Uno

21K 321 161
                                    

Ho sempre voluto essere il centro gravitazionale della mia vita, senza correre rischi ed evitando di sobbalzare ad ogni ostacolo, con l'idea di mantenere la rotta della mia vita verso un'immaginaria stella polare che collegasse il mio presente al futuro senza incertezze. Un percorso fluido, privo di scossoni. E di sorprese.

Così sono cresciuto ragazzo a Torino, poi sono diventato un adulto, infine un uomo maturo, sempre ostinato nell'arginare fuori da me tutto ciò che accadeva intorno e che, potenzialmente, inviava segnali capaci di cambiare la direzione del percorso della mia vita.

Così, cocciuto nel mio intento di semplificare ogni cosa, ho anche classificato la morte di chi mi stava vicino nella semplice logica dello svolgimento della loro esistenza, così da evitare la sensazione di sentirmi svuotato a causa della prematura scomparsa. Neppure il lutto avrebbe dovuto sgonfiare le vele della mia nave la quale la volevo vedere solcare soltanto mari sicuri.

Ho passato così tutta la mia vita: senza onde, senza macchie di ruggine, senza piogge, piena artificialmente del solo azzurro limpido di acque poco profonde.

Era questo che temevo nella mia vita: le difficoltà.

Ed allora, non vi stupirete se vi dico che nel mio cammino non mi sono mai voltato indietro e qualora lo avessi anche fatto, prima ancora di scorgere gli ostacoli che mi si paravano contro, li eliminavo sistematicamente senza mai affrontarli davvero. Chirurgicamente. Anche per questo avevo studiato medicina, per sapere incidere, rimuovere, guarire.

Ed osservando bene la questione del mio incedere nella vita, quel passo quasi sempre incerto, quell'andatura curva, mai tranquilla, è possibile rendersi conto di non essere stato capace di scegliere direzioni che non fossero già le "mie". Vedevo le curve nella strada, ma le immaginavo come un perfetto decumano romano. Linee perfettamente dritte.

Neppure il minore dei cambiamenti. Le abitudini ostinatamente ben salde, il ritmo dei miei passi immutato giorno per giorno, soltanto strade lisce e ben asfaltate, evitando di guardare a destra o a sinistra davanti ad ogni bivio.

Come vivevo?

L'ego a cui badare mi bastava e a quello non avrei fatto mancare nulla, ma in realtà, vivevo nella paura.

Gli anni erano passati veloci, rimestanti, e a causa del fardello che mi ero appeso al collo, così pesante da tenermi chino, non mi ero mai accorto di essere diverso.

Un compito ingrato, ecco cos'ero. Una persona a cui badare, non certo da amare.

Poi era successo qualcosa che non mi sono mai spiegato completamente. Un terremoto, ma soffice, sebbene improvviso.

Un giorno, mi sono svegliato ed era come se fossi un altro me, non più come quello di prima, migliore.

Mi fidanzai, mi sposai, ebbi un figlio.

Esattamente così: c'era un "dopo", del "prima" non sapevo più nulla.

Da quel giorno sono passati quindici anni.

Ora le cose sembrano però nuovamente precipitare, e voi che adesso state leggendo queste righe, e ritengo una mia personale fortuna che lo stiate facendo, potete ancora salvarmi. A meno che vi guidi il pregiudizio, in questo caso ben presto non sarete più dalla mia parte.

Ben presto, riga dopo riga, svolgerete lo sguardo altrove, e mi odierete.

Sarete in molti a decidere in questo senso, perché dopo tanto circumnavigare, perché distrattamente, lo ammetto, non sempre ero riuscito a mantenere la barra della mia vita ben dritta, mi ritrovo adesso in un mare aperto e mai visto prima.

Una situazione nella quale non so come comportarmi.

Se solo potessi chiedervi maggior pazienza, ma comprendo che questa sia un bene così prezioso da centellinarla per altri.

In tutti i casi, sono costretto a chiedervi uno sforzo che ha del sovraumano: quello di sospendere per un momento il vostro giudizio.

Penso sia anche giusto che vi fornisca alcuni ulteriori elementi facilitando i vostri percorsi mentali, evitando conclusioni errate, e faticose. Perché immaginare è più semplice di sapere, sebbene illuda.

Andiamo al sodo.

Sono un medico, negli anni settanta sarei stato definito come un borghese. Ho cinquantadue anni. Vivo in un appartamento nel centro storico di Torino. Fino a qui nulla di particolare. 

Non sono alto, non sono grasso, non sono veloce, non ho la barba, non ho capelli folti e non sono neri.

Nella vita mi inciampo di continuo, mi rialzo sempre, ma sono tutte prove.

Delusi?

Me ne rendo conto.

Può sembrarvi "poco", ma è il mio "poco". 

A pelo d'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora