Trentaquattro

461 26 13
                                    

La sala dei quadri sotto le volte dell'antica chiesa sembrò cadermi addosso.

Il buio era così fitto da pensare che fosse la massima espressione del nero.

Cercai il contatto con Jaspreet ma non trovai il suo corpo.

Incerto, provai ad avvicinarmi al muro perimetrale, ma dopo pochi passi verso una direzione, preso dal panico, tornai sui miei passi con il risultato di rimanere bloccato in centro alla grande sala.

Avrei potuto chiamarla, ma mi trattenni dal farlo.

E se fosse stato una semplice disconnessione di energia? Se l'impianto elettrico si fosse semplicemente "spento"? Pensai, per farmi coraggio, che si trattasse soltanto di un semplice guasto.

"Jaspreet".

Il tono della mia voce era così basso che mi avrebbe potuto sentire soltanto se fosse a pochi centimetri da me.

Istintivamente, mi accovaccia in attesa che la situazione peggiorasse, mi coprii la testa in un inutile gesto.

Io, un cardiochirurgo di Torino, morto ammazzato a Barcellona. Fu questo che realizzai in pochi istanti. Era stata una completa idiozia seguire quella donna e fidarmi del mio istinto.

La luce tornò.

E fu peggio di prima perché l'immediata gioia che provai per il sollievo di poter muovermi fu bruscamente interrotta da una nuova interruzione di energia.

Precipitai ancora nel buio.

Nel breve istante di luce, però, ero riuscito a giudicare la distanza tra me ed il muro perimetrale.

Mi avvicinai alla parete con cautela.

Non sapevo cosa realmente cosa fare.

Poi sentii dei passi proprio sopra di me. Arrivavano dal pavimento soprastante della chiesa.

Tacchi.

Una donna, pensai.

Poi mi sembrò di sentirne altri.

Erano più di uno.

Il terrore prese posto dell'ansia.

Non potevo sapere se conoscessero l'ingresso della stanza sotterranea, ma sicuramente avrebbero visto le scale che portavano verso la piccola cripta sotto l'altare. Era stato da lì che Jaspreet aveva azionato un comando che aveva dato accesso.

Giudicai di essere sul lato est della sala, ammesso di essere riuscito a mantenere un senso di orientamento, circa a metà della sua lunghezza. Ma erano tutte informazioni inutili visto che non conoscevo alcuna via di fuga.

Avevo sentito parlare dei pensieri e delle immagini che scorrono veloce nella testa di una persona che pensa di poter morire, ma a me non accadde nulla di tutto ciò.

Quando giunsi al culmine della paura, una mano mi prese delicatamente l'avanbraccio.

"Sono Jaspreet, non gridare", disse sottovoce stringendomi forte per trasmettere meglio quell'ordine.

"Dove eri finita?".

"C'è un'altra uscita. Sono andata a controllare se fosse possibile una fuga in quella direzione".

"Andiamo, allora, cosa aspetti?".

"Seguimi, non fare rumore".

"Stanno cercando noi?".

"No. Stanno cercando me, ma non credo che questo possa tranquillizzarti".

"Andiamo".

Mi parve muoversi verso il lato opposto della sala. Io la seguii tenendole stretta la mano sinistra. Nonostante la situazione drammatica, quel contatto mi trasmise una certa sicurezza.

Sopra i passi si facevano numerosi. Sembrarono in molti a camminare sopra di noi.

Jaspreet si fermò con il mio stesso pensiero.

"Questa è la Polizia, non potrebbe essere diversamente", mi disse.

Il tono della sua voce non era quello delle buone notizie. Il contatto della mano cessò per un momento ed io subito ne sentii la mancanza.

Il buio era sempre profondo e fitto.

"Possiamo uscire, allora, se pensi sia la Polizia".

Lei non rispose.

"Potrebbe non esserlo?", aggiunsi per farla parlare.

"Non lo so. E sono in molti. Almeno cinque o sei. Stanno camminando su e giù nella navata della chiesa ma non riesco a capire perché. Sanno che siamo qui, è certo perché si muovono nervosi.".

Fui io ad azzardare la prima ipotesi.

"Sanno dei quadri?".

Lei rimase ancora in silenzio, assorta.

La sua risposta mi sorprese.

"Ti fidi di me? Staresti dalla mia parte se ti raccontassi ogni dettaglio di questa storia?".

Ecco nuovamente la domanda che mi aveva fatto la Grimaudo: da che parte stavo?

E non era proprio quello il momento adatto ad avere dubbi, né c'era molto tempo per una lunga valutazione delle opportunità per comprendere cosa fosse realmente giusto.

Fu lo scuotere delle pareti dell'ingresso della sala a togliermi ogni dubbio.

Avevano trovato l'accesso segreto.

A pelo d'acquaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora