e ridendo insieme al dottore quando Harry borbottò «simpatica».

Ringraziando il dottore, uscimmo dalla clinica in silenzio. Harry era particolarmente silenzioso ma aveva comunque un sorriso sulle labbra mentre scriveva qualcosa sul suo telefono. Sospirai salendo in macchina mentre tornavamo a casa.

«Come mai sei così silenzioso?» domandai guardandolo.

«Ancora stento a credere che lì dentro ci sia mio figlio» disse sorridendo e facendo sorridere anche me. «Fino ad un anno fa non ci avrei minimamente pensato»

«Beh se devo essere sincera nemmeno io, ma sono veramente contenta» sorrisi mordendo le labbra.

Il resto del viaggio fu silenzioso comunque, ma non un silenzio fastidioso. La leggera musica anni '60 del CD preferito di Harry risuonava nella macchina mentre il moro canticchiava. Balzai in avanti quando una macchina frenò di colpo e, se non fosse stato per Harry, probabilmente mi sarei ritrovata con la testa contro il cruscotto. Si voltò velocemente verso di me con gli occhi sgranati.

«Come stai amore? Tutto ok?» le sue mani scivolarono sulla mia pancia quando la toccai. «Bella»

«S-si è m-mosso» dissi con le lacrime agli occhi e ridendo. «Harry, si è mosso!»

«Bella, cazzo!» disse prendendo un respiro profondo e poi ridendo. «Mi hai fatto prendere un colpo. Davvero si è mosso?» domando osservandomi.

Annuì sorridendo mentre Harry ripartiva per via della fila di macchine che si era creata dietro, maledicendo comunque la macchina davanti a noi per la frenata brusca.
Arrivati a casa, per poco non mi veniva un infarto quando un «Sorpresa!» mi fu gridato addosso.

Tutti i ragazzi, mia mamma e mio papà, Anne e Dave erano lì mentre ridevano per la mia reazione. Mi voltai verso Harry, ma non ebbi tempo di dire nulla che Rachel, Lola e Gemma mi tirarono in un abbraccio dove poi si unirono anche i ragazzi.
Quando poi si staccarono, abbracciai forte i miei genitori mentre mio papà mormorava «Mi sei mancata». Salutai Dave ed Anne, mentre Harry abbracciava quest'ultima e stringeva la mano all'uomo accanto alla madre.


Avietor » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora