Capitolo 13

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Taehyung's pov

Non può essere.
Jungkook non può essere la mia anima gemella.
Ci sarà sicuramente un errore.
Insomma, non si può stabilire se sono destinato a qualcuno per la vita, solo perché ho cercato di farlo sentire meglio con il mio potere.

"E adesso che farai?" Mi domanda Jimin, a cui ho appena terminato di raccontare ciò che è successo ieri sera.
Scrollo le spalle.
"Non lo so, Jiminie. Ma di certo non voglio Jungkook come compagno a vita. È cattivo".

Abbasso la testa, sento un nodo alla gola.
Non so perché mi venga da piangere, forse è la consapevolezza di essere destinato a qualcuno così odioso.

"Oh dai, Tae. Non ti devi disperare così. Prova a conoscere Jungkook, magari il suo comportamento non è altro che una farsa. Magari vuole solo proteggersi da se stesso".

Alzo gli occhi su di lui.
Non l'avevo mai pensata in questo modo.
Jimin potrebbe avere ragione.

"E se dopo che avrò cercato di capirlo, lui non cambiasse per nulla?" Chiedo, non sicuro.
"Tu insisti. Dopotutto, secondo il tuo racconto che combacia con le cose dette dal professore, siete anime gemelle. Non può respingerti a lungo".

Sbuffo, muovendo nervosamente la gamba su e giù.
"Va bene, ci proverò".

~~~

Jungkook's pov

Salto il pranzo in mensa, per rifugiarmi in camera.
Non voglio vedere lo sfigato.
Sicuramente adesso sarà convinto che lui è la mia anima gemella, e che siamo destinati a stare per sempre insieme.

Stupido professore che ha deciso di presentare una lezione come questa.
E stupido Yoongi, che è convinto che lo sfigato sia l'amore della mia vita.

Perché nessuno capisce che a me lui non interessa?
E non me ne frega come funzionino le cose.
Sono stati solo degli equivoci.
Lo sfigato non è la mia anima gemella.

Non è così.
Se è successo tutto quello tra di noi, un motivo c'è.

"Fanculo" urlo, prendendomi la testa tra le mani.
Odio essere per metà angelo.
Odio me stesso.
Perché quel giorno non mi sono trasformato del tutto?
Avrei preferito morire, che essere come sono adesso.
Mi odio, e odio il fatto di essere immortale.
Il mio tormento non finirà mai.

Il professor Kai ha detto che i mezzosangue possono scegliere che parte far prevalere, ma non è vero.
Io non ho scelta.
Sarò condannato per sempre a essere un demone, nonostante la mia altra metà.

Mi passo una mano sulle guance bagnate.
Perfetto, adesso piango anche.
Ma che razza di demone sono?

Mi premo i palmi delle mani sugli occhi.
Venire in questa scuola è la cosa più sbagliata che potessi fare.
Mio padre pensava di aggiustarmi mandandomi qui, ma si sbagliava.
Mi sto danneggiando sempre di più, e non credo ci sarà qualcuno o qualcosa in grado di salvarmi.

Sono così preso dai miei pensieri, che non mi accorgo della porta della stanza che si apre.
Mi riscuoto solo quando viene chiusa con un tonfo.

Non ho bisogno di controllare chi sia, si tratta sicuramente dello sfigato.
Non volevo che entrasse proprio adesso.
Non voglio che mi veda in queste condizioni, deve continuare a credere che io sia lo stronzo di tutti i giorni.
Solo così avrà paura di me, e probabilmente mi starà lontano.

"Jungkook" mi chiama lo sfigato.
Non mi ero mai reso conto di quanto fosse profonda e dolce la sua voce.

Aish... Ma che cazzo di pensieri faccio?

Non rispondo, limitandomi a tentare di asciugarmi le lacrime senza farmi vedere.
Lo sento camminare verso il mio letto.
"Va via" sputo. 
Non avrei dovuto parlare.
La mia voce è spezzata dal pianto.

Lo sfigato non si ferma.
Si siede sul letto accanto a me, lo capisco dal materasso che si abbassa sotto il suo peso.
"Stai piangendo?" Domanda.
La sua voce sembra così carica di preoccupazione.

Scuoto la testa, non arrischiandomi a parlare.
Non voglio dare ulteriori dimostrazioni della mia debolezza.

"E invece si" insiste lo sfigato.
Sbuffo, allontanando le mani dalla faccia.
Sollevo piano piano la testa, ma con gli occhi puntanti sul pavimento.
Non sopporterei l'umiliazione di vedere la soddisfazione nello sguardo dello sfigato, per avermi visto così debole.

"Oh Jungkook" mormora lo sfigato.
Un secondo dopo fa una cosa che mi spiazza totalmente: mi abbraccia.

"Spostati sfigato" ringhio, ma la mia voce trema e non risulta così sicura come volevo che sembrasse.
Lo sfigato scuote la testa, continuando a tenersi stretto a me.

Io rimango immobile, con le mani dritte lungo i fianchi.
Sento un po' della tristezza abbandonarmi.
Cosa cazzo sta succedendo?

Dovrei ricambiare.

Mi impongo di rimanere fermo. Non ricambierò l'abbraccio dello sfigato.
C'è già troppo contatto così.

Eppure mi sto sentendo così bene.
Spero solo non stia usando di nuovo il suo potere per tranquillizzarmi.

Nessun potere. È lui a farmi questo effetto.

Sospiro.
Non c'è modo di cacciare via questi pensieri contrastanti.
Forse non dovrei respingergli.
Forse dovrei assecondarli.

Rinuncio all'ultimo briciolo della mia forza di volontà.
Le mie braccia si sollevano da sole, andando a stringersi intorno al corpo dello sfigato.
È così piccolo in confronto a me.

È come se tutti i pensieri negativi avuti in questi minuti, fossero spazzati via.
Se avessi saputo che abbracciare questo sfigato mi avrebbe fatto sentire meglio, forse lo avrei fatto da prima.

Forse.

__HELLISH PARADISE__•KookV•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora