La dura realtà

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<<Sono stanco di tutte queste stronzate, voglio andare a casa>>, i miei genitori sono a fianco del mio letto e hanno un espressione triste.

<<Jake, tesoro, oggi farai gli ultimi accertamenti e domani ti dimetteranno dall'ospedale, va bene?>>, mia madre é sempre riuscita a calmare i miei bollenti spiriti.

<<Va bene... Mamma?>>

<<Dimmi tesoro>>

<<Perché la stanza é vuota?>>

<<In che senso?>>

<<La volta precedente c'erano palloncini, cartoline di guarisci presto, adesso non c'è nulla>>

<<Beh, vedi...>>

<<Si sono dimenticati di me, suppongo>>

<<Non dirlo neanche per scherzo Jake, é che arrivavano direttamente a casa nostra così non le ho portate qui>>, é mia madre, non mi direbbe mai una bugia, ma sta mentendo, la conosco bene.

<<Capisco, il mio cellulare?>>

<<É rimasto a casa nostra, domani lo troverai in camera tua sulla scrivania>>

<<Non l'avete usato? Non ci sono chiamate o altro?>>

<<Si, ma tesoro sono cose private, abbiamo aspettato te>>, sorrido appena.

<<Va bene, grazie mamma, grazie papà>>

<<É bello riaverti tra noi, ho progettato un casco con un cuscino dietro incorporato da farti mettere in testa quando vai in giro, così non ti danneggi>>

<<Ah ah, spiritoso>>, rido per le stupidaggini dette da mio padre.

<<Noi adesso torniamo a casa, domani veniamo per portarti via, okay?>>, annuisco, ci salutiamo e vanno via.

Mi addormento e mi sveglio di colpo, sperando di aprire gli occhi e trovarmi nel letto di casa mia, ma non é stato così.
Le spoglie pareti dell'ospedale sono ancora intorno a me, silenziose e malinconiche.

É mattina, degli infermieri mi portano in una stanza con strani macchinari e controllano se ho danni a livello fisico e cerebrale.
Esito: nessun danno riscontrato.
Mi fanno alzare, camminare, correre un po', tutto apposto, sono nella norma.

<<Bene ragazzo mio, diciamo che é stato un sonno di bellezza in cui sei guarito totalmente>>, lo vorrei prendere a pugni, sonno di bellezza un corno, per me é stata una maledizione che mi sono portato dietro fin troppo a lungo.

<<Oggi pomeriggio per le sei verrai dimesso, contento?>>

<<Estasiato>>

Mi riportano in camera e pranzo da solo con una strana poltiglia che i dottori hanno chiamato purè di patate, non so se ci sono davvero delle patate qui dentro.
Crollo.
Vengo svegliato da mia madre, mi ha portato il cambio, finalmente posso dire addio al pigiama della tristezza.

Dopo essere tornato al mio solito look saluto  i dottori e lo staff dell'ospedale ed esco.
É una giornata calda, ho lasciato il "mondo esterno" in inverno, mentre impazzava un temporale, non mi aspettavo una giornata estiva.

Torniamo a casa in auto, sono seduto sui sedili posteriori e guardo fuori dal finestrino.
La macchina di Ronnie é malandata come sempre, quindi va lentissima e questo rende il viaggio verso casa lungo un eternità.

I quartieri per fortuna non sono cambiati, sono sempre gli stessi, stesse auto, stesse siepi, non è cambiato nulla e ne sono felicissimo.

Come se il destino volesse schiaffeggiarmi in pieno viso passiamo di fronte alla casa di Lucy.

<<Papà fermo!!!>>, Ronnie frena all'improvviso e sconvolto si gira verso di me.

<<Che c'è?!>>

<<Voglio salutare Lucy, aspetta un attimo>>, apro lo sportello.

<<Jake aspetta!...>>

Non lo ascolto, scendo dalla macchina e mi avvicino alla casa dopo aver percorso il lungo vialetto.

Vicino alla porta di casa c'è un cartello con su scritto "AFFITTASI".
Corrugo le sopracciglia, che significa?
Mi guardo intorno confuso e decido di bussare alla porta.

Busso per trenta secondi ma non ricevo alcuna risposta.
Guardo attraverso le finestre e la casa é al buio.
Magari non sono in casa, magari sono usciti insieme come una brava famiglia felice.

<<Lucy>>, urlo sperando di vedere la porta o la finestra aprirsi, niente.

I vetri prima sempre splendenti sono pieni di polvere, nessun tappetino di benvenuto fuori come una volta, niente vasi con i fiori di cui si prendeva cura quando poteva il padre di Lucy.

<<Jake.. torna in macchina su>>, Ronnie é alla mia destra, lo sguardo affranto.

<<Ma voglio vederla, dov'è? Che significa questo cartello?!>>

<<Ne parliamo a casa>>

<<Perché rimandate tutti quando dovete dirmi qualcosa, parla!>>

Lentamente sta facendo buio, si é alzata una leggerissima brezza.

<<Vedi, Lucy ha cambiato città>>

<<Cosa? Quando?!>>

<<Circa quattro mesi fa>>

<<Ma... Perché?>>

<<Non si trovava più bene qui>>

<<Lo so, lo so che l'ho lasciata da sola per la seconda volta, ma... Io la amo, non può essere andata via, smettetela di farmi questi scherzi del cazzo...>>

<<Jake..>>

<<No, non voglio sentire altre bugie, lei... Mi ha detto che non mi avrebbe mai abbandonato e lo stesso ho promesso io>>

<<Non ti ha abbandonato, é dovuta andare via, i suoi genitori hanno deciso per lei>>

<<No, mi dispiace ma non ti credo>>, mi avvicino di nuovo alla porta e busso ancora, gli occhi stanno trattenendo a stento le lacrime.
Mio padre mette un braccio intorno alle mie spalle e mi abbraccia.

Le lacrime iniziano a scendere giù, mi scorta fin dentro alla macchina e mi fa rientrare.

Ripartiamo in silenzio.

<<Me lo aveva promesso...>>, dico a me stesso tra i singhiozzi.

Risveglio triste per il povero Jake, ma Lucy? Che fine ha fatto? Continuate a leggere! ❤❤

I Am Miss Nobody [COMPLETA] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora