52.Idiot

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"Cazzo Jungkook!" Imprecò Yoongi, mentre andava verso casa Park.
"Jimin si sta lasciando morire perché ti ama come nessun altro, lo vuoi capire?! Quella foto era un segnale, aveva bisogno di aiuto e può essere che... abbia già deciso di morire, non credi?! Non aspetta che tu lo vada a prendere, ormai con te ha perso le speranze... dio, vorrei piccharti ora ma sono troppo preoccupato per lui per farlo. Dimmi, dobbiamo pensare noi a lui, tu hai solo paura, vero?" aggiunse Hoseok, il tono del rosso ormai era furioso, faceva quasi paura.
Gli occhi del castano si riempirono di lacrime. "Jimin... cosa? Dimmi che non è ancora morto..."
"Vai più veloce che puoi, Yoongi. Se c'è una persona che può salvare Chim, è sicuramente Jungkook."
"Allora qualcosa ha capito, il feto." sospirò il ragazzo dai capelli turchini, buttando la sigaretta nel portacenere, mentre guidava a velocità quasi pazza l'automobile. Jungkook nemmeno badò a come lo aveva chiamato, non gli importava assolutamente niente se non correre dal suo Jimin.

La porta di casa Park era aperta, e quando entrò vide la nonna di Jimin in lacrime, seduta sulla sedia.
"Jungkook, caro, grazie al cielo. Si è chiuso in bagno e non vuole uscire, continua ad urlarmi contro, non posso far nulla per la serratura..."
Il castano corse fino alla porta del bagno di casa Park, grato che il rosa fosse ancora vivo, poi bussò.
"Jimin, sono Jungkook..."
"Anche tu ora?! Lasciami in pace, sei qui solo per pietà!" esclamò la voce rotta dal pianto del maggiore, che fece stringere il cuore a Jungkook.
"Jimin ascolta, esci da quel bagno e prometto che chiariremo ogni cosa, okay?" sussurrò, quasi pregandolo.
"Non riesco ad uscire, provo ad aprirti la porta."
Quest'ultima si aprì con un cigolio, rivelando il rosa ridotto in condizioni che fecero subito allarmare il ragazzo più giovane.
Era a terra, la mano che aveva la chiave stretta a sè era piena di lividi, le braccia erano coperte di tagli, e il sangue macchiava parte del suo petto. Sul mobile del bagno, svariate scatole di pastiglie diverse.
"Jimin!" urlò, terrorizzato.
"Devi perdonarmi, Jungkook... non mi sentivo abbastanza per te, non lo sono mai stato, non è vero?" le lacrime rigarono il suo viso, mentre lo prendeva tra le braccia e urlava alla nonna del maggiore di chiamare un'ambulanza.
Avvolse con cura il fragile corpo di Jimin con un morbido telo da bagno, e gli sistemò la propria giacca per proteggerlo dal freddo che avrebbe avuto, tremava come un pulcino bagnato.
L'ambulanza arrivò in poco tempo, e i medici lo portarono in ospedale, assieme all'anziana che si prendeva cura del suo unico e dolce nipotino.
Il ragazzo si lavò le mani, che si erano sporcate di sangue, poi camminò velocemente verso la macchina di Yoongi, chiudendo la porta dietro di sè.
"Hyung, fai presto." pregò, tra le lacrime.
Jimin... come avrebbe fatto a guardarlo di nuovo in faccia sapendo come stava?

"Quindi? Ora... sta rischiando la vita?!"
Yoongi sospirò.
"Qui la rischi tu la vita, idiota. Non potevi semplicemente dirgli tutta la fottuta verità? Si stava distruggendo da solo, se non fosse stato per sua nonna che ci ha avvisato, sarebbe MORTO a quest'ora, m-o-r-t-o, lo capisci?!" il ragazzo dai capelli turchini gli regalò un forte schiaffo sulla guancia.
"Yoongi, siamo in un ospedale..."
"Hobi, sai che ho ragione io. Finisco di picchiare Jungkook e torno un bravo bambino."
"H-hyung..." il castano era in lacrime.
"Questo non è neanche un minimo del dolore che Jimin ha dovuto sopportare, ma perchè non capisci?!" Yoongi colpì di nuovo Jungkook nell'altra guancia, per poi lasciarsi cadere a terra, distrutto.
"Te lo meritavi." disse poi, rialzandosi con l'aiuto di Hoseok.
"Me lo meritavo, sì." confermò Jungkook, massaggiandosi le zone colpite. "Potresti... abbracciarmi?" domandò tra le lacrime, cercando di non sembrare un bambino.
Anche il più grande era distrutto, per lui Jimin e Jungkook erano come due fratellini minori, voleva loro davvero bene, nonostante tutto.
"Vieni qui, dai."

Poco dopo, il medico uscì dal reparto nel quale era stato portato il rosa. "Come sta, dottore?"
Il medico sospirò, preparando una notizia molto dolorosa per i ragazzi.
"Nel suo corpo erano presenti troppe sostanze tossiche, ha abusato di svariati farmaci di ogni tipo. Purtroppo si trova in coma a causa di questo, è reversibile ma... dipende tutto da lui."
Jungkook scoppiò a piangere, non riuscì a trattenere le lacrime.
Yoongi ed Hoseok, che in un primo momento erano rimasti sotto shock, si misero d'impegno per ricacciare indietro le lacrime e consolare il castano.
"Me lo meritavo io, il coma." Sussurrò debolmente, accasciandosi su una sedia.
"Jungkook, no. Non è vero, okay? Nessuno merita il coma, nemmeno il più stronzo di tutti gli stronzi della terra." Hoseok gli passò un fazzoletto, aiutandolo ad asciugare le lacrime.
Presto arrivarono anche gli altri, e quando venne detto loro quanto accaduto, nessuno proferì parola: nessuno era stato escluso da quello stato di tristezza e shock.
"Ragazzi, scusatemi." Una donna anziana si avvicinò a loro; con un triste sorriso. "Sono la nonna di Jimin. Il medico ha detto che potete visitarlo, se volete. Forse con il vostro aiuto potrebbe svegliarsi prima."
I ragazzi annuirono, ringraziandola.
Jungkook non riusciva a muoversi dalla sedia, era completamente incapace di fare qualsiasi cosa.
"Scusate." sussurrò, abbassando gli occhi. Le uniche forze che trovò furono quelle per dirigersi a casa di Seokjin, dove passò i giorni seguenti.
Giorni, settimane.
Quattro settimane.
Periodo durante il quale non parlò con nessuno, si limitò a mangiare, lavarsi e dare una mano in casa; per poi dormire.
Seokjin e Namjoon lo informavano giornalmente sulle condizioni di Jimin, non sapendo che il giorno dopo il ricovero del rosa, il giovane dai capelli castani aveva trovato la forza di andare in ospedale.
Parlando con i medici, aveva chiesto loro un aiuto per Jimin, quando si sarebbe svegliato: un nutrizionista, uno psicologo ed un gruppo di sostegno per le dipendenze da farmaci.
Durante le ore di università, invece di fare lezione come credevano i suoi amici, il ragazzo passava in ospedale, cercando il coraggio per entrare in quella stanza: non vi riuscì, nemmeno quando Jimin si risvegliò dal coma.
Non aveva il coraggio, non lo trovava.

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora