16.Tell me why

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Appena usciti dalla struttura, Jungkook scoppiò a piangere, senza poter controllare le lacrime.
Si sentì un perfetto idiota, avrebbe solo voluto sparire.
"Jungkook, che succede?"
Sentì la mano del biondo posarsi sulla sua spalla, per confortarlo, per poi iniziare ad accarezzargli la schiena.
Si sfogò, ignorando la domanda del più grande, calde lacrime scorrevano sul suo viso ora pallido e provato.
Il suo corpo era scosso dai singhiozzi, si sentiva come se qualcuno lo avesse appena preso a pugni.
"Jungkook, hey, va tutto bene. Va tutto bene, okay?" la voce delicata ma allo stesso tempo seria di Jimin arrivò fino alle sue orecchie, mentre si sedeva su una panchina con il biondino accanto, che continuava a cercare di calmarlo.
Sentiva le sue piccole mani accarezzargli i capelli scuri, mentre le ultime lacrime uscivano solitarie.
"Jimin" Il castano si buttò letteralmente tra le braccia dell'amico, pronto a farsi stringere in uno di quegli abbracci rassicuranti che solo il maggiore sapeva regalargli.
"Mi dispiace tanto, io non avevo idea di cosa stessi passando, mi ha... fatto sentire davvero una persona orribile tutto questo."
Appena si staccarono, il biondo gli rivolse un sorriso triste. "Sei la prima persona che reagisce in questo modo ad un evento del genere. Di solito, ad una situazione simile, le persone provano pietà. Ma tu sei diverso, tu hai sentito il dolore, come hai fatto?"
Jungkook si tamponò il viso con un fazzoletto. "Diciamo che come emozione non mi è nuova. Però hyung, cosa è successo ai tuoi genitori? Per quale motivo, beh...sono lì?"
Jimin gli prese la mano, dolcemente, e il castano sentì come un calore nello stomaco, qualcosa di mai provato prima a quel contatto improvviso.
"Per quale motivo ti importa, se posso saperlo?"
Jungkook prese un respiro profondo. "Hyung, io ti considero come il mio migliore amico, tra migliori amici certe cose si dicono, non nascondermi le cose..." sussurrò, mordendosi il labbro: lui stava facendo la stessa cosa con Jimin per la storia di sua sorella.
"D'accordo. Dunque, vedi, i miei genitori sono stati coinvolti in un incidente."  spiegò con calma, mentre tentava di trattenere le lacrime. Jungkook lo notò, aveva le labbra che tremavano leggermente.
"Peró è possibile che recuperino totalmente le loro condizioni fisiche, ma non è certo."
Il castano lo strinse forte a sè, e appena Jimin fu tranquillo tornarono entrambi alle proprie abitazioni, dopo aver condiviso ancora un po' di tempo assieme ascoltando la musica con le cuffiette, sulla strada di ritorno verso Busan con l'autobus.
Nonostante tutto, il saluto che il biondo gli aveva rivolto fu freddo... che il castano avesse esagerato con la sua reazione emotiva?

Jungkook tornò a casa, sentiva un peso sullo stomaco di nuovo, qualcosa che lo stava logorando dall'interno.
Ne parlò con suo fratello Junghyun, spaventato.
"Fratellone, probabilmente è perchè anche tu hai passato qualcosa del genere, sai? Solo... beh, semplicemente non sei pronto per confessarglielo."
"Neanche lui lo era, Junghyun, e io sono stato scortese ed irrispettoso verso il mio hyung. E poi non sono riuscito a controllare le mie emozioni, si vedeva lontano un miglio che ci ero rimasto di sasso." sussurrò il castano, tristemente.
"Kook, non ci pensare ora. Magari più tardi scrivigli un messaggio. Chiunque ci sarebbe rimasto, ma tu non sei riuscito a trattenere le tue emozioni, tutto qui."

Quella sera, avevano ospiti a cena: il maggiore Kim, direttore della centrale di polizia, con la moglie ed il figlio Seokjin, amici di famiglia dei Jeon.
Dopo aver mangiato una serie infinita di portate, che comprendevano cibi di tutti i tipi; dall'antipasto al dolce, i ragazzi erano stati lasciati liberi di salire in camera di Jungkook per parlare in santa pace.
"Allora, Jin, che ci racconti di bello?" chiese il più grande dei due fratelli, ormai senza utilizzare l'onorifico, su richiesta di Seokjin da quando si conoscevano.
"Come sapete sto iniziando il quarto anno di facoltà, Storia del Teatro. Presto farò uno spettacolo, verrete? Sono riuscito ad ottenere la parte di protagonista." sorrise il giovane vestito di rosa.
"Complimenti Jinnie!" Junghyun era felice per lui. "E dimmi, che ruolo è?"
"Sarò un cavaliere Saraceno, mi innamorerò di un altro cavaliere; inizialmente mascherato da donna, che tenta di scappare dal suo regno." spiegò, contento.
Dopo aver parlato ancora un po' della rappresentazione teatrale del maggiore, Jungkook chiese a Jin se sapeva qualcosa sull'incidente dei genitori di Jimin.
"Indagherò, devo cercare tra i fogli di mio padre. Se lo scopre, mi fa a fettine e mi mangia."
Jungkook annuì, mentre Junghyun ss ne uscì con una frase un po' idiota, che però alleggerì l'atmosfera. "Arrosto di Seokjin."

Una volta salutati Seokjin e i suoi genitori, Jungkook si sentì in dovere di scrivere a Jimin un messaggio, come gli aveva anche consigliato il fratello minore.

A: Jimin-hyung
Jimin... mi dispiace tanto per la mia reazione di oggi, non volevo comportarmi in quel modo.
Spero di non aver ferito i tuoi sentimenti, non fraintendere ciò che hai visto, è stato più forte di me.
Ti prego, perdonami.
~Jungkook

Letto alle 23:30

Il ragazzo imprecò, lanciando il telefono sul letto: aveva fatto un casino. Non avrebbe dovuto farsi gli affari di Jimin, e avrebbe invece avuto bisogno di più controllo nelle emozioni.
Lo aveva studiato la settimana prima a psicologia dello sviluppo, le emozioni erano stati dell'essere umano, potevano essere modulati e mascherati, se si aveva una buona tecnica. E lui era proprio una frana in quel frangente, oltre al fatto che si era lasciato andare a quel pianto così inaspettato da farlo sentire uno schifo.
Indosso il pigiama, sospirando, e dopo aver dato la buonanotte al fratello minore e ai genitori si coricò nel suo letto, pensando a che cosa esattamente avrebbe potuto fare per farsi perdonare dal suo migliore amico, ormai teneva troppo a lui per poterlo perdere, Jimin si era fidato di lui, e Jungkook aveva agito da cretino. Ripetè tra sè e sè un discorso da fare l'indomani al biondino, praticamente piangendo, fino a quando, stanco, non crollò addormentato.
Fu sua madre a trovarlo così, mentre passava a controllare i figli, e provvide ad asciugare le lacrime che bagnavano le guance del ragazzo dai capelli castani.
"Piccolo, dormi bene, smetti di piangere." sussurrò, chiudendo la porta dietro di sè, dopo aver preso il telefono del ragazzo per metterlo a caricare per l'indomani.
Jungkook si svegliò in quel momento, dopo un sonno abbastanza agitato.
Si voltò dalla parte opposta, tentando di riprendere sonno, con in testa un solo volto: i capelli biondi leggermente disordinati, il volto triste e provato e le piccole mani di una fata; Jimin, che avrebbe dovuto aiutare ed invece stava facendo soffrire di più.
Si sentì un cretino, mentre scivolava tra le braccia di Morfeo, esausto.

𝐏𝐥𝐞𝐚𝐬𝐞, 𝐬𝐭𝐚𝐲 𝐟𝐨𝐫𝐞𝐯𝐞𝐫-𝐉𝐢𝐤𝐨𝐨𝐤 ✔Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora