31.Boomshakalaka

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Sua nonna non aveva chiesto ulteriori informazioni, anzi, aveva salutato con molto piacere il castano.
Dopo essere passati da casa sua, Jimin accompagnò il proprio ragazzo a villa Jeon. Per loro fortuna, i padroni di casa erano fuori per un incontro di lavoro.
Salutarono Miles, per poi salire nella stanza del più piccolo.
"Sai Jimin, pensavo che potremmo farci una vera doccia. Insomma, al mare non avevamo nè sapone nè shampoo..."
Il maggiore annuì. "Okay, per me va benissimo."
Non si aspettava per nulla di fare una doccia con Jungkook, ma fu rilassante. "Non vergognarti, Jiminie."
Il castano gli lavò i capelli, con una delicatezza sorprendente. Pareva quasi abituato a farlo.
"Sembri esperto nel lavare i capelli altrui." Rise il biondo, lasciandosi massaggiare la cute dal più piccolo.
"Diciamo... che sì, lo sono. Ho lavato spesso i capelli a mia sorella quando aveva 12 anni, era un periodo difficile. Si vedeva con un ragazzo più grande di lei, ma sembrava quasi in uno stato depressivo. Mi presi cura di lei in quell'anno, tutte le volte che potevo cercavo di farla rilassare sperando nella fine di quella tossica relazione." Il tono del ragazzo dai capelli castani era molto nostalgico, sembrava quasi voler recuperare un frammento dal passato della propria vita, vita della quale Jimin sapeva davvero poco.
"Mi faresti conoscere i tuoi fratelli? Sono davvero curioso."
Jungkook annuì. "Volentieri. Se ci sbrighiamo, possiamo passare da mia sorella Jia."
"Non è in casa?"
Il castano scosse la testa, ed il ragazzo preferì stare zitto, non voleva sembrare troppo scortese.
Si asciugarono entrambi, e dopo aver asciugato anche i capelli ed essersi vestiti, uscirono da Villa Jeon.

Jimin seguì il proprio fidanzato, e quando quest'ultimo si fermò, capì.
Il castano era rimasto in silenzio, mentre entravano nel cimitero cittadino, ed il maggiore sentì un tuffo al cuore.
Jungkook si fermò davanti ad una lapide, con un sorriso nostalgico. "Scusami se non ti ho detto mai nulla su di lei." sussurrò, indicando la foto della ragazza, per poi accarezzarla con dolcezza. "Mia sorella morì a 13 anni, probabilmente è colpa del ragazzo con il quale aveva una relazione, ma ancora non si sa con certezza al 100%. Hyung, lei mi manca tanto, era la mia gemellina... avrei dovuto proteggerla da tutto, ed invece l'ho lasciata andare."
Sapeva che non avrebbe versato una lacrima, Jungkook odiava piangere, ma lo strinse comunque a sè.
"Non eri obbligato a dirmi nulla, piccolo, stai tranquillo. Mi dispiace davvero tanto..."
Rimasero in quell'abbraccio per un po', fino a quando decisero che era arrivato il momento di andare.
"Passerò presto, Jia." Promise Jungkook, per poi dire una frase in una lingua che il biondino non capì: era forse il famoso 《gemellese》 che aveva visto nelle serie tv americane?

Non aveva mai visto il più piccolo così taciturno, ma non se ne stupì affatto. Doveva essere stata molto pesante quella perdita, chissà che cos'aveva passato il ragazzo dopo l'accaduto.
Gli prese la mano, mentre un tacito accordo tra di loro li portò alla fermata del bus, per arrivare in facoltà in tempo per la seconda ora di lezione programmata per quel giorno.
Dentro di sè, Jimin pensò alla sua codardia, al segreto che lui aveva: sarebbe stato corretto spiegare a Jungkook come stava, ma quel giorno non era proprio adatto. Prima o poi lo avrebbe fatto, non apprezzava il fatto che alcune cose fossero nascoste nella loro relazione, dopotutto stavano insieme.
Doveva solamente trovare il coraggio.

I due ragazzi giunsero finalmente in facoltà, dove incontrarono uno (stranamente) sorridente Min Yoongi.
"Non pensavo che iniziassero a quest'ora le lezioni di oggi del primo anno." Rise il maggiore, mentre mangiava una barretta di cioccolato.
"Avevamo dei giri da fare." cercò di spiegare Jimin, evitando accuratamente la spiegazione dettagliata di ogni singola cosa.
"Ditemi una cosa, perchè il mio sesto senso non sbaglia mai." sul volto di Yoongi comparve un sorrisetto. "Non è che avete... aspettate, cerco un termine adatto ai bambini piccoli come voi... uhm, ficcato?"
Jimin diventò rosso come un peperone. "Abbiamo cosa?!"
"Scopato, fatto sesso, il suo cazzo nel tuo culo, boomshakalaka, mi spiego?"
"T-tu.. brutto pervertito, hyung!"
Dopo aver salutato Yoongi, entrambi entrarono in facoltà, Jungkook era ancora in silenzio.
Psicologia Generale non fu noiosa come al solito, ma Jimin maledì il destino bastardo. Dovevano davvero parlare dell'ereditarietà del QI e della condivisione di esso tra gemelli, proprio quel giorno?
"Merda." Pensò, avrebbe voluto solo che il castano si distraesse dai pensieri, ma grazie a quella lezione, ovviamente così non fu. Il minore non lo mostrò affatto, ma lui riusciva a percepire chiaramente la sua tristezza.
"È morta anni fa." Avrebbe detto chiunque, senza pensarci, ma Jimin non la pensava così: perdere qualcuno per lui sarebbe stato ugualmente devastante come lo ero per il minore, siccome già ciò che era successo ai genitori lo aveva distrutto.
Istintivamente, prese la mano di Jungkook e la strinse nella sua, tenendola in quel modo per tutta la durata della lezione.

Aveva sempre apprezzato la sensibilità, e vedere Jungkook piangere appena messo piede fuori dalla facoltà, in un angolino appartato, gli aveva fatto sentire una stretta al cuore.
Il castano si era aggrappato alla sua felpa, come per non lasciarlo andare, poi aveva chiesto con gli occhi lucidi, una sola cosa. "Potresti restare qui?"
Jimin fece segno di sì con la testa, stringendolo in un abbraccio.
"Va tutto bene ora, è tutto okay. Tua sorella sarebbe felicissima di vederti sorridere, lo sai piccolo? Nonna mi dice sempre questo quando io mi ricordo del nonno. Mi ripete sempre che per i morti non possiamo fare nulla, non torneranno, ma per i vivi possiamo fare tutto. Possiamo trovare la forza per realizzare quello che magari chi ci ha salutato avrebbe voluto, non ho ragione?"
Jungkook sussurrò un flebile "Credo di sì, hyung." Rimanendo abbracciato a lui come un bambino.
"Ora sorridi per lei. Sei bellissimo quando sorridi, coniglietto."
Il castano si staccò da quel contatto, lasciandosi tamponare il viso con un fazzoletto da Jimin, le si premurò di togliere ogni lacrima; poi riuscì a regalare un sorriso verso il cielo.
"Ti ringrazio di cuore per avermi sostenuto e sopportato, Chim."
"Non ringraziarmi. E soprattutto, ogni tanto piangere fa bene, aiuta ad esternare le emozioni che proviamo. Lo ha detto anche il prof ad una lezione, ricordi?"

I due ragazzi sentirono qualcuno dietro di loro parlare.
"Yoon guarda, che carini!"
"Beh sai Hobi, hanno anche scopato." stava spiegando il ragazzo dai capelli turchini.
"Davvero? Era ora! Chi è che ha fatto l'attivo dei due secondo te?" Il ballerino sembrava divertito.
"Ad occhio direi Jungkook. Sasso, carta, forbice per decidere?"
"Ci sto, nano malefico."
Jimin non potè che sorridere a sentirli parlare in quel modo: erano buffi, un po' stupidi e parecchio divertenti, ma ormai erano come una seconda famiglia.
Jungkook gli prese la mano. "Jimin?"
"S-sì?"
"Non ascoltarli, ascolta me, devo dirti una cosa davvero importante."
Il biondino sentì l'ansia dentro di sè.
"Dimmi..."
"Ti amo. E se può sembrarti banale, vorrei ricordartelo ogni giorno, perchè amare uno come me è difficile, riconosco di avere il carattere di una ragazza in piena crisi ormonale"
Jimin sorrise. "Anche io ti amo, anche io. E sono le parole più belle che tu possa dirmi, biscotto in piena fase ormonale."

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora