11.Gift

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Jimin ricevette un pacchetto quel mattino, curioso.
"È stato portato per lei, signorino Park. Buona giornata."
Lo aprì in giardino, curioso, e notò che si trattava di una fetta di torta, con un bigliettino scritto a mano allegato ad essa.

Non volevo essere scortese questa mattina, mi dispiace.
Buon appetito, hyung.
p.s. È la mia torta preferita, non puoi non mangiarla!
-Jungkook

Sorrise, assaggiando un paio di morsi di quella prelibatezza: cioccolato e mele caramellate, l'apoteosi del paradiso... o meglio, dell'inferno, secondo il suo stomaco.
Si era dimenticato per un momento del suo disturbo dell'alimentazione, ed aveva sentito l'immediata necessità di cercare un bagno libero.
In pochi minuti si trovò chino sulla tazza del water, nonostante il dolore alla caviglia, pensando a quanto sarebbe ingrassato se l'avesse mangiata tutta, quella fetta di torta.
Stava male, la nausea lo aveva colpito in pieno, costringendolo ad espellere ciò che aveva appena mangiato.
Una volta finito, si lavò il viso ed uscì, sperando non si notasse troppo il suo pallore, si sentiva parte della famiglia Addams.
"Ma perchè?!" pensò, cercando un luogo dove sedersi e riprendersi. "Cosa ho fatto di male per non poter controllare me stesso?"
Però, dentro di sè sapeva di aver sbagliato. Chiedere scusa a Jungkook, che aveva avuto quel pensiero gentile, veniva prima della sua salute.
Finite le lezioni, riuscì a ricordarsi la zona dove abitava il ragazzo, e decise di prendere l'autobus, per evitare di collassare mentre camminava.
Si sentiva in colpa, e man mano che si avvicinava alla fermata accanto alla casa del più piccolo, questo sentimento aumentava.

Il grande cancello racchiudeva quella grande villa, che la prima volta non aveva potuto osservare bene.
Era meravigliosa, con un enorme giardino pieno di alberi ormai a corto di foglie, che erano state raccolte ai margini del viale centrale, pronte per essere buttate nei sacchi dei rifiuti.
Suonò il campanello, e una voce femminile rispose.
"Salve; casa Jeon. Con chi ho il piacere di parlare?"
Il ragazzo cercò di essere il più formale ed educato possibile.
"Buongiorno, cerco il signorino Jeon Jungkook, è in casa? Sono un suo compagno di università. Mi chiamo Park Jimin."
Il cancello si aprì, e vide in lontananza, davanti alla porta, una signora: la riconobbe, era Miles, la donna che gli aveva fasciato la caviglia.
Arrivò con calma all'entrata, e venne accolto con gentilezza.
"Buongiorno, signorino."
Jimin era preoccupato. "Posso vedere il mio amico Jungkook? È davvero importante..."
La donna annuì. "Un momento."
Salì le scale, e dopo poco tornò giù.
"Il signorino è in camera. Mi segua, la accompagno con l'ascensore, finalmente lo abbiamo riparato e funziona bene. Il padroncino di casa non è molto su di morale, la prego di essere gentile."

Lasciato solo davanti alla porta, bussò.
"Jungkook?"
La porta era aperta, ed entrò.
La penombra della stanza lo avvolse, ma riuscì comunque a vedere il più piccolo seduto sul letto, sembrava distrutto dall'espressione che aveva sul volto.
"Hyung, sei venuto per dirti che vorresti interrompere la nostra amicizia? Posso capirlo, non era necessario venire fin qui." disse il castano, freddo.
"No, Kookie. Sono venuto a casa tua per ringraziarti, e per scusarmi."
Il più giovane accese la luce, per poterlo guardare in volto.
"In che senso?" domandò.
Il biondo lo osservò, gli occhi grandi e rossi di pianto di Jungkook lo fecero sentire davvero un bastardo. "Stamattina mi sono comportato male con te, lo riconosco. Nonostante questo; hai pensato di essere nel torto. Ti ringrazio per il dolce, era molto buono, nonostante fossi arrabbiato con me hai pensato comunque... hai pensato comunque a portarmi qualcosa da mangiare." riuscì a dire, per poi abbassare lo sguardo.
Si vergognava del suo comportamento così infantile.
"Spero ti sia piaciuta, è la mia preferita. Mi ha sempre tirato su nei miei giorni no, hyung. Oh, a proposito... sei molto pallido, sei certo di stare bene?" chiese il castano.
Jimin annuì.
"È tutto okay, non ti preoccupare. Ora dimmi, come posso farmi perdonare?"
Jungkook lo invitò a sedersi accanto a lui.
"Io ti ho già perdonato. In questo esatto momento. Però ti prego, non trattarmi mai più in quel modo, ci sono rimasto male."
Jimin si sedette, poggiando le stampelle sul bordo del letto.
"Sei stato fin troppo buono con me, Kookie. È che vedi, certe volte mi sveglio con la sensazione che mi stia crollando il mondo addosso senza che io possa far nulla. Sono strano, lo so, e ti prego di capirmi." il biondo si sentì davvero un perfetto idiota, ma non era riuscito a controllare il suo umore quella mattina.
"Tieni, questa appartiene a te." disse, porgendo la sciarpa a Jungkook. "Io davvero, non merito i favori che mi fai, Kookie, non li merito."
Il più piccolo lo fermò. "No, hyung, tienila. Mia sorella gemella è sempre stata fissata con le sciarpe, te l'ho detto... me ne ha regalate almeno 10!"
Il ragazzo fece come da ordini di Jungkook, nonostante la curiosità che gli aveva stuzzicato.
"Hai una gemella? Ma è fantastico, è vero che i gemelli hanno un legame speciale?"
Il castano annuì. "Sì, io e Jia lo abbiamo sempre avuto. Quando avevo circa 5 anni, mamma me lo racconta sempre, è successo un fatto curioso.
Mia sorella era alle giostre con mamma e il nostro fratellino minore, io ero rimasto a casa con l'influenza.
Mia sorella si fece male ad una mano su una giostra, non ricordo bene come, e mio padre mi sentì urlare e piangere dal dolore in quel momento, solo che, come ti ho detto ero rimasto a casa, non è assurdo?"
Jimin annuì. "Deve essere bello avere dei fratelli. Me li presenterai prima o poi?" domandò, curioso. Lui era figlio unico, avrebbe sempre desiderato una sorella o un fratello.
"Volentieri." rispose Jungkook, per poi chiudere l'argomento 《fratelli》 lì.

Jimin ringraziò per l'ospitalità, bisognoso di tornare a casa e prendere qualcosa per farsi passare quel senso di nausea che ancora sentiva dopo essere stato male a causa della torta. Oltretutto, il non pranzare totalmente lo rendeva debole, ma doveva farlo per la sua forma fisica.
"Hyung, vai già a casa? Sei qui da neanche un'ora." notò Jungkook, triste.
"Scusami, ho davvero bisogno di riposarmi. È stata una giornata pesante..." fece per alzarsi aiutato dalle stampelle, ma gli mancò per un momento la terra sotto i piedi.
"Hey, sicuro di non aver bisogno di una mano? Continui a dire che stai bene, eppure sembra che il tuo fisico non sia d'accordo." il castano lo prese per i fianchi, evitandogli un contatto ravvicinato con il pavimento, e finì per abbracciarlo da dietro senza volere.
"Sto bene, non ti preoccupare." Jimin sentì le proprie guance andare a fuoco, non capendo bene il motivo.
"D'accordo, ti faccio accompagnare a casa però. Riposati, d'accordo?"

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora