2.Tears

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Se c'era qualcosa che Jungkook aveva notato in quel ragazzo, erano sicuramente gli occhi scuri pieni di lacrime che era riuscito a non far uscire; ma lui le aveva viste.
Guardando il biondo aveva percepito una specie di paura nei suoi confronti, e non fece altro che pensare alla sua espressione mentre lui si presentava.
Non sapeva il suo nome, era solo consapevole che non riusciva a togliersi dalla testa quei lineamenti delicati e quella pelle perfetta.
Aprì instagram, guardando i profili consigliati, mentre qualcuno di sua conoscenza lo raggiunse: Hoseok.
Il suo hyung, che lo conosceva fin da bambino, lo abbracciò da dietro.
"Kookie, allora, com'è andato il primo giorno?~" chiese, con il suo solito modo di fare allegro e gentile.
"Boh, una tipa mi ha rotto le scatole ma ho finito per parlarci tutto il tempo, e ho provato a fare amicizia con un ragazzo ma non mi ha voluto dire il suo nome." raccontò, sperando in un aiuto da parte dello hyung.
Jung Hoseok era un professionista: aveva conosciuto il suo probabile futuro fidanzato tramite Instagram, il solo ed unico Min Yoongi, rapper di giorno e protagonista dei sogni (a volte spinti) del ragazzo dai capelli rossi.
"Descrivimi questo tipo, Jungkookie."
Dopo aver detto ciò che sapeva, lo sguardo dell'amico si illuminò. "Ma io lo conosco! Cioè, almeno credo sia una persona che ho incontrato oggi..."
Pochi minuti di ricerca, e finalmente il suo profilo instagram apparve, e subito Jungkook lo seguì: non aveva il profilo privato, per sua fortuna.

"Pochi minuti di ricerca, e finalmente il suo profilo instagram apparve, e subito Jungkook lo seguì: non aveva il profilo privato, per sua fortuna

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Sembrava un ragazzo semplice, ma la curiosità di Jungkook lo fece fermare ad una fotografia in particolare.
Salutò Hoseok ed uscì dalla scuola, deciso ad indagare di più sul conto di Park Jimin: sapeva cosa provava, dalle descrizioni delle foto si percepiva, e aveva bisogno di parlargli.
Anche lui ci era passato, anche Jungkook sapeva cosa significava quello stato dell'esistenza umana.
Si annotò mentalmente di riguardare il profilo del biondino una volta a casa, e si diresse alla fermata dell'autobus.
Abitava dalla parte opposta di Busan, ed il 22 era pieno come sempre: detestava i mezzi pubblici, ma aveva paura di prendere la patente per motivi che non aveva reso di pubblico patrimonio, quindi aveva rinunciato in partenza.
Trovò un posto libero, e indossò le cuffie, per poi far partire una delle sue canzoni preferite: There for you di Martin Garrix e Troye Sivan.
Sperava un giorno di poterla dedicare ad un ragazzo... perchè sì, Jungkook era esattamente l'opposto di quello che si poteva definire eterosessuale.
All'università nessuno lo sapeva, l'unico a conoscenza di questo era il suo hyung Hoseok, che proprio etero non era... almeno, non al 100%.
Era stato il coraggio del suo amico dai capelli rossi ad ammettere la propria bisessualità a Jungkook che lo aveva convinto ad accettare sè stesso come gay: dopotutto, dove si trovava la differenza? L'amore rimaneva tale.
Jungkook aveva conosciuto l'amore in tenera età: quello di sua madre e di suo padre, quello della sorella più piccola solo di qualche ora e del fratello poco più giovane di lui, aveva assistito a tante cose.
Ai primi passi di entrambi, insieme alla sorella, alle loro prime parole, ai baci lasciati sulle loro guance da sua madre, che amava i suoi tre figli, allora bambini.
Teneva ancora dentro di sè quell'amore, in parte ne poteva usufruire quando si sentiva solo.
Aveva l'amore materno, paterno, fraterno e di quei pochi amici che si era fatto nel corso della vita, ma non aveva mai provato quello che tutti definivano "Amore con la A maiuscola", ovvero, non aveva mai avuto una relazione amorosa.
Era un ragazzo davvero popolare, un sacco di ragazze ci provavano con lui, non sapevano che fosse omosessuale.
Jungkook non era pronto a fare coming out, nemmeno con la sua famiglia, aveva troppa paura che lo prendessero per un malato mentale o cose del genere, per poi cacciarlo senza problemi dalla loro casa.
L'unico a sapere, dunque, era Hoseok, che non ne aveva mai fatto parola con i suoi genitori nè tanto meno con alcuni loro amici.
Finalmente, il 22 arrivò alla fermata, che per sua fortuna era vicino a casa sua: una bella villa, con un grande giardino. I suoi genitori erano molto ricchi, ma gli permettevano tranquillamente di vivere come un normale ragazzo: niente insegnanti privati o università prestigiose, niente maggiordomo con un'auto di lusso per andare a scuola; avevano lasciato al figlio ogni decisione.
Non appena arrivò al cancello, questo si aprì automaticamente: in casa erano dotati di telecamere dalle quali era possibile vedere ciò che accadeva all'esterno della villa e nella parte frontale del grandissimo giardino.
Camminò con calma fino alla porta di legno scuro, che venne aperta per lui da un maggiordomo.
In casa, sua madre lo aspettava con un grande sorriso. "Bentornato, piccolo. Come hai passato la tua prima giornata di università?" la signora Jeon lo accompagnò fino alla cucina, dove era pronto il suo pranzo: gli altri componenti della famiglia avrebbero mangiato appena tornati a casa dai rispettivi impegni giornalieri.
"Bene, mamma, grazie." rispose, tagliando la carne che si era trovato nel piatto, assieme ad un contorno di patate.
"Che fai più tardi? Vai a salutare Jia?" domandò la donna, sedendosi a sua volta al lato destro del figlio.
"Se non piove, certamente, ma non mi va proprio di andare in giro con la pioggia."
Parlarono del più e del meno, soprattutto dei corsi a scelta di all'università, e delle voci che giravano sulla noia mortale delle lezioni di filosofia, fino a quando il ragazzo non finì ciò che aveva nel piatto, per poi essere lasciato libero di salire al piano superiore, per andare nella propria stanza.
La camera di Jungkook era davvero spaziosa, molti ragazzi l'avrebbero voluta, ma lui ci passava poco del suo tempo, aveva altre passioni. Aprì le tende, rivelando il bel giardino sul retro, e si sdraiò sul letto matrimoniale al centro della stanza.
Dall'armadio davanti a lui, la fotografia che aveva fatto con i fratelli quando erano più piccoli sembrò volerlo portare indietro nel tempo, e subito il ragazzo distolse lo sguardo: erano solo le 13:00, poteva anche uscire a scrivere, una delle tante attività che lo facevano sentire davvero libero. Optò per la solita panchina del parco vicino a casa... il giardino conservava troppi ricordi, a detta sua.
Prese un quaderno, le sue penne, il portafoglio e mise il tutto nello zaino, prendendo con sè un ombrello.
Scese velocemente le scale ed uscì, dopo aver avvisato sua madre della piccola uscita che avrebbe fatto.

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora