Cosa avvenne dopo lo seppi dai racconti degli altri. Posso così riportare soltanto quanto mi raccontarono. Sarei in grado di aggiungere inutili dettagli del "prima" ma non del "mentre" e neppure del "dopo", io in quei momenti non c'ero più, era come se fossi morto.
Del "prima" ricordo la mia scrivana piena di dépliant, di biglietti dei musei, di fotografie, di appunti, di dossier sui miei pazienti, di un bicchiere d'acqua, di un fiore appassito che non ricordo da dove provenisse, di un segnalibro regalato da un'amica: il solito caos perennemente confuso sul mio tavolo da lavoro. Fu quella, inspiegabilmente, l'immagine impressa nella mia mente prima di perdere i sensi.
Del "mentre" fu difficile reperire informazioni, mi furono concesse poche parole appena.
Del dopo...
Arrivò la prima ambulanza, poi un'altra con un medico a bordo. Entrambe le squadre al lavoro confermarono un infarto e che si doveva fare in fretta. "Molto in fretta". Far giungere un elicottero in pieno centro a Torino era fuori discussione, l'unica via era quella di trasportarmi in autoambulanza districandosi per le strade del centro. Non sarebbe stato immediato, ed il tempo a disposizione era poco. Per mia fortuna, sopraggiunse un auto della Polizia di Stato che si accollò la responsabilità di aprire il traffico in un vortice di sirene e... non ricordo esattamente cosa mi dissero della corsa in ospedale... so soltanto che arrivai nell'ospedale "giusto", mi spiegarono, ma che in realtà era quello "sbagliato".
Giusto perché è il migliore di Torino per un intervento d'urgenza al cuore, sbagliato perché non sarebbe dovuta essere quella la mia destinazione se l'autoambulanza avesse seguito le procedure che prevedono il ricovero all'ospedale più vicino.
Parve un errore dunque in mio favore.
Le cose però non erano andate esattamente in quel modo, cioè non si trattò di un banale errore di procedura. Fu invece grazie ad una precisa scelta del medico a bordo dell'autoambulanza che decise per la necessità di trasportarmi il prima possibile in un centro altamente specializzato e, così facendo, prendendosi un rischio personale enorme, "enormissimo", se soltanto esistesse questa parola nella nostra lingua italiana.
Mi operarono d'urgenza.
Volando.
Avrei voluto sapere il nome del medico che mi aveva soccorso, ma ancora adesso, in questo momento in cui state leggendo, non conosco il suo nome.
Un infarto, dicevo.
Angusto destino il mio, perché come vi ho già spiegato, ho quarantadue anni, sono un medico e, ma questo ancora non lo sapevate, sono un primario di cardiochirurgia.
In sala operatoria ero sedato, obbligatoriamente, altrimenti avrei chiesto di fare tutto da solo. Sapete come funziona: l'onnipotenza di noi medici chirurghi.
Me lo dissero quanto durò l'operazione ma io non volli sentire quelle parole, perciò è un dato che non dispongo. Per esperienza so molto bene che più un'operazione si protrae, più la situazione dell'infartato è seria e complicata. Dunque, nel mio caso, meglio non sapere, mi dissi mentalmente quando il medico dell'ospedale si prodigò in dettagli non richiesti circa l'operazione chirurgica. Avrei ottenuto quelle informazioni nei giorni successivi, visto che al momento non mi sentivo ancora pronto a riceverne.
Nei giorni successivi, dormivo. Dormivo e basta. Ci vollero dei giorni finché mi resi conto di non trovarmi più in terapia intensiva. Il numero di quei giorni avrebbe portato a considerare la gravità dell'infarto, per questo mi convinsi, e fortemente volli, a prenderne in considerazione due o al massimo a tre giorni.
Non avevo infatti ancora ripreso completamente coscienza (né conoscenza) di ciò che mi stava attorno e già pensavo a quanti cambi di scena mi ero perso: ero svenuto, avevo avuto un fortissimo dolore al petto, avevo creduto di morire, poi... un vuoto... ed era arrivata la prima ambulanza, successivamente la seconda, infine l'auto della Polizia di Stato. E, ancora, Il medico che prende la più difficile decisione della sua vita (a meno che non sia un coraggioso seriale), l'arrivo al Pronto Soccorso, la corsa in sala operatoria, l'anestesia, l'operazione e ... il risveglio.

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A pelo d'acqua
Mystery / Thriller@ pubblicato cartaceo da Edizioni della Goccia: Andrea è un medico. Vive a Torino, la sua è una vita solo apparentemente normale. Ha una sola passione: l'arte. Ed è proprio questa che lo porta ad imbattersi in una storia che cambierà la sua vita r...