Jimin aveva bisogno di un secondo parere, ma non voleva far preoccupare sua nonna inutilmente.
Sapeva perfettamente a chi rivolgersi.A: Hope-hyung
Hyung, sono Jimin. Sei a casa in questo momento? Vorrei parlarti di una cosa.Da: Hope-hyung
Ciao Jiminie! Non farti problemi, sono libero questo pomeriggio, la sera sono da Yoongi~ ma se ora hai bisogno di qualsiasi cosa sai dove abito, ti aspetto.E così fece. Prese l'autobus che arrivava fino alla casa del suo hyung, era stanco di camminare e si sentiva davvero debole visto e considerato che non aveva praticamente alcuna caloria in corpo.
Si sedette in fondo, ascoltando la musica con le cuffie e pensando a tutto ciò che era accaduto tra lui e Jungkook: aveva esagerato, non era mai stato un ragazzo che utilizzava la violenza per risolvere le questioni, anzi, detestava chiunque lo facesse.
Aveva ancora i segni sulla schiena di ciò che i suoi vecchi 《amici》 gli avevano procurato, e si sentì una persona orribile pensando a ciò che aveva fatto al proprio ragazzo. Quei lividi sarebbero stati segni evidenti di ciò che si era permesso di fare.
Trattenne le lacrime, era in un autobus e si vergognava, nonostante essendo negli ultimi posti nessuno l'avrebbe notato.Finalmente, il mezzo arrivò alla fermata vicino alla casa dello hyung, ed il ragazzo scese. Mise le cuffiette nello zaino, per poi controllare l'indirizzo: era quello corretto che ricordava, gli bastò guardare il campanello.
Hoseok abitava al terzo piano di un palazzo, in un quartiere abbastanza abbiente di Busan. Si era trasferito lì per poter studiare, la sua città natale era infatti Gwangju.
Salì le scale del palazzo fino ad arrivare davanti alla porta del suo Hyung, che lo aprì immediatamente.
"Benvenuto, Jimin, entra." Il ragazzo dai capelli rossi lo salutò con un abbraccio, per poi indicargli dove poter mettere il proprio giubotto.
La sala era molto spaziosa, così come la cucina, per essere un appartamento era davvero grande.
"Allora, di cosa volevi parlarmi?" Il ballerino si sedette sul divano, invitando Jimin a fare lo stesso.
"Ho litigato con Jungkook. Sono sicuro che tu saprai darmi buoni consigli, siccome sei fidanzato da più tempo di me."
Hoseok gli scompigliò i capelli in modo fraterno, sorridendo con il suo tipico sorriso 《a cuore.》
"Okay, raccontami bene cos'è successo però, altrimenti non saprò cosa fare."
Il biondo spiegò ogni cosa per filo e per segno, vedendo come l'amico seguiva volentieri ciò che stava dicendo, probabilmente pensando a cosa poter dire.
"Cavoli, Jimin. Ti sei cacciato proprio in una brutta situazione, ma ora cercherò di darti un parere più oggettivo possibile in quanto hyung e amico di entrambi." Il rosso riflettè un momento, poi espose il suo punto di vista. "Dunque, per prima cosa, posso capire le tue motivazioni. Tu sai che io ho sofferto di depressione in passato, mi sono sempre vergognato nel dirlo a Yoongi, ma in qualche modo l'ho fatto, lui sa cosa significa e mi sta aiutando a non ricaderci nuovamente. Forse sembra che io sia una persona sempre solare, ma tu che mi conosci da tempo sai bene che non è così, non lo può essere per nessuno. Questo solo per dirti, Jimin, che tutti hanno i loro problemi ed è difficile ammetterli, grandi o piccoli che siano." il tono di voce del maggiore era gentile. "Il tuo problema è grave, già lo sai, ma proprio per questo non ne hai parlato con nessuno; tanto più con Jungkook. Lui è il tuo ragazzo, ma è altrettanto vero che da come mi hai esposto la cosa, la paura del suo giudizio è stata più forte della tua volontà, dico bene?"
Il biondino annuì.
"Jimin, io so che tu non lo hai fatto apposta, e mi riferisco alla storia del far del male, ti conosco a sufficienza per dire che non sei affatto quel tipo di persona. Tutto ciò che hai fatto è stato dettato dal panico, ma questa non è comunque una scusante per il dolore che hai provocato a quel ragazzo. Non parlo solo della parte fisica, ma anche delle ferite a livello psicologico. Jungkook è fragile, credimi..." il rosso sospirò. "Penso che gli serva un po' di tempo, ecco tutto. Oddio... Jimin scusami, non volevo farti piangere."
Avvolse il biondo in un abbraccio, accarezzando delicatamente i suoi capelli color del grano e rassicurandolo.
"N-non mi perdonerà mai, hyung." singhiozzò il più piccolo, riuscendo finalmente ad esternare le sue emozioni con qualcuno.
"Jiminie, ti perdonerà. Lui ti vuole bene anzi, ti ama. Si vede da come ti guarda, devi stare tranquillo. Ti prometto che si risolverà tutto, Chim. Oh, e riposati quando sei a casa, ok?"
"V-va bene; hyung."Parlare con Hoseok era stata un'ottima idea, era un ragazzo molto intelligente ed aveva un buon intuito. Siccome lui e Taehyung avevano detto più o meno le stesse cose, si convinse che doveva essere andata proprio così, e si prese un momento per rilassarsi e pensare ad altro.
Subito decise di mettere le cuffiette e cantare qualcosa, mentre andava verso la fermata dell'autobus.
"Park." Lo chiamò qualcuno, e subito il ragazzo si tolse gli auricolari.
Non poteva crederci, non era possibile che fosse lui.
"Sung, cosa vuoi da me?" Domandò, cercando di utilizzare il tono più serio che poteva trovare.
"Piccolo Park, è tanto che non ci vediamo; mh? So che stai uscendo con il ragazzo che dicono abbia ucciso una donna, Jeon Jungkook. Sei proprio un idiota, frocetto. Pensa che la prossima vittima potresti essere tu, domna mancata, non lo trovi divertente?" Rise il suo ex migliore amico; avvicinandosi a lui.
"Sung, non ho tempo per queste cose, lasciami in pace." Sibilò il biondino, con tutto il coraggio che aveva.
"Ah no? E dimmi, la tua cara nonnina come sta? Il micetto è finalmente morto? Mammina e papino?"
Il ragazzo dai capelli biondi cercò di mantenere la calma. "Ti ho chiesto di lasciarmi stare, non voglio più vederti." affermò, deciso.
Prima che potesse fare altro, qualcuno fermò il suo ex migliore amico.
"Lascialo in pace."
Sung impallidì.
"Lascia stare Jimin, ora vattene. I miei genitori sono proprietari dell'appartamento che hai preso in affitto, Sung. Torna a casa, cretino da quattro soldi, o ti ritroverai senza un tetto sopra la testa. Vai, adesso."
Hoseok sorrise, soddisfatto.
"Perdonalo, Jimin, non ha più neuroni in quel cervello mezzo spento."
Il biondino lo ringraziò, ancora scosso per l'accaduto.
"Grazie, hyung..."
"Tranquillo, non ti disturberà più."
Il rosso aspettò l'autobus con lui, per poi salutarlo con la promessa di scrivergli in caso di bisogno, e finalmente Jimin si mise il cuore in pace: presto o tardi, tutto si sarebbe risolto nel modo dovuto.
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𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔
Fanfiction[Completata] 𝐃𝐮𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐯𝐞𝐫𝐬𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢 𝐝𝐚𝐥 𝐩𝐚𝐬𝐬𝐚𝐭𝐨 𝐝𝐚 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐢𝐧𝐭𝐫𝐞𝐜𝐜𝐢𝐚𝐭𝐨, 𝐝𝐚𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐚𝐫𝐜𝐡𝐞 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐨 𝐬𝐭𝐫𝐨𝐧𝐳𝐞, 𝐞𝐧𝐭𝐫𝐚𝐦𝐛𝐢 𝐚𝐥𝐥𝐚 𝐫𝐢𝐜𝐞𝐫𝐜𝐚 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐚 𝐟𝐞𝐥𝐢𝐜𝐢𝐭à...