17.English

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Non avrebbe risposto a quel messaggio, per lo meno, non in quel momento. Jimin ci era rimasto davvero male, e aveva bisogno di riflettere sull'accaduto con calma.
La mattina successiva, uscì di casa con un freddo polare, per fortuna aveva la sciarpa con sè: meditò sul fatto che il minore si era comportato sempre con rispetto nei suoi confronti, ma il modo in cui si era lasciato andare al pianto dopo la visita ai suoi genitori lo aveva lasciato con l'amaro in bocca. Non capiva il motivo di tanto stupore: non era forse in grado di trattenere le proprie emozioni quando serviva? Magari era stata un'idea sbagliata il semplice fatto di non aver rifiutato la proposta del castano... Jimin chiuse la porta dietro di sè, inaugurando una nuova giornata di merda come tante, tante altre. Sarebbe stato utile un bel calendario per segnare quei pochi giorni dell'anno in cui si svegliava felice, molto probabilmente solo i giorni in cui non era necessario vedere anima viva.

Purtroppo però, sfortuna volle che davanti al cancello della scuola lo stesse aspettando Jungkook.
Il ragazzo era vestito di nero dalla testa ai piedi, aveva il cappuccio della giacca che indossava tirato su, e le Timberland ai piedi.
"Hyung." lo chiamò, ed il ragazzo non potè fare nulla per ignorarlo, nonostante fosse ancora infastidito dal comportamento del giorno precedente da parte del castano.
"Cosa vuoi da me, Jeon?" chiese, con un tono freddo che non si sarebbe mai aspettato nemmeno da sè stesso.
"Ora arrivi a chiamarmi per cognome, hyung? Ti faccio davvero così schifo?" il biondino potè osservare il ragazzo che aveva davanti, analizzando il suo viso nonostante il cappuccio: si vedeva che non aveva dormito molto, e nel suo sguardo si leggeva profonda tristezza, quasi rimpianto. Le labbra rosee del ragazzo tremavano leggermente, come quando i bambini trattengono il pianto.
"Ti ho chiesto che cosa vuoi da me." ripetè Jimin, nonostante si sentisse davvero uno stronzo a parlare così.
"Volevo scusarmi." la voce di Jungkook era quasi un sussurro, sembrava spaventato dal biondo.
"Continua." annuì quest'ultimo,
"Jimin-hyung, scusami davvero se ho reagito così. So cosa significa tenere ad una persona cara, capisco il dolore che provi e credimi, ho provato a trattenere le mie emozioni. Non so fare, non sempre almeno. Mi ha fatto piacere conoscere i tuoi genitori, sembrano persone meravigliose e tu... non meriti affatto ciò che è successo loro, davvero. Se ti ha dato fastidio il mio comportamento mi scuso, so che la pietà non è bella, quindi hai tutte le ragioni del mondo, ma ti chiedo di pensarci bene su. Se mai, beh, decidessi di perdonarmi per il modo in cui mi sono comportato ieri." il castano fece un piccolo inchino, per poi dirigersi verso l'entrata.
Jimin lo seguì, e lo prese per la mano; facendolo voltare.

"Vieni qui, dai." disse con un sorriso, aprendo le braccia. Come aveva potuto anche solo arrabbiarsi con Jungkook? Era più giovane di lui, doveva ancora maturare tanto, ed aveva una sensibilità diversa dalla sua. Il castano non se lo fece ripetere due volte, e si lasciò abbracciare da Jimin, che si sentì stranamente bene.
Quell'abbraccio fece sentire al biondino un calore al petto; seguito dalle famose 《farfalle nello stomaco.》, ma non ebbe tempo di ragionare su ciò che sentiva: era ora di andare in facoltà, le lezioni stavano per cominciare e loro non volevano arrivare in ritardo.
"Mi hai perdonato?" chiese Jungkook, mentre tirava fuori il quaderno per prendere appunti.
"Certo che sì." il ragazzo dai capelli biondi prese una penna con alcuni disegni di piume in bianco e nero dall'astuccio, sorridendo nostalgico: era un regalo di sua madre.
"Grazie, Jiminie-hyung."
Il sorriso da coniglietto del castano lo tranquilizzò, mentre la loro prima lezione di inglese cominciava, decisamente in ritardo con il resto dei corsi che erano iniziati da tempo.
Scoprì che Jungkook era davvero bravo con le lingue straniere, e che invece lui si sarebbe dovuto impegnare molto per apprendere ciò che non aveva appreso negli anni di scuola precedenti.
"Jimin-hyung, ti va se stiamo insieme?" chiese il ragazzo accanto a lui, e per un momento il biondo ebbe un tuffo al cuore. "C-come?"
Jungkook rise. "Possiamo stare assieme per il compito di inglese? Intendo, vorresti lavorare con me per la presentazione della settimana prossima?"
Le guance di Jimin, probabilmente di un rosso pomodoro, tornarono ad un colore naturale. "Va benissimo. Però non ho capito molto bene quello che dobbiamo fare..." si scusò, imbarazzato. "Non sono proprio bravissimo a parlare l'inglese."

Jungkook era davvero un ottimo insegnante, e per Jimin non fu difficile scoprirlo. Mentre facevano il lavoro a casa del castano, quest'ultimo gli spiegava tutto ciò che non capiva.
"Come lo traduco questo?" chiese il biondino, cercando di concentrarsi.
"Prova a pensarci, Jimin. Come tradurresti la parola tristezza? Non è troppo difficile, dobbiamo fare come prima." la mano di Jungkook si posò sulla sua. "Ti ricordi come si dice triste in inglese, hyung?"
Il maggiore annuì. "Sad"
Il ragazzo dai capelli scuri gli mostrò il pollice alzato. "Dobbiamo fare come abbiamo fatto prima, con Happy. Ti viene in mente qualcosa? Cosa dobbiamo aggiungere alla fine della parola?"
Jimin si sentì bene, non criticato da quel ragazzo che con tutta la pazienza del mondo lo stava aiutando a scrivere parte del loro lavoro.
"Uhm... Sad-ness?" fece lo spelling della parola, mordendosi il labbro, a disagio per quella situazione.
"Esatto. Hai visto? Possiamo riuscire a tradurre tutto quando siamo in due."
Continuarono così fino a quando non ebbero terminato i primi due fogli.
"Ottimo, credo che per oggi sia abbastanza. Faremo un bel lavoro, e una buona presentazione." decretò Jungkook, sistemando tutti i fogli.
Jimin annuì, felice. "Sono d'accordo, ma se non fosse stato per te io..."
Il castano scosse la testa. "Hyung, ho solamente tirato fuori il tuo vero potenziale, sei tu che hai fatto il resto, devi solo ragionare sulle cose e vai alla grande, te ne sei accorto anche tu."
Quel ragazzo lo aveva reso fiero di sè stesso, e Jimin si accorse che forse, qualche talento lo aveva anche lui, doveva solamente cercarlo.

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora