"Allora, mio piccolo Minie, com'è andata oggi?" la nonna di Jimin era curiosa, ma anche preoccupata: sapeva che il ragazzo spesso e volentieri si trovava male, e avrebbe fatto di tutto per poterlo aiutare.
"Tutto okay, nonna. Ho anche rivisto un ragazzo che faceva danza con me." spiegò, tralasciando tutto il resto.
"Ti ho lasciato il pranzo in cucina, ometto, io esco un po' con le mie amiche, andiamo al bar a giocare un po' con le carte. Vedi di mangiare qualcosa, anche solo poco, ma mangia, altrimenti quando torno mi vendico e ti faccio mangiare un pranzo di natale intero, va bene?" la donna gli sorrise dolcemente, abbracciandolo. Era forse l'unica persona ad apprezzarlo davvero. "A più tardi."
Una volta uscita la cuoca del suo ottimo pranzo, andò ad ispezionare quest'ultimo: sua nonna era appassionata di cultura italiana, ed infatti aveva cucinato delle lasagne, oltre ad un piatto di petto di pollo e alcune verdure. Furono proprio queste ultime a costituire il pranzo del ragazzo, che non aveva nemmeno fame, ma lo fece per la donna che lo aveva allevato da quel determinato momento della sua vita che mai avrebbe scordato.
Ricordò quel giorno in cui era stato ricoverato in ospedale perchè non mangiava da più di una settimana, settimana nella quale sua nonna aveva fatto un viaggio con suo nonno, quando quest'ultimo era ancora in vita.
Erano tornati a casa entrambi preoccupati per il loro Jiminie, che all'epoca aveva 17 anni.
Terminò il suo pranzo riponendo nel frigorifero ciò che non aveva mangiato; per poi scrivere un biglietto a sua nonna, con un avviso.Sono uscito, tornerò al massimo per cena. Grazie per le verdure nonna♡
~Il tuo MiniePrese tutto ciò che gli occorreva e uscì, pronto a bruciare ogni singola caloria della verdura... calorie quasi inesistenti, in realtà.
Decise di fare una corsa fino al parco principale di Busan, per poi passare a trovare i suoi genitori, se ne avesse avuto il tempo.
Fu una corsa lunga, le persone "normali" prendevano il bus o l'auto, al massimo camminavano, lui invece preferiva fare così... anche per un tragitto lungo come quello.
Non gli importava di sudare o sembrare un cretino mentre riprendeva fiato, la corsa era un modo per sfogarsi e soprattutto per tenersi in forma.
Arrivò al parco che quasi non si reggeva in piedi, e rischiò più volte di cadere. Si avvicinò alla fontanella, e bevve finalmente un po' d'acqua fresca.
Vide una panchina lì accanto e si sedette, esausto. Respirò a pieni polmoni, passandosi l'asciugamano sulla fronte madida di sudore, sentendo le gambe come gelatina.
Sentì dolore alla caviglia: doveva essersi fatto male mentre correva, e non era per nulla una buona cosa.
Non fece in tempo ad appoggiare la borsa accanto a sè, che qualcuno si avvicinò a lui e fece per sedersi.
"Hyung..." domandò, incerto. "...Park Jimin, giusto?"
Il biondo annuì, arrossendo appena.
"Jeon Jungkook." concluse quest'ultimo, stringendo la mano che il castano gli stava porgendo.
"Hyung, ti sei fatto male per caso?" chiese, preoccupato, notando la smorfia di dolore che ancora segnava il volto del biondo.
"Non è nulla di così grave, è solo una storta." Jimin cercò di sviare il discorso, non aveva voglia di parlare con nessuno, nemmeno con quel ragazzo che sembrava avere buone intenzioni, ma non riusciva ad avere un briciolo di fiducia in nessuno.
La caviglia gli faceva male, e non voleva far preoccupare il più piccolo: si conoscevano appena, che motivo aveva di preoccuparsi di lui?
"Hyung, ne sei certo?" Quando il più giovane dei due gli toccò un paio di volte la caviglia, e il biondo non riuscì a celare le lamentele di dolore.
Senza dire una parola, Jungkook lo aiutò ad alzarsi, e lo accompagnò fino all'uscita del parco, portando anche la sua borsa. "Hyung, hai bisogno di fasciare quella caviglia."
Jimin tentò di protestare, ma finì solo per mostrare ancora di più il dolore.
"Vieni, andiamo. Chiamerò qualcuno che venga a prenderci".La casa di Jungkook era davvero enorme, e lui venne accompagnato fino ad una stanza di quelle che sembravano 《per gli ospiti》, o almeno così disse il castano, tenendolo praticamente in braccio per le scale, portando le guance di Jimin ad un colore decisamente roseo.
Lo aiutò a sdraiarsi sul letto, poi lasciò entrare un'inserviente. "Signorino Jungkook, è un suo amico questo ragazzo?" chiese, educatamente.
"Signora Miles, lui è Park Jimin, ed è un mio amico e compagno di università. Sembra che abbia preso una storta alla caviglia, riusciresti a fasciarla?" Miles annuì, provvedendo subito a prendere l'occorrente. Aiutata da Jungkook, gli sistemò la fasciatura.
"Ecco, hyung. Dovresti evitare di fare sforzi, prendere un paio di stampelle..." spiegò quest'ultimo, sorridendo al biondo con gentilezza.
Jimin distolse lo sguardo: non poteva iniziare una specie di amicizia con quel ragazzo, non doveva.
Venne accompagnato fino a casa in macchina, grazie al maggiordomo.
"A domani, hyung." Jungkook gli lasciò in mano un tubetto, doveva essere crema, e poi la macchina ripartì alla volta della villa dei Jeon.
Jimin entrò in casa, e con la caviglia che implorava pietà riuscì a trovare le vecchie stampelle del nonno: per fortuna, l'altezza era quella giusta.
Chiamò la nonna, per informarla (e rassicurarla) sue condizioni, e appena chiuse la chiamata si dedicò a sistemare le proprie cose, seppur con fatica, dovendo coordinare i movimenti e appoggiare continuamente le stampelle: mise in lavatrice l'asciugamano, posò le scarpe al loro posto e lasciò i vestiti pronti per esssere lavati insieme all'asciugamano.
Si lavò utilizzando il bidet ed il lavandino, per non bagnare la caviglia fasciata, poi si sedette sul divano, pronto a mettere un po' di crema sulla zona infortunata, alla quale avrebbe cambiato la fasciatura.
Lesse le indicazioni sulla pomata, oltre a notare che vi era una scritta a pennarello: il numero di Jungkook.
Al pensiero, sorrise. Era davvero un ragazzo furbo, quel Jeon Jungkook.
Segnò in rubrica il contatto, sperando in cuor suo di non incontrarlo mai più alle lezioni; era stato imbarazzante.
Inoltre, era venuto a conoscenza della popolarità del giovane tramite voci che giravano nell'università, e forse sarebbe stato un male diventare amico di uno come lui.
Liberare i suoi pensieri da Jungkook non sarebbe stato facile, aveva un qualcosa che lo attraeva a lui come una specie di calamita: probabilmente era un leader nato, forse praticava qualche tipo di sport.
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𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔
Fanfiction[Completata] 𝐃𝐮𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐞𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐨, 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐨𝐧𝐳𝐞, 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭à...